Il Def

Il decreto senza numeri e i nuovi vincoli Ue in arrivo: conti, servono circa 20 miliardi

di Federico Fubini
Patto

Il ministro Giancarlo Giorgetti

Il decreto è arrivato per la prima volta alla Ragioneria generale dello Stato lunedì, meno di ventiquattr’ore prima del momento in cui avrebbe dovuto essere approvato in Consiglio dei ministri. Conteneva misure che avrebbero comportato dei costi per lo Stato, come lo sgravio una tantum sulle tredicesime dei dipendenti dai redditi più bassi, ma nessuna loro quantificazione. Sarebbe dovuto andare al varo non solo senza aver individuato le coperture, ma senza neppure un’idea delle coperture necessarie: gli oneri, semplicemente, non erano stimati. Per questo gli uffici tecnici lo hanno fermato, in attesa di una valutazione.

Le priorità dell’economia e della finanza pubblica

La fretta di annunciare quel bonus sulle tredicesime naturalmente si spiega con la campagna elettorale per le europee. Ma la vicenda che ha innescato è emblematica di una lunga stagione che molti segni suggeriscono essere alla fine: quella in cui le priorità dell’economia e della finanza pubblica finiscono subordinate all’agenda dei partiti e dei loro appuntamenti con le urne. Non che manchino altri indizi del tramonto di questa stagione, dopo lunghi anni di sospensione del Patto di stabilità e di acquisti di debito italiano per oltre 400 miliardi da parte della Banca centrale europea. C’è la scelta del governo di non indicare i propri obiettivi di debito e deficit nel Documento di economia e finanza.

L’astensione dei partiti di maggioranza

C’è l’altra scelta di omettere dal Def qualunque dettaglio sul profilo annuale di spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza da qui al 2026 (benché l’ultima nota di aggiornamento al Def lo avesse promesso). C’è la scelta di omettere, sempre nel Def, qualunque indicazione sulle misure per finanziare dal prossimo anno gli attuali sgravi in scadenza. E c’è l’astensione dei partiti di maggioranza e opposizione all’europarlamento sulle nuove regole di bilancio, le stesse che pure il governo aveva accettato (ieri la premier Giorgia Meloni ha aggirato la questione, limitandosi a dire che l’obiettivo dei conservatori in Europa è «difendere le nostre nazioni dai tentativi di privarle di poteri»).

Il tempo sta scadendo

Tutti questi tentativi di prendere tempo rivelano, in realtà, che il tempo sta scadendo. In estate la Commissione Ue indicherà la traiettoria di spesa «consigliata» al governo – in calo in proporzione al prodotto lordo – per rispettare le nuove regole. Con il Paese senz’altro in procedura per deficit eccessivo, in base al nuovo Patto di stabilità il deficit andrebbe ridotto di «almeno» lo 0,5% del Pil all’anno: circa dieci miliardi, potenzialmente con uno sconto di due per tener conto dell’aumento del costo da interessi sul debito.

Il costo del rinnovo dei contratti pubblici

Il governo sostiene che quella correzione è già insita nelle tendenze automatiche dei conti. Molti fattori fanno sospettare che non sia così: dal costo del rinnovo dei contratti pubblici, alle esigenze della spesa sanitaria, alle trappole sempre nascoste nei bonus-casa (per questo il capo del dipartimento Europa del Fondo monetario, Alfred Kammer, dice: «Secondo noi, al Superbonus andrebbe messa fine il prima possibile».

19,9 miliardi di tagli di tasse e contributi

Ma c’è un fattore ulteriore, il più ingombrante: nei conti del 2024 il governo ha messo 19,9 miliardi di tagli di tasse e contributi che scadono a dicembre, con l’impegno politico a rinnovarli. Solo che intanto il deficit deve scendere in modo «strutturale». E violare le nuove regole europee non è un’opzione: impedirebbe all’Italia di poter contare sullo «scudo» della Bce in caso di tensioni, proprio quest’anno che il governo deve collocare sul mercato titoli per quasi 500 miliardi di euro. Così le risorse da trovare in autunno, fra tagli di spesa e nuove tasse, sarebbero ben sopra i venti miliardi di euro. Per la prima volta il governo dovrà chiedere sacrifici a milioni di elettori. Al punto che un quarto degli sgravi fiscali una tantum oggi in vigore, probabilmente, non sarà rinnovato.

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18

24 aprile 2024