Economia

Processo sullo strapotere di Google, testimonia Nadella (Microsoft): impossibile competere

Processo sullo strapotere di Google, testimonia Nadella (Microsoft): impossibile competere

Per il ceo di Redmond è determinante la capacità di essere di default nei dispositivi mobili degli utenti. L’intelligenza artificiale? Non ha ampliato la