Europee, l’annuncio a sorpresa di Salvini e la sfida a Meloni: non corro, «mi piacerebbe Vannacci». La premier pensa alla candidatura

di Monica Guerzoni

Il leghista: mi piacerebbe Vannacci. Lui: grazie, valuterò a mente fredda

Europee, l’annuncio a sorpresa di Salvini e la sfida a Meloni: non corro, «mi piacerebbe Vannacci». La premier pensa alla candidatura

La tregua natalizia si rompe all’improvviso alle dieci di sera, quando Matteo Salvini va in tv e annuncia a sorpresa che lui alle elezioni Europee non intende candidarsi. Altro che tavolo dei leader, altro che decisione concordata con gli altri «big» del governo. Il segretario della Lega si tira fuori, si augura di poter schierare capolista il generale Roberto Vannacci («mi piacerebbe») e fa capire di avercela con Giorgia Meloni. Rinviare la riforma della Giustizia «è stato un errore, è una priorità». Ed è stato un errore, rincara il vicepremier, «non aver affrontato fino in fondo la pace fiscale». Parole che rivelano quanto alta sia l’irritazione per il mancato accordo sulle Regionali e quanto forte la paura di una sconfitta bruciante il 9 giugno.

Antonio Tajani ritiene «prematuro» svelare se candidarsi o meno e avverte: «Non credo che si possa prendere nessun impegno prima del congresso di Forza Italia». Meloni è fortemente tentata e, a quanto raccontano dentro FdI, ha fretta di sciogliere la riserva: entro gennaio e dunque prima delle assise di FI, che si terranno il 23 e 24 febbraio. Ma è dal piccolo schermo Mediaset, a Quarta Repubblica, che Salvini spariglia: «Non so cosa faranno gli altri. Io non mi candido, resto a fare il ministro delle Infrastrutture». Uno strappo, che spiazza il governo e costringe Vannacci a farci un pensierino: «Ringrazio per la fiducia, a mente fredda valuterò, fermo restando che per il momento faccio il soldato».

Tajani temeva l’accelerazione e per questo invocava «una posizione congiunta» che va presa insieme, «per dare più forza al centrodestra». La fuga in avanti di Salvini, anzi indietro, rivela la paura di restare al palo. La premier è quotata al 30% (e oltre) e Carroccio e Forza Italia rischiano di certificare nelle urne un terzo, o ancor meno, rispetto a Fratelli d’Italia. In questo quadro ha facile gioco Matteo Renzi quando sospetta che per Meloni le Europee siano «un sondaggio, un grande test» e prevede che, se si candidano tutti e tre, finisce che «lei cannibalizza Tajani».

l leader di FI esorcizza il pericolo, dichiara che il suo obiettivo «è superare il 10% alle europee» e di nuovo prova a convincere Meloni a resistere alle sirene della campagna elettorale: «Il rischio è che si possa prestare meno impegno all’attività di governo». Parole che l’inquilino della Farnesina lascia cadere non a caso, ma perché sa bene che a frenare la premier sia il timore di sottrarre tempo all’esecutivo e di minarne la tenuta.

Interrogativi e dubbi che non impediscono ai meloniani di studiare la strategia elettorale. Gli esponenti del governo e del partito che le sono più vicini danno per scontato che la premier si candiderà in tutte le circoscrizioni e che, duellando con Elly Schlein, punterà a consolidare sia la sua leadership, che la forza di FdI. La campagna elettorale che l’entourage della premier ha in mente prevederebbe «pochi eventi mirati» e non sottrarrebbe tempo a un semestre impegnativo e cruciale, che vedrà Meloni impegnata nella presidenza del G7. «Giorgia non ha bisogno di girare l’Italia, più sarà all’estero e più prenderà voti — è la tesi di un fedelissimo —. Farà campagna elettorale da Palazzo Chigi». Modello Berlusconi, che si candidò alle Europee e fece un solo importante comizio, a due giorni dal voto.

La priorità della premier in queste ore è il Piano Mattei per contrastare le migrazioni, che vuole portare nero su bianco alla conferenza Italia-Africa di fine mese e il cui decreto si vota oggi alla Camera in seconda lettura, dopo l’approvazione del Senato. A innescare nuove fibrillazioni dentro la maggioranza potrebbe essere il tema degli aiuti militari all’Ucraina. Il 31 dicembre è scaduto il provvedimento che ha sin qui consentito al governo di proseguire nell’invio di armi e munizioni. E domani il ministro della Difesa Guido Crosetto illustrerà nell’Aula della Camera il decreto di «proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari». I partiti dovranno trovare un accordo sul testo della risoluzione e la Lega, che è contraria ad aiutare Kiev, potrebbe smarcarsi.

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9 gennaio 2024 (modifica il 9 gennaio 2024 | 11:39)