Le notizie di martedì 5 marzo sul conflitto tra Israele e Hamas

di Redazione Online

Le notizie sul conflitto Israele-Hamas di martedì 5 marzo

Le notizie di martedì 5 marzo sul conflitto tra Israele e Hamas


Questa diretta è stata chiusa. Qui le ultime notizie sul conflitto in Medio Oriente.

• È il 149° giorno di guerra: oltre 30 mila persone uccise a Gaza e 71.533 feriti dal 7 ottobre.
• Israele ha richiamato il suo ambasciatore all’Onu.
• Stop dei negoziati tra Israele e Hamas al Cairo.
Houthi colpiscono portacontainer Msc, fuoco a bordo.
• Israele,Gantz : serve «amministrazione internazionale».
• Israele: «Ripristino fondi Ue all’Unrwa legittima partecipazione ad attività terroristiche».

Ore 18:44 - Media libanesi: «Tre civili uccisi da un raid israeliano nel sud»

Un uomo, una donna e il loro figlio di 25 anni sono stati uccisi da un attacco israeliano che ha preso di mira una casa a Houla, una città del Libano meridionale confinante con Israele. Lo ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale libanese Ani. «I tre civili, Hassan Hussein, sua moglie, Rouwaûda Moustafa, e il loro figlio di 25 anni, Ali Hussein, sono stati uccisi nel raid nemico che ha preso di mira una casa a tre piani a Hula», ha detto l’agenzia di stampa nazionale. Le operazioni di ricerca sotto le macerie proseguono, secondo l’Ani.

Ore 18:42 - Egitto: «Le trattative su Gaza proseguono, domani nuovo round»

Una fonte egiziana di alto livello ha detto alla tv di Stato al Qahera che «proseguono le trattative al Cairo per raggiungere una tregua nella Striscia di Gaza e domani si terrà un nuovo round tra le parti».

Ore 18:31 - Biden: «Pericoloso se non ci sarà una tregua entro il Ramadan»

«Sarà molto pericoloso se non ci sarà la tregua a Gaza entro il Ramadan». Lo ha detto Joe Biden ai giornalisti al seguito a Camp David.

Ore 18:31 - Biden: «Non ci sono scuse per Israele per bloccare aiuti»

«Non ci sono scuse per Israele per bloccare agli aiuti umanitari a Gaza». Lo ha detto il presidente americano Joe Biden parlando con i giornalisti al seguito a Camp David.

Ore 17:43 - Hamas: «L’intesa sulla tregua è nella mani di Israele e degli Usa»

«Se sono seriamente intenzionati a raggiungere un cessate il fuoco prima del Ramadan, è nelle mani degli americani esercitare una pressione sufficiente sugli israeliani». Lo ha detto, in un messaggio vocale, il capo delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, Bassem Naim, secondo quanto riporta Sky News. Una delegazione di Hamas ha partecipato al nuovo ciclo di colloqui con i mediatori al Cairo ed è ora in attesa - ha ribadito Naim - di una risposta da Israele.

Ore 17:14 - Israele: «Bene il primo rapporto Onu sugli stupri del 7 ottobre»

Israele accoglie con favore il riconoscimento definitivo da parte delle Nazioni Unite del fatto che Hamas abbia commesso crimini sessuali il 7 ottobre nell’importante rapporto pubblicato dal rappresentante speciale del segretario generale Onu sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Haiat. «Per la prima volta un funzionario delle Nazioni Unite ha riconosciuto espressamente i crimini sessuali commessi da Hamas e da altre organizzazioni terroristiche il 7 ottobre», ha dichiarato.

Ore 16:53 - Trump: con me presidente il 7 ottobre non sarebbe accaduto

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito che l’attacco di Hamas del 7 ottobre non sarebbe mai avvenuto se lui fosse stato ancora alla Casa Bianca. «Se fossi stato presidente non sarebbe mai successo. L’Iran era al verde. Non avevano soldi per Hamase per Hezbollah erano al verde», ha affermato in un’intervista a Fox News. «Lo hanno fatto perché non hanno rispetto per Biden». Quanto all’offensiva di Israele nella Striscia di Gaza Trump si è detto a favore. «Dovete risolvere il problema», ha spiegato.

