Previdenza

Pensione anticipata, Quota 41 si allontana: perché lasciare il lavoro prima ora è più complicato

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

Dopo la presentazione della versione "light" del Def da parte del governo Meloni appare chiaro che la misura tanto cara alla Lega non vedrà probabilmente la luce nemmeno nel 2025. La spesa per gli assegni è destinata a superare i 337  miliardi a fine anno, impedendo per ora di avviare la promessa riforma delle pensioni

Quota 41 slitta ancora 

Quota 41, la formula di prepensionamento tanto cara alla Lega, con ogni probabilità non vedrà la luce neanche nel 2025. Come era già accaduto nel primo Def targato Meloni, dove Quota 41 non aveva trovato spazio, anche il nuovo Def “light” presentato dal governo Meloni, infatti, sembra non lasciare spazio alla misura che nelle intenzioni dovrebbe superare la legge Fornero, estendendo a tutti la possibilità di accedere alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Del resto, lo stesso Documento di economia e finanza individua, tra le righe, abbastanza chiaramente nella Quota 100 voluta fortemente dalla Lega durante il breve governo Conte 1 (quello in cui M5S andava a braccetto con il Carroccio) una delle cause della corsa degli italiani all’uscita anticipata dal lavoro. Cosa che ha peggiorato negli ultimi cinque anni i bilanci dello Stato, nonostante i riaggiustamenti seguenti di Quota 102 e 103, che hanno avuto ricadute meno pesanti sui conti pubblici. La spesa a fine 2024 è infatti destinata a superare i 337 miliardi di euro (+5,8% sul 2023). Ma non è finita qui: nei prossimi tre anni, fino al 2027, si stima un tasso di crescita media annuo del 2,9%. Insomma, il governo Meloni non ha e non avrà soldi, almeno per ora, per immaginarsi nuove sostanziali formule di prepensionamento.

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