i problemi per xi jinping

Cina, nell’anno del Drago si bada di più alla demografia del maiale (per evitare la deflazione)

di Danilo Taino
Xi Jinping (Getty Images)

Xi Jinping, presidente della Cina

Controlla, controlla, controlla... si arriva a contare i maiali. È quello che succede di questi tempi in Cina. Nei giorni scorsi il Partito Comunista — via ministero dell’Agricoltura — ha ridotto il target di mantenimento delle scrofe da riproduzione da 41 a 39 milioni. Troppo prolifiche. Intervento in un settore chiave dell’alimentazione cinese. La Cina è patria di circa la metà dell’intera quantità di maiali del mondo. Il settore era entrato in crisi tra il 2018 e il 2021 colpito dalla febbre suina africana che aveva ridotto i capi a un minimo di 310 milioni (2019) e fatto aumentare i prezzi delle loro carni. Poi, la ripesa, a 434 milioni nel 2023, con il conseguente crollo dei prezzi. Questa caduta contribuisce all’andamento deflazionistico che sta colpendo l’intera economia del Paese: in gennaio l’indice generale dei prezzi è sceso dello 0,8%, quello dei generi alimentari di quasi il 6% e quello dei maiali del 17%. Da qui, l’intervento per cercare di contenere la sovrapproduzione e fare costare di più costine e pancetta. La deflazione è un guaio: se si innesta nell’economia, può portare a una lunga stagnazione, come si è visto in Giappone dopo il crollo della bolla degli Anni Ottanta del secolo scorso (finita, forse, solo ora).

Che cosa rischia la Cina

La Cina, in effetti, rischia qualcosa di simile. La bolla immobiliare è ormai scoppiata e coinvolge un settore che pesa tra il 20 e il 27% del Pil cinese: il maggiore gruppo nel campo, Evergrande, è in una liquidazione da 300 miliardi di dollari; l’altro grande operatore, Country Garden, ha fatto un default lo scorso autunno e in febbraio ha visto contrarsi dell’85% le vendite rispetto a un anno prima. Altri immobiliaristi e costruttori sono nelle pesti. La banca giapponese Nomura ha calcolato che nel Paese ci sono 20 milioni di case già pagate dai futuri proprietari ma non costruite o terminate: per portarle a termine servirebbero 450 miliardi di dollari. La crisi immobiliare, insomma, non sembra finita ed è forte il timore che coinvolga le banche che l’avevano foraggiata, come spesso accade in questi casi. Le autorità locali che si finanziavano vendendo terreni alle immobiliari si sono viste prosciugare una delle principali fonti di reddito e i loro debiti stanno esplodendo: ufficialmente, a fine 2022 erano pari a 4.800 miliardi di dollari ma la banca americana Goldman Sachs li proietta a 13 mila miliardi. Da mesi, le aspettative che il governo centrale prenda misure forti per affrontare le molte crisi nell’economia vanno deluse. Anche nelle riunioni della settimana scorsa del Congresso Nazionale del Popolo è risultato chiaro che il vertice comunista continua la svolta rispetto al passato dettata da Xi Jinping: al primo posto non c’è più l’economia, c’è la sicurezza. Il 2024 è l’anno del Drago, o della prosperità. Ma si bada di più alla demografia del maiale.

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12 marzo 2024 ( modifica il 12 marzo 2024 | 18:02)