Ore 16:36 - Israele, stiamo ancora aspettando la risposta di Hamas

Fonti israeliane hanno detto ad «Al Arabiya» che «non vi è alcun cambiamento nello stato dei negoziati sulla tregua e stiamo ancora aspettando la risposta di Hamas». Alla stessa testata un leader di Hamas ha affermato che «la nostra delegazione rimarrà al Cairo per il terzo giorno per tenere ulteriori colloqui sulla tregua».

Ore 16:03 - Mar Rosso: Houthi a Usa e Regno Unito, prossimi «scontri navali» ancora «più dolorosi»

Mohammed Nasser al Atifi, il ministro della Difesa del governo delle milizie yemenite filo-iraniane Houthi (non riconosciuto a livello internazionale e con sede a Sana’a), si è rivolto oggi agli Stati Uniti e al Regno Unito rivelando che i prossimi «scontri navali» saranno ancora «più dolorosi» e «supereranno ogni aspettativa». In dichiarazioni alla stampa, Al Atifi ha affermato che il «trio del male» (Israele, Stati Uniti e Regno Unito) e «coloro che si trovano nella loro orbita dovrebbero comprendere il discorso del comandante Abdul Malik Badruldin al Houthi (leader del gruppo sciita sostenuto dall’Iran) e prenderlo sul serio, perchè le sue parole sono azioni che devono essere attuate senza ritardi o indugi». Il ministro ha sottolineato: «Le forze armate yemenite di tutti i tipi e formazioni sono pienamente preparate (...) e in grado di sorprendere i nemici della nazione, della religione e dell’umanita’ con colpi dolorosi e sismici in conformità con i requisiti, le regole e le nuove equazioni, primo fra tutti il pieno diritto di sovranità yemenita nel Mar Rosso e nel Mar Arabico, e di far sì che tutti i nemici ci ripensino prima di mettere alla prova la pazienza degli yemeniti», aggiungendo che «la criminale aggressione statunitense-britannica contro lo Yemen» e’ arrivata in risposta al sostegno del Paese del «popolo palestinese e la sua valorosa resistenza» nella Striscia di Gaza.

Ore 15:48 - Blinken: «Hamas accetti un cessate il fuoco immediato»

Gli Stati Uniti chiedono a Hamas di «accettare il cessate il fuoco immediato» con Israele. Lo afferma il segretario di Stato Antony Blinken incontrando il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani.

Ore 14:07 - Media, Gantz vola a Londra, vedrà Cameron

Dopo aver incontrato alcuni tra i maggiori esponenti dell’amministrazione americana, Benny Gantz è pronto a volare a Londra dove vedrà il ministro britannico degli Esteri, David Cameron. Lo riportano i media israeliani. Come già avvenuto per quella di Washington anche l’ambasciata israeliana a Londra avrebbe ricevuto istruzioni di non assistere il leader centrista, nonché membro del gabinetto di guerra, nella sua missione. Gantz dovrebbe discutere con Cameron degli sforzi per bloccare il tentativo di parte della sinistra britannica di imporre un embargo sulle armi a Israele.

Ore 13:45 - Hamas respinge le accuse dell’Onu sugli stupri del 7 ottobre

Hamas «respinge» e «deplora» il rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite sulle violenze sessuali commesse durante l’attacco del 7 ottobre in Israele, ha dichiarato il movimento islamista palestinese in un comunicato. Le «accuse» di stupro e violenza sessuale commesse da membri di Hamas durante l’attacco sono «false» e «infondate», e il rapporto delle Nazioni Unite «non cita alcuna testimonianza delle vittime», ha affermato Hamas.

Ore 13:25 - Il ministro degli Esteri dell’Iran a Riad per il summit Oic su Gaza

Il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, è arrivato in Arabia Saudita in occasione di un vertice dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) sulla Palestina. Durante la riunione, che si terrà a Jeddah, i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Oic discuteranno degli ultimi sviluppi della situazione a Gaza come anche di misure da intraprendere per porre immediatamente fine alla guerra. Amirabdollahian presenterà le proposte di Teheran per risolvere la crisi a Gaza, riferisce la tv di Stato iraniana. Ieri, l’Iran aveva criticato l’Oic, citando una mancanza di azioni efficaci da parte dell’organizzazione per porre fine alla crisi di Gaza.

