Welfare

Pensioni, la rivalutazione non è uguale per tutti: gli assegni più alti perdono 8 mila euro all’anno

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

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Le nuove penalizzazioni

Nel 2024 le pensioni saranno rivalutate fino al 5,6%, mentre la rivalutazione minima sarà dell’1,2%: questo è il valore stimato di adeguamento all’inflazione 2023 nella relazione tecnica del ddl Bilancio, in attesa di quello ufficiale. Dunque, per finanziare l’aumento delle pensioni basse, il governo ha deciso di inasprire le penalizzazioni sulla rivalutazione delle pensioni: tramite un meccanismo decrescente, già applicato nel 2023, non tutte le pensioni beneficeranno di un aumento pari a quello del costo della vita. Quelle più tartassate saranno le pensioni superiori a 10 volte l’assegno minimo Inps: per loro il ritocco sarà solo del 22%, contro l’attuale 32%. Quelle maggiormente favorite saranno le pensioni i fino a 4 volte il minimo.
Ma ora c’è una novità ed è legata alla probabile marcia indietro del governo per quanto riguarda l’annunciato taglio delle pensioni future del comparto pubblico per coloro che andranno in pensione dal prossimo anno e hanno iniziato a lavorare prima del 1996 (vedi la scheda n.5 seguente). Lo sciopero fissato dai medici per il 5 dicembre, ma ancora di più la loro probabile fuga in massa dal Sistema sanitario nazionale per accedere alla pensione entro la fine dell’anno, ha costretto il governo a rivedere ancora una volta ciò che aveva ampiamente annunciato e che il Consiglio dei ministri aveva approvato. Se Meloni prenderà questa strada, occorrerà trovare nuove risorse e queste potrebbero prendere la forma di ulteriore sforbiciate alle rivalutazioni degli assegni.
Proviamo a fare il punto e cerchiamo di immaginare gli ulteriori interventi.


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