Attentato a Mosca, Putin accusa gli ucraini. I raid su Kiev, il missile che viola il cielo della Polonia e il rischio escalation

di Fabrizio Dragosei

Mostrate le immagini riprese dalle bodycam dei terroristi. Per il presidente russo i colpevoli sono stati assoldati dai servizi segreti di Zelensky. Lutto nazionale in Russia

Attentato a Mosca, Putin accusa gli ucraini. I raid su Kiev, il missile che viola il cielo della Polonia e il rischio escalation

Attentatori che parlano tagiko e arabo, scandendo in un filmato girato da loro stessi «Allah akbar» mentre sparano e tagliano con un coltello la gola a uno spettatore; rivendicazioni a dozzine su tutti i siti legati in qualche modo all’Isis. I filmati diffusi in rete ieri , due giorni dopo l'attentato al Crocus, sono immagini che servono all'Isis a rivendicare con più forza l'assalto: postato su Amaq, l’agenzia media di Isis, un filmato di un minuto e mezzo mostra ciò che si vede dalle videocamere indossate dagli attentatori. Raffiche di fucili automatici, cadaveri, incendi. Video che servono anche come propaganda.

Eppure il Cremlino, che pure li ha acquisiti, è cauto ad attribuire la responsabilità all’islamismo radicale. E non muove accuse: in Russia la pista alla quale si continua a dare maggior credito è quella dell’Ucraina. Gli immigrati sarebbero stati agenti prezzolati, assoldati con pochi rubli dai servizi segreti di Kiev per colpire al cuore l’odiato nemico con determinazione nazista. Ne parlano esplicitamente i più sfegatati sostenitori dello scontro all’ultimo sangue con l’Occidente, come i canali internet ultranazionalisti, tra i quali Tsargrad.

L’ex presidente Medvedev è nuovamente intervenuto, questa volta con toni meno accesi del solito: «Li vendicheremo tutti. E chiunque sia coinvolto, indipendentemente dal Paese di origine e dallo status, sarà d’ora in poi un nostro obiettivo legale e primario».

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È stata una domenica di lutto nazionale per le vittime dell’orrendo massacro di venerdì sera che ha provocato almeno 137 morti, con bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici e su molte ambasciate, comprese quelle di Italia, Stati Uniti e Regno Unito. Ma è stata anche una domenica di pesanti bombardamenti su Kiev e altre città ucraine, tanto per chiarire dove, secondo Putin, stanno i colpevoli della strage al teatro. I bombardamenti su Kiev e Leopoli sono stati tra i più feroci da molto tempo, col sindaco della capitale, Vitaly Klitschko, che intimava via Telegram ai suoi cittadini di «non lasciare i rifugi».

Ieri ancora file interminabili di moscoviti con mazzi di fiori e pupazzetti di peluche davanti alle rovine del Crocus Music Hall. E con i centri di raccolta sangue che hanno invitato i donatori a rimanere a casa: ci sono oramai scorte per i prossimi sei mesi. Vladimir Putin si è recato in chiesa a Novoye Ogarovo, il sobborgo di Mosca dove si trova la residenza presidenziale, per accendere una candela come migliaia di altri fedeli. E ha ricevuto una chiamata dal presidente del Tagikistan col quale ha concordato di rafforzare ulteriormente la collaborazione «per contrastare il terrorismo», secondo un comunicato del Cremlino. Ma nessun accenno all’Isis o ad altri gruppi di estremisti islamici. Rimane la sua frase detta durante il discorso televisivo di venerdì notte nella quale indicava la pista ucraina.

Da Kiev si respinge con sdegno questa tesi. Ma che la vicenda possa inasprire ulteriormente i rapporti con quello che il Cremlino definisce «Occidente collettivo» si vede da tanti episodi. Come la convocazione dell’ambasciatore russo a Varsavia da parte del governo della Polonia dopo che un missile russo diretto contro l’Ucraina aveva sorvolato per 39 secondi lo spazio aereo polacco. O l’intercettazione da parte di Mig di un bombardiere americano a ridosso dello spazio aereo russo. I quattro killer fermati sono in attesa di essere interrogati da un giudice e rimangono nelle mani del Comitato investigativo che probabilmente continua a torchiarli.

In un clima di grande tensione, ieri è stato evacuato un centro commerciale di San Pietroburgo. Era stato fermato un uomo, quasi certamente con fattezze del Caucaso o dell’Asia centrale (i russi chiamano tutti sprezzantemente chornye, neri) che si aggirava in maniera sospetta. Avrebbe confessato di aver piazzato 10 chili di tritolo. Ma dopo una lunga e minuziosa perquisizione, non è stato trovato alcun ordigno.


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25 marzo 2024 (modifica il 25 marzo 2024 | 08:08)