Ore 13:03 - Ok unanime della Camera alla missione Levante

La Camera ha approvato all’unanimità l’autorizzazione al Governo all’operazione Levante, per il contributo nazionale in esito al conflitto Israele-Hamas.

Ore 12:57 - Missione Aspides nel Mar Rosso, ok bipartisan alla missione alla Camera. Sì anche dal M5S

(di Adriana Logroscino) Intesa raggiunta e voto favorevole largo sulla risoluzione che dà il via libera del Parlamento alla missione Aspides nel Mar Rosso.

Alla Camera il governo, rappresentato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha dato parere favorevole alla risoluzione del Movimento 5 Stelle, che sottolinea gli scopi solo difensivi dell’operazione.

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Ore 12:35 - Nbc: «Annacquato il discorso originario di Harris su Gaza»

Funzionari statunitensi hanno riferito a «Nbc News» che il discorso di domenica di Kamala Harris, in cui la vicepresidente americana aveva chiesto una tregua immediata a Gaza è stato annacquato dai funzionari del Consiglio di sicurezza nazionale. La bozza originale del discorso di Harris, riporta l’emittente Usa, «era più dura nei confronti di Israele riguardo alla terribile situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e alla necessità di maggiori aiuti». A domanda sul fatto che il discorso è stato reso meno aggressivo, Kirsten Allen, direttore delle comunicazioni di Harris, ha detto: «Questo è inesatto». Uno dei funzionari statunitensi ha affermato che la bozza iniziale richiamava specificamente Israele in modo più diretto sulla necessità di consentire immediatamente l’ingresso di ulteriori camion di aiuti. La mossa per ammorbidire i commenti di Harris evidenzia, sostiene Nbc News, quanto la Casa Bianca sia ancora riluttante a criticare aggressivamente Israele in pubblico.

Ore 12:24 - Nuovi lanci di aiuti umanitari nel nord della Striscia di Gaza

Nuovi lanci di aiuti umanitari sono avvenuti oggi nel nord della striscia di Gaza in un’operazione coordinata fra le aviazioni di diversi Paesi. Vi hanno preso parte - riferisce il sito «Ynet», citando la rete giordana al-Mamlaka - tre velivoli giordani, tre statunitensi, uno egiziano ed uno francese. A quanto risulta è stato l’intervento umanitario aereo più grande finora. Al valico terrestre di ingresso nel sud di Gaza proseguono oggi i transiti di aiuti umanitari. In mattinata ai valichi israeliani di ispezione di Kerem Shalom e di Nitzana si sono presentanti dimostranti (in parte familiari di ostaggi) che hanno cercato di bloccare il passaggio degli aiuti destinati ai palestinesi. A Kerem Shalom la polizia israeliana ha disperso i dimostranti, mentre a Nitzana non è stato necessario alcun intervento.

Ore 11:36 - Houthi, le armi e le tattiche dei ribelli-pirati che colpiscono nel Mar Rosso supportati dall’Iran

(di Guido Olimpio) Quella degli Houthi è una strategia dei «mille tagli», anche se su scala ridotta. Una sequenza di attacchi falliti o riusciti contro il traffico in Mar Rosso in modo da renderlo perennemente insicuro. Le compagnie hanno poche opzioni: circumnavigare l’Africa con costi aggiuntivi oppure correre il rischio di essere prese di mira davanti alle coste dello Yemen, a nord o a sud della «porta», lo stretto di Bab el Mandeb.

I militanti si sono preparati ben prima dell’invasione israeliana di Gaza, presentata dai loro leader come la causa scatenante degli attacchi al naviglio. Durante il lungo conflitto civile hanno avuto modo di sperimentare tattiche in campo terrestre e marittimo contro avversari interni, sauditi, emiratini, mercenari stranieri. E hanno parallelamente irrobustito l’arsenale sfruttando l’apporto dell’Iran. Teheran nega il coinvolgimento ma l’importanza delle sue forniture è evidente, come ha confermato un episodio avvenuto nella notte dell’11 gennaio quando l’Us Navy ha abbordato un piccolo cargo con materiale bellico iraniano destinato alla milizia yemenita.

