Il gioco «coperto» di Netanyahu, che teme di perdere la coalizione se cede sulla fine della guerra

diDavide Frattini

Dopo l'attacco israeliano lanciato su Rafah, le pressioni della destra di governo: bisogna annientare Gaza

Il gioco «coperto» di Netanyahu che mette gli occhi su Rafah mentre Hamas tratta la tregua

L'evacuazione dei civili palestinesi da Rafah (Afp)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — La lettera è indirizzata ai due politici che in questi mesi hanno cercato di leggere tra le righe, di interpretare le decisioni — o i tentennamenti — di Benjamin Netanyahu. Non abbastanza secondo gli 80 famigliari di ostaggi e i 6 rapiti riportati a casa alla fine di novembre. Insieme si rivolgono a Benny Gantz e Gadi Eisenkot, che da ex capi di Stato maggiore hanno accettato la chiamata del governo d’emergenza e lasciato l’opposizione per entrare nel consiglio di guerra ristretto. «Siete diventati le comparse dello spettacolo condotto dal primo ministro e che noi siamo costretti a guardare con orrore. Vuole deragliare l’intesa e adesso è vostro dovere tentare qualunque mossa perché i nostri amati tornino indietro».

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I parenti si riferiscono alle reazioni e controreazioni di Bibi, com’è soprannominato, durante il fine settimana. Quando una «fonte politica di alto livello» — formula usata dai giornalisti israeliani e che tutti sanno essere il velo dietro a cui sta il premier — ha rotto il silenzio dello Shabbat per annunciare l’imminenza dell’invasione di Rafah proprio mentre la delegazione di Hamas era al Cairo a valutare la proposta di pausa nei combattimenti. Per la prima volta due reporter hanno deciso di illuminare gli ingranaggi e ai telegiornali del sabato sera hanno fatto nome e cognome: Benjamin Netanyahu. Che lunedì mattina ha diffuso un comunicato per replicare alle accuse: «Tutte falsità, è Hamas a voler far saltare l’accordo». Per poi ritornare poche ore dopo a usare la voce anonima della «fonte di alto livello»: il documento accettato dai fondamentalisti «non è quello concordato con noi dai mediatori».

Il capo di governo più longevo della Storia del Paese — 13 anni al potere sugli ultimi 15 — sa che resterebbe senza coalizione, se accettasse un piano che prevede pur nella seconda fase la fine della guerra. Itamar Ben-Gvir ha dichiarato che Netanyahu gli ha promesso di non accettare «accordi sconsiderati». Mentre Bezalel Smotrich, anche lui capo dei coloni e ministro, ha invocato «l’annientamento di Rafah». O la cittadina sul confine dell’Egitto viene ridotta in macerie come il resto della Striscia — è l’avvertimento degli ultranazionalisti messianici — o a finire in macerie è la coalizione. Ben-Gvir è stato tra i primi a reagire anche ieri: «Conquistare Rafah immediatamente».

Allo stesso tempo i leader jihadisti sanno di aver detto sì a un’ipotesi rifiutata per mesi dal governo israeliano e pure da Yoav Gallant, il ministro della Difesa, che da rivale politico di Netanyahu all’interno della destra parla agli stessi elettori. Subito dopo l’annuncio di Hamas si è fatto fotografare mentre studia le mappe dell’offensiva assieme a Herzi Halevi, il capo di Stato maggiore.

La mossa dei capi fondamentalisti — «un trucco» come sostengono a Gerusalemme — punta ad allargare la frattura tra Netanyahu e Joe Biden, perché secondo loro a garantire il cessate il fuoco permanente sono stati proprio gli americani. Se Bibi rifiuta questo tipo di intesa — che ripete di non aver mai visto prima e ha sempre dichiarato di considerare inaccettabile — finirà con il proclamare un altro no in faccia al presidente alleato.

7 maggio 2024 ( modifica il 7 maggio 2024 | 08:20)