Elezioni in Russia, il tour (non elettorale) di Putin, tra cetrioli, scacchi e lezioni di storia

di Marco Imarisio

Oggi in Russia si aprono i seggi per le elezioni: il Paese va al voto senza sorprese. Domenica sera si saprà il vincitore

Elezioni in Russia, il tour (non elettorale) di Putin, tra cetrioli, scacchi e lezioni di storia

«Vladimir Vladimirovich, preferisci i cetrioli o i pomodori?». Come chiamarle elezioni, quando non c’è stata alcuna campagna elettorale. Nei mesi di febbraio e marzo, Vladimir Putin ha girato il Paese al ritmo di un viaggio alla settimana. Durante queste trasferte, ha incontrato associazioni di militari, soldati, studenti, agricoltori, scienziati, ricevendo da loro decine di domande, tutte riportate sul sito ufficiale del Cremlino. Ma non ha mai fatto alcun cenno alla ragione per cui si era mosso dalla sua residenza abituale, dopo anni di scarsi contatti con la popolazione. Non ha mai parlato di elezioni presidenziali, non ha mai fatto alcun cenno ai suoi pochi e fittizi avversari. A compulsare la lista sterminata del botta e risposta con i suoi interlocutori, anche l’Operazione militare speciale affiora di sfuggita, come un rumore di fondo.

Curiosità e feste

In compenso, abbondano domande e risposte bizzarre. Il pomeriggio del 16 febbraio del 2024, a Chelijabinsk, si mostra molto divertito dalla scoperta dell’esistenza di uno sport chiamato «Chessboxe», che mescola gli scacchi alla boxe. «Curioso: uno prende le botte in testa sul ring poi si siede e deve pensare a come muovere i pedoni. Davvero interessante». Era la sua prima uscita pubblica dopo la morte di Aleksei Navalny, avvenuta all’alba di quel giorno, alla quale non fece mai alcun cenno. Al Festival della gioventù di Mosca, un anestesista belga gli chiede come comprendere l’anima russa. Putin fa invece una lunga digressione sul Belgio «fondato da noi», tesi storica alquanto ardita. A un incontro con i contadini di Stavropol, viene colto di sorpresa dal ministro dell’Agricoltura Dmitry Patrushev, figlio del suo uomo di fiducia Nikolaj, il quale gli spiega come in alcune regioni si celebri la Festa della cipolla. «Finalmente una cosa che non sapevo».

Il futuro già scritto

La realtà non esiste. E di sicuro non compete ai 112 milioni di russi che da oggi a domenica sera si recheranno alle urne sapendo che il futuro è già scritto. Putin non ha mai amato le campagne elettorali, nel 2008 le definì «una inconcepibile perdita di tempo», e non ha certo cambiato idea. Ancora peggio per i dibattiti con gli altri candidati. «Inutili e poco interessanti». Ma questa volta non ha neppure ritenuto necessario spiegare perché richiede alla gente un quinto mandato, che lo manterrà al potere fino al 2030. Agli albori della sua ascesa allo status di zar, nel 2000 e nel 2004, aveva parlato a lungo della minaccia terroristica. Nel 2012 aveva citato spesso come esempio virtuoso gli operai della Uralvagonzavod che promettevano di liberare Mosca e le altre metropoli dalla «feccia liberale» che protestava contro la staffetta tra Dmitri Medvedev e lui. E nel 2018, con l’orizzonte rivolto ai Mondiali di calcio ospitati per la prima volta, aveva mitigato o condonato la pena a decine di oppositori, tra cui lo stesso Navalny, ponendosi come garante della stabilità e del buon nome della Russia presso il mondo intero.

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Il videomessaggio

Nella Russia del 2024, con quattrocentomila soldati già morti al fronte e ogni forma di opposizione azzerata, Putin non ha avuto bisogno di spiegare perché la gente dovrebbe votarlo. «È una manifestazione di patriottismo» ha detto nel video messaggio inviato ieri alla nazione. Tanto, tutti sanno già come va a finire. L’iniziativa del Mezzogiorno contro Putin, che invita gli oppositori a presentarsi ai seggi alla stessa ora di domenica, si annuncia come un’azione di testimonianza, tanto visibile all’estero quanto ininfluente in patria. Per portarsi avanti, ieri pomeriggio la procura di Mosca l’ha bollata come illegale. L’alternativa non esiste. Domenica sera si saprà il nome del vincitore, e come noto la corsa non si annuncia serrata. Lunedì saranno comunicate le percentuali e l’affluenza, che deve essere superiore a quella del 2018 (65 per cento), per evidenziare come nei momenti delicati il popolo si stringe intorno al suo zar. Per quel che vale, Vtsiom, il Centro panrusso di studio dell’opinione pubblica, l’istituto demoscopico ufficiale, attribuisce a Putin l’82% dei voti, con una affluenza attesa al 71%. Agli «sfidanti» chiamiamoli così, Nikolai Kharitonov del partito Comunista, Vladislav Davankov di «Novye Liudi» (Gente Nuova), Leonid Slutskij, erede di Vladimir Zhirinovskij e leader del partito Liberal-democratico, andrebbero percentuali comprese tra il 5 e il 6 per cento.

Il voto elettronico

Sono le prime presidenziali in cui si farà abbondante uso del Deg, il voto elettronico a distanza, che negli osservatori più neutrali solleva qualche perplessità, per usare un gentile eufemismo. Nel 2021, durante le elezioni per la Duma, il Deg ha ribaltato il risultato in nove circoscrizioni di Mosca dove il computo nei seggi tradizionali assegnava la vittoria ai candidati sostenuti da Navalny. Adesso verrà utilizzato per mobilitare l’elettorato dei pubblici dipendenti e delle imprese statali, e in 29 soggetti della Federazione, comprese le regioni «problematiche» come Mosca e Irkutsk. Nel caso qualcuno si chiedesse che fine ha fatto Golos (significa voce e voto, che in russo sono omonimi), il Movimento in difesa dei diritti degli elettori, il segretario Grigorij Melkoniants, aspetta in prigione l’inizio del processo che lo vede accusato di «Esercizio dell’attività di una organizzazione non governativa riconosciuta indesiderata». Rischia sei anni di reclusione. Ad ogni modo, Putin non ha sciolto l’insidioso dilemma iniziale. Pomodori o cetrioli, «dipende da quello che sto mangiando in quel momento».


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15 marzo 2024 (modifica il 22 marzo 2024 | 17:24)