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Ore 11:35 - Il bilancio dei morti nell’attacco aereo a Khan Younis sale a 17 morti

Un attacco aereo israeliano ha ucciso almeno 17 persone nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza. Lo hanno dichiarato - riporta «Haaretz» - i funzionari palestinesi, aggiungendo che complessivamente 97 persone sono morte nelle ultime 24 ore.

Ore 11:16 - Media, colloqui per la tregua Gaza si fermano senza risultato

I colloqui per il cessate il fuoco tra Hamas e i mediatori si sono interrotti al Cairo senza alcun risultato, con pochi giorni rimasti per fermare i combattimenti in tempo per l’inizio del Ramadan. Lo riportano i media internazionali, tra i quali il «Guardian». Bassem Naim, alto funzionario di Hamas, ha detto che il gruppo palestinese ha presentato la sua proposta per un accordo di cessate il fuoco ai mediatori durante due giorni di colloqui e sta aspettando una risposta dagli israeliani, che non hanno partecipato a questo round negoziale.

Ore 11:03 - Israele, distrutto il principale tunnel di Hamas a nord di Gaza

Reparti israeliani hanno distrutto negli ultimi giorni nel nord della striscia di Gaza quello che è ritenuto essere «il più grande tunnel» scavato a fini militari da Hamas in quella zona. Secondo il portavoce dell’esercito quel tunnel - scoperto a dicembre a ridosso del valico di Erez di ingresso in Israele - era molto esteso e disponeva di diverse diramazioni. Immagini distribuite in passato dall’esercito mostravano il passaggio di un’automobile al suo interno. «Si trattava di un tunnel strategico», ha precisato il portavoce militare, precisando tuttavia che esso non penetrava in territorio israeliano. «Yihia e Muhammad Sinwar - ha aggiunto, riferendosi ai leader locali di Hamas - hanno dedicato la massima attenzione alla sua progettazione e al suo finanziamento, che ha richiesto somme ingenti che Hamas ha preferito destinare a fini terroristici piuttosto che alle necessità della popolazione civile». Con la distruzione di quel tunnel, ha concluso il portavoce, è stata rimossa una delle minacce che incombevano sulle località israeliane situate a nord della Striscia.

Ore 10:51 - Tajani: troppe vittime palestinesi, «due popoli due Stati»

«Durante la mia ultima missione in Libano, Israele e Palestina a fine gennaio, ho ribadito a tutti gli interlocutori l’importanza di affrontare la crisi con mezzi politici. Ho sottolineato la necessità di un credibile e concreto percorso verso la soluzione «due popoli, due Stati», con il contributo di un’Autorità Palestinese rafforzata e riformata». Lo afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo nell’aula di Montecitorio. «Le dimissioni del Primo Ministro Shtayyeh e la formazione di un futuro Governo dell’Autorità Nazionale Palestinese sono un segnale importante in questa direzione». Lo afferma il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo nell’aula di Montecitorio prima del voto sulla missione Aspides.

«Abbiamo appreso con sgomento della strage di giovedì scorso a Gaza. Un massacro di civili inermi che ha complicato, purtroppo, i negoziati in corso per il raggiungimento di una tregua. Nessuno può cancellare i fatti del 7 ottobre. È stata la spietata caccia all’ebreo scatenata da Hamas ad innescare il conflitto. Ma sono troppe le vittime palestinesi che non hanno nulla a che vedere con i terroristi», continua Tajani.«Sul piano politico-diplomatico, è essenziale raggiungere un cessate il fuoco sostenibile a Gaza. E questo anche per attenuare le tensioni regionali. L’Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità, che porti a un cessate il fuoco sostenibile come richiesto anche dalle Risoluzioni 2712 e 2720 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu».

