Lollobrigida: «Chi è contro Ucraina e Israele non può essere nostro alleato. Il treno? Riscenderei 100 volte»

diPaola Di Caro 

Lollobrigida: non mi candido a Bruxelles. Con Giorgia rapporto eccezionale 

Riscenderebbe a quella stazione di Ciampino «altre 100 volte, se servisse», perché «non c’è stato alcun privilegio, e perché ho svolto un mio dovere istituzionale: far sentire che lo Stato c’è, anche a Caivano». Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e fedelissimo della premier Meloni nega attriti («Con Giorgia il rapporto è eccezionale come sempre»), così come l’ipotesi che lasci il suo incarico magari per un’avventura in Europa: «Continuo a fare il mio lavoro, apprezzato da tutti, trasversalmente, tanto che il mio ministero è stato premiato dalla Commissione con il raddoppio delle risorse, visti i risultati ottenuti. E questo nonostante io debba sempre scontare il peso dell’essere “cognato di”».
 
Lollobrigida rivendica tutto: il suo viaggio sul Frecciarossa, le sue uscite giudicate quantomeno inopportune: «Estrapolazioni, volontà di creare polemica fuori dalla realtà: una donna — da tanti che si riempiono la bocca di rispetto per le donne — è stata perseguitata per un mese e mezzo perché “sospettata” di aver avuto un figlio con me... Tutto pur di colpire, travolgendo la vita degli altri». E difende la sua legge che vieta la produzione di carne coltivata: «Il 79% degli italiani è d’accordo con me e perfino il Pd si è astenuto». Ma ha un messaggio per la Lega.
 
Vi dissociate dalle parole di Salvini?
«Gli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato i limiti sui grandi temi della attuale Ue su politica estera, difesa, immigrazione, economia comune più solidale. Qualche segnale positivo si intravede per costruire un’area popolare e conservatrice alternativa a una sinistra progressista e sempre più condizionata dall’estrema sinistra».
 
Potreste allearvi con l’ultradestra dopo le Europee?
«Le forze politiche nelle democrazie compiute vengono legittimate dagli elettori, non dai commentatori. Dopo il voto si ragionerà sulla base dei valori, programmi e numeri quale alleanza sarà possibile costruire. Certamente con la Lega c’è grande sintonia sulla stragrande maggioranza dei temi e qualche differenza. Tra queste l’appartenenza, in questa legislatura, a diverse famiglie europee. Per noi alcuni paletti sono chiari in Italia e in Europa, tra questi il sostegno all’Ucraina e la difesa della libertà di Israele. E questo con alcune forze politiche impedisce ogni alleanza».
 
Veniamo al caso del Frecciarossa. Si è pentito?
«No, perché non ho goduto di nessun privilegio. Negli ultimi sei mesi fermate a richiesta sono state effettuate 207 volte. E il treno non era più sulla linea ad alta velocità, ma deviato su una linea ordinaria. Ho chiesto se era possibile fare una fermata in una stazione esistente, dove sono scese anche altre persone. Non ho abusato di nulla. Avrei potuto prendere un aereo di Stato, ho preso un treno per inaugurare a Caivano da ministro capo delle forze forestali un parco da loro ripulito e restituito ai cittadini. Il governo sta cercando di salvare vite, non fare passerelle».
 
Tra voi sembra aleggiare la sindrome del complotto: la denuncia del ministro Crosetto, la difesa a oltranza di Delmastro. Le sembra normale?
«Crosetto ha già spiegato la sua posizione. Noi dai tempi di An abbiamo grande fiducia nella magistratura, ma prendendo atto che settori delle toghe hanno pregiudiziali ideologiche e non analizzano i fatti con serenità. È storia. E oggi basterebbe leggere il libro di Palamara per avere chiaro il quadro. Leggo quindi quello di Guido come un auspicio perché non si ripeta più. Su Delmastro, visto che due pm avevano chiesto il non luogo a procedere, ci sembra giusto attendere l’esito dei processi. Possono esserci errori voluti o no. Aspettiamo».
 
Intanto la sua legge che vieta la produzione di carne coltivata è passata. Vi si obietta che può trattarsi di una produzione non dannosa per l’uomo, che non impedirebbe di continuare ad allevare animali, e rischia di tenere fuori l’Italia dalla ricerca. Non è un no al futuro?
«È una legge fatta assieme al professor Schillaci, sostenuta da tanti esperti e scienziati, richiesta da associazioni ed esponenti di ogni parte politica. Siamo sempre disponibili a recepire direttive europee, ma vogliamo che si dimostri la non nocività, che ad oggi non è dimostrata. Non è vero poi che la ricerca è ostacolata, non c’è una riga su questo nella legge, come non è vero e dimostrabile che sarebbe un vantaggio per l’ambiente, che comunque cambierebbe ecosistema senza più allevamenti. E poi c’è una filiera per noi essenziale: sulla quantità saremmo sempre perdenti, finirebbe nelle mani delle multinazionali, sulla qualità no. Non vogliamo perdita di lavoro e potenzialmente di salute quando esiste un immenso spazio in Africa per grandi produzioni per tutti. A questo lavoriamo».

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4 dicembre 2023 2023 ( modifica il 4 dicembre 2023 2023 | 07:43)