Quel vento che cambia (ma poi non è cambiato): politici e parole imprudenti

diRoberto Gressi

La metafora a cui non sfugge quasi nessun leader. La frase di Schlein: «Avvertite Giorgia, il vento sta cambiando»

Le parole se le porta via il vento. Elly Schlein: «Avvertite Giorgia Meloni,
il vento sta cambiando». Giuseppe Conte: «La vittoria di Alessandra Todde è il segno di un nuovo vento che si diffonderà in tutta Italia». Dai, sì che lo sapevano che i 1.600 voti di vantaggio in Sardegna erano un po’ pochini per cambiare in un amen il corso degli eventi, e che la partita per cacciare giù
di sella il centrodestra passa per la traversata del deserto.

Ma che tentazione invincibile quella di usare la metafora, per quanto imprudente, ché le elezioni in Abruzzo erano a un passo. Certo, l’espressione serviva a galvanizzare i propri elettori, cercando di portare alle urne almeno una fetta di quelli che a votare non ci vanno più. Ma pure il rischio di smentita era fin troppo ravvicinata. E quindi, si potrebbe dire, quella di domenica scorsa è stata un’occasione buttata al vento, sperando di avere il vento in poppa, senza capire che vento tira, che magari sarebbe stato meglio fiutare il vento prima di gridare ai quattro venti, per poi restare con le mani piene di vento. Perché poi quando fischia il vento e infuria la bufera non è mica detto che il sol dell’avvenire sia dietro l’angolo.

Oggi, dopo la vittoria netta di Marco Marsilio, il centrodestra ha gioco facile a maramaldeggiare sul vento che non è cambiato affatto, anche per la voglia di archiviare in fretta la sconfitta in Sardegna, che brucia ancora, come un incidente di percorso.

Ma pure nel campo, largo ma non abbastanza, di chi sosteneva Luciano D’Amico, si bacchettano Conte e Schlein, forse con un po’ di vocazione da grillo parlante del giorno dopo. Carlo Calenda: «Le elezioni abruzzesi dimostrano quanto sia sbagliato parlare di vento che cambia a livello nazionale dopo la vittoria per un soffio in Sardegna». E Anche Angelo Bonelli constata con amarezza che la strada è lunga: «Il centrodestra governa questo Paese e per cambiare il vento sono necessarie altre elezioni politiche». Ma c’è anche chi insiste, come Jasmine Cristallo: «Il Pd guadagna consensi, la cura Schlein funziona, il vento è cambiato, eccome». La sintesi la fa la vignetta editoriale di Emilio Giannelli sul Corriere: si vedono Elly e Giuseppe che camminano ingobbiti sotto il diluvio con sopra la scritta «È cessato il vento».

Che poi, alla fascinazione del vento non sfugge quasi nessuno, e negli anni ci sono cascati un po’ tutti, per vedersi confortati nelle previsioni per un breve periodo e finire rapidamente smentiti. Virginia Raggi: «Un risultato storico, il vento sta cambiando, cari signori». E anche Pier Luigi Bersani ha usato la metafora almeno un paio di volte, nel 2010 e addirittura nel 2022, pochi giorni prima del trionfo alle Politiche di Giorgia Meloni: «Il vento sta cambiando, soprattutto al Sud, possiamo rimontare nell’ultima settimana». E Silvio Berlusconi: «C’è un vento nuovo al Nord, ci davano per morti, e invece…». Ma anche Matteo Salvini, almeno in due occasioni: «C’è un vento che cambia, in Toscana e anche in Romagna». Massimo D’Alema: «Il vento spira in direzione contraria al presidente Berlusconi. Semmai è diventato ancora più impetuoso».

Insomma, a volte ci si azzecca, a volte meno o molto meno, ma al vento non si resiste. Sull’oggi, pare ragionevole dire che il percorso dell’alternativa è lungo, accidentato, facile ad essere rimesso in discussione, anche perché il centrodestra si mostra solido e soprattutto Elly Schlein ha molto da lavorare per avvalorare la scommessa fatta un anno fa, quella di riuscire a riportare alle urne un elettorato deluso.

«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va». Gesù di Nazaret, dal Vangelo secondo Giovanni.

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12 marzo 2024 ( modifica il 12 marzo 2024 | 08:14)