Ore 10:51 - Israele, Gantz: serve «amministrazione internazionale»

Il membro del gabinetto di guerra di Israele, Benny Gantz, leader del partito di opposizione Unità Nazionale, «ha insistito sull’importanza di agire oggi per istituire un’amministrazione internazionale» nella Striscia di Gaza, durante la sua visita negli Stati Uniti. Lo ha riferito l’ufficio di Gantz, il quale ha incontrato la vicepresidente statunitense, Kamala Harris, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e membri del Congresso Usa appartenenti ai partiti repubblicano e democratico. Nell’occasione, il leader centrista ha sottolineato l’importanza di «eliminare la minaccia» del movimento islamista palestinese Hamas e di trovare una soluzione per la distribuzione degli aiuti umanitari agli abitanti di Gaza. Secondo Gantz, l’amministrazione internazionale dell’exclave palestinese dev’essere istituita «in cooperazione con i paesi della regione e come parte della promozione dei processi di normalizzazione».

Ore 10:43 - Ambasciatore Anp, Israele responsabile della morte di 2,3 milioni di palestinesi

Israele ha provocato la morte di 2,3 milioni di palestinesi in molteplici forme, tra cui bombardamenti indiscriminati, esecuzioni extragiudiziali, malattie, disidratazione e carestia. Lo ha dichiarato Riyadh Mansour, rappresentante permanente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) presso le Nazioni Unite, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York. «La carestia non è una sfortunata conseguenza della guerra, ma piuttosto uno dei metodi di guerra usati da Israele per far morire di fame il nostro popolo», ha dichiarato Mansour, che ha parlato dell’iniziativa messicano-francese che chiede di limitare l’uso del veto in caso di atrocità di massa, la violazione del Codice di condotta del Gruppo per la responsabilità, la coesione e la trasparenza in relazione alle azioni del Consiglio di sicurezza contro il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra, che invita tutti i membri del Consiglio a non votare contro qualsiasi progetto di risoluzione credibile volto a prevenire o fermare le atrocità di massa. Secondo il diplomatico palestinese, se questi principi fossero stati presi in considerazione, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avrebbe chiesto mesi fa un immediato cessate il fuoco umanitario, come ha fatto l’Assemblea Generale, che avrebbe contribuito a salvare decine di migliaia di vite e a prevenire le terribili sofferenze di oltre due milioni di palestinesi per cinque mesi. Mansour ha sottolineato la necessita’ di chiedere conto a Israele, affermando che «è il momento adatto per farlo, per costringerlo a soccombere».

Ore 09:58 - 8 palestinesi uccisi negli attacchi aerei Israele a Khan Yunis

Almeno otto civili palestinesi sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti, questa mattina all’alba, in un attacco dell’aviazione di Israele a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese «Wafa», citando una fonte medica, secondo cui: «Otto civili, per lo più donne e bambini, sono stati martirizzati e altri sono rimasti feriti quando l’occupazione israeliana ha bombardato una casa della famiglia Al Fakawi nelle vicinanze dell’ospedale europeo di Gaza a Khan Yunis».

Ore 09:50 - Organizzazioni umanitarie: serve «conferenza internazionale urgente» su violazioni Israele

L’Organizzazione araba della Mezzaluna rossa e della Croce rossa (Arco) ha chiesto di organizzare una «conferenza internazionale urgente» degli Stati firmatari della Convenzione di Ginevra del 1949 per esaminare le violazioni di Israele nei Territori palestinesi. Lo ha riferito il segretariato generale dell’Arco nel rapporto «Violazioni del diritto internazionale umanitario in Palestina». L’Arco ha sottolineato la necessità di fare pressione sulle autorità israeliane affinché permettano l’ingresso di commissioni investigative a Gaza per valutare la portata delle violazioni del diritto internazionale umanitario avvenute dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco del movimento islamista palestinese Hamas nel territorio israeliano, a cui hanno fatto seguito le operazioni militari israeliane nella Striscia.

Ore 09:44 - Israele: «Ripristino fondi Ue all’Unrwa legittima partecipazione ad attività terroristiche»

Il ministero degli Esteri israeliano lamenta la decisione della Commissione Europea di ripristinare parte dei fondi - 50 degli 82 milioni di euro annuali previsti - destinati all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), congelati in seguito alle denunce relative alla partecipazione di dipendenti dell’agenzia al massacro del 7 ottobre. «La sfortunata decisione dà legittimità al coinvolgimento dei dipendenti dell’Unrwa in attività terroristiche e alla cooperazione con Hamas», afferma il ministero in una nota. La dichiarazione osserva che l’Ue sta riaprendo i fondi prima di un’indagine delle Nazioni Unite sulle accuse israeliane di parzialità dell’agenzia, in cui ha promesso di presentare ai paesi donatori e agli investigatori delle Nazioni Unite tutte le informazioni di cui dispone sull’argomento nelle prossime settimane. «Israele è impegnato a trasferire gli aiuti umanitari a Gaza e a collaborare con altre agenzie delle Nazioni Unite e altri attori per garantire la distribuzione degli aiuti alla Striscia», si legge nella dichiarazione, riportata dal «Times of Israel».

Ore 09:32 - Turchia: sospettati di collaborare con 007 Israele, 7 arresti

Sette persone sospettate di vendere informazioni ai servizi segreti israeliani (il Mossad) sono state arrestate in Turchia: lo riporta la tv di Stato turca Trt, secondo cui tra i detenuti c’è anche un detective privato, sospettato di essere stato addestrato dall’intelligence israeliana a Belgrado nel 2019. L’operazione è stata condotta in collaborazione tra le forze di polizia di Istanbul e gli agenti dell’intelligence turca. L’anno scorso Ankara ha arrestato varie persone sospettate di collaborare con i servizi israeliani in territorio turco. In gennaio sono state fermate a Istanbul 34 persone sospettate di collaborare con il Mossad con l’obiettivo di identificare, sorvegliare e rapire cittadini stranieri residenti in Turchia. Per 15 di loro il fermo è stato successivamente confermato.

Ore 09:26 - L’Iran deplora il silenzio del Consiglio sicurezza Onu su Gaza

Il silenzio del Consiglio di sicurezza dell’Onu sui crimini israeliani nella guerra di Gaza è una licenza concessa al regime per uccidere il popolo palestinese, in un momento in cui anche le autorità israeliane usano la fame come metodo deliberato di guerra contro i civili di Gaza: lo ha affermato l’ambasciatore iraniano all’Onu, Saeed Iravani, in un discorso tenuto ieri alla sessione dell’Onu sull’uso del diritto di veto. Gli Stati Uniti hanno usato ancora una volta il loro potere di veto «ingiustamente e spudoratamente» contro il progetto di risoluzione dell’Algeria, che prevedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza, pochi giorni fa, ha sottolineato Iravani, citato dall’agenzia di stampa Irna. «Ãê deplorevole che gli Stati Uniti abbiano deciso di chiudere un occhio sulla realtà e sostenere con veemenza il genocidio in corso da parte di Israele», ha aggiunto.

Ore 08:17 - Idf: «Intercettato un drone partito dalla Siria verso Israele»

I caccia israeliani hanno intercettato questa mattina un drone lanciato dalla Siria verso le Alture del Golan. Lo hanno riferito le Forze di difesa israeliane (Idf), spiegando che il drone è stato distrutto dai caccia dopo essere entrato nello spazio aereo di Israele. Testimoni citati dal sito di Ynet hanno detto di aver sentito il rumore di esplosioni.

Ore 07:46 - Crosetto: «Houthi hanno attaccato una portacontainer svizzera»

«Le milizie yemenite filoiraniane Houthi hanno attaccato una nave portacontainer di proprietà svizzera, battente bandiera liberiana e diretta in Gibuti». Lo ha scritto su X (ex Twitter) il ministro della Difesa, Guido Crosetto Aggiungendo: «Non mi risulta che né la Svizzera, né la Liberia, né Gibuti abbiano mai partecipato in alcun modo al conflitto in atto a Gaza».

Ore 07:34 - In viaggio nel Sinai verso Gaza: deserto, bus e check point. «Lì siamo oltre la catastrofe»

(di Marta Serafini, inviata a Al Arish) Nel deserto sono i dettagli più insignificanti a saltare agli occhi. Strada dal Cairo verso Al Arish, destinazione Rafah. Sorride l’autista di tir carico di aiuti diretto a Gaza. Sulla fiancata, la bandiera turca e quella palestinese. Canta il muezzin della sera, si avvicina il Ramadan e della tregua non c’è traccia. Al check point prima di Port Said aspetta il permesso dei militari egiziani il bus della missione organizzata dall’Associazione delle organizzazioni di solidarietà e cooperazione internazionale (Aoi), Arci e Assopace Palestina insieme all’intergruppo parlamentare per la pace in Medio Oriente, scortato dai diplomatici italiani.

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Ore 06:13 - Houthi colpiscono portacontainer Msc, fuoco a bordo

I ribelli yemeniti Houthi hanno attaccato la nave portacontainer Msc Sky II, battente bandiera liberiana e di proprietà svizzera, diretta verso Gibuti. A bordo è scoppiato un incendio poi domato dall’equipaggio. Il comandante ha fatto comunque sapere che non ci sono feriti a bordo. Lo rende noto il Centcom, spiegando che sono stati due i missili lanciati contro l’imbarcazione, a 91 miglia nautiche a sudest di Aden. Il primo è finito in acqua, mentre il secondo ha colpito la portacontainer causando alcuni danni. L’imbarcazione sta ora proseguendo sulla sua rotta.

Oltre a colpire le navi, gli Houthi hanno tagliato tre cavi sottomarini nel Mar Rosso, interrompendo le reti di telecomunicazioni e costringendo i fornitori a reindirizzare circa un quarto del traffico tra Asia, Europa e Medio Oriente, compreso il traffico internet.

Ore 05:35 - Si intensifica spinta diplomatica per il cessate il fuoco

Israele ha affermato di ritenere che 130 dei 250 ostaggi presi da Hamas nell’attacco di ottobre che ha scatenato la guerra siano rimasti a Gaza, ma che 31 sono stati uccisi. Mentre le condizioni nel territorio palestinese assediato peggiorano e lo spettro della carestia incombe, Israele si trova ad affrontare le critiche sempre più severe da parte del principale alleato, gli Stati Uniti. Il vicepresidente Kamala Harris ha espresso «profonda preoccupazione per le condizioni umanitarie a Gaza» durante i colloqui di lunedì a Washington con il membro del gabinetto di guerra israeliano, Benny Gantz.

Lo stesso giorno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che una missione di aiuto in due ospedali nel nord di Gaza ha riscontrato scene terrificanti di bambini che muoiono di fame, in mezzo a una grave carenza di cibo, carburante e medicine. «La mancanza di cibo ha provocato la morte di 10 bambini», ha detto il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo che l’agenzia ha visitato gli ospedali Al-Awda e Kamal Adwan nel fine settimana. Nella principale città meridionale di Gaza, Khan Yunis, teatro di pesanti combattimenti, le persone hanno raccontato di aver trovato corpi in decomposizione che giacevano in strade fiancheggiate da case e negozi distrutti.

L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha provocato circa 1.160 morti, la maggior parte dei quali civili, secondo un conteggio dell’AFP basato su dati ufficiali israeliani. Secondo il ministero della Sanità, l’offensiva di ritorsione di Israele ha ucciso 30.534 persone, soprattutto donne e bambini, nel territorio governato da Hamas. Lunedì sono scoppiate tensioni tra Israele e le Nazioni Unite, con Israele che ha richiamato il suo ambasciatore per la gestione delle accuse di violenza sessuale da parte dei militanti di Hamas durante l’attacco di ottobre. Israele ha accusato le Nazioni Unite di aver impiegato troppo tempo per rispondere alle accuse, dopo che l’organismo ha pubblicato lunedì un rapporto in cui si afferma che c’erano «ragionevoli motivi per ritenere» che siano stati commessi stupri durante l’attacco di Hamas e che anche gli ostaggi presi a Gaza hanno subito violenze.

Poco prima della pubblicazione del rapporto, Israele ha riferito che avrebbe richiamato il suo ambasciatore all’Onu Gilad Erdan per quello che, secondo lui, era un tentativo da parte dell’organismo di «mettere a tacere» le informazioni sulla violenza sessuale da parte di Hamas. Il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha negato di aver tentato di nascondere il rapporto. Israele aveva precedentemente accusato una dozzina di dipendenti dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) di coinvolgimento nell’attacco del 7 ottobre. L’Unrwa è al centro degli sforzi per fornire aiuti umanitari a Gaza, dove i gruppi umanitari avvertono dell’incombente carestia dopo quasi cinque mesi di guerra. Lunedì l’agenzia Onu ha affermato che membri del suo staff sono stati torturati da Israele, con l’esercito israeliano che da parte sua accusa l’agenzia di impiegare oltre 450 «terroristi».

Ore 05:23 - Onu, fondate ragioni di credere a stupri commessi da Hamas

Ci sono «ragionevoli elementi per credere» che negli attacchi di Hamas del 7 ottobre sul suolo di Israele furono commessi stupri. Lo ha affermato la rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, la quale ha rilevato «chiare e convincenti notizie» sugli stupri che subirono alcuni ostaggi e ritiene che «simili violenze possano ancora proseguire contro quelli tuttora sequestrati». Questo pomeriggio, nell’ipotesi che l’Onu passasse sotto silenzio gli stupri commessi da Hamas, il ministro degli Esteri israeliano ha richiamato in patria per consultazioni immediate il proprio ambasciatore presso il Palazzo di Vetro.

Patten, assieme a un gruppo di esperti, è stata per due settimane e mezzo a febbraio scorso in Israele e Cisgiordania. Sulla base delle informazioni che sono state raccolte «da fonti molteplici e indipendenti, ci sono fondate ragioni di credere che violenze sessuali legate al conflitto abbiano avuto luogo durante l’attacco del 7 ottobre in diverse località alla periferia di Gaza, compresi stupri e stupri di gruppo in almeno tre luoghi», tra cui il sito dove si svolgeva il festival Nova, afferma il rapporto stilato dalla rappresentante Onu. Malgrado gli appelli fatti affinché le vittime di violenze sessuali testimoniassero, non se ne è presentata nessuna. I componenti della missione Onu hanno potuto intrattenersi con alcuni sopravvissuti e testimoni degli attacchi del 7 ottobre e con membri dei servizi di sanità e hanno visionato cinquemila fotografie e cinquanta ore di filmati degli attacchi.

Hanno in compenso potuto dialogare con alcuni tra gli ostaggi liberati e raccogliere «notizie chiare e convincenti che alcuni hanno subito varie forme di violenze sessuali legati al conflitto, compresi stupro e tortura a sfondo sessuale così come trattamenti sessualizzati crudeli, inumani e degradanti» ha riferito Patten in una conferenza stampa. «Abbiamo buone ragioni di credere che simili violenze siano ancora in corso» ha aggiunto. Tra le difficoltà incontrate, Patten ha elencato «la mancanza di fiducia dei sopravvissuti agli attacchi del 7 ottobre e delle famiglie degli ostaggi verso le istituzioni nazionali e internazionali, tra cui l’Onu», e «l’assenza di prove medico-legali esaustive». «La reale portata delle violenze sessuali nel corso degli attacchi del 7 ottobre potrebbe richiedere mesi o anni per emergere e potrebbe non essere mai realmente conosciuta», conclude il rapporto Onu.

Ore 05:23 - L’esercito israeliano indaga su morte bambino palestinese

L’esercito israeliano ha aperto un’indagine sulla morte di un bambino palestinese di dieci anni durante gli scontri in un villaggio della Cisgiordania. La sua morte è stata denunciata dai media palestinesi e dal gruppo per i diritti Yesh Din, secondo cui la vittima, Amr Mohamed Najjar, è stata uccisa dalle truppe dell’Idf a Burin, vicino a Nablus. Secondo l’esercito israeliano, i soldati hanno reagito a un fitto lancio di pietre e hanno aperto il fuoco. E poco dopo hanno ricevuto segnalazioni di un minore palestinese colpito. «Le circostanze dell’incidente sono oggetto di indagine», ha riferito l’Idf.

5 marzo 2024 (modifica il 6 marzo 2024 | 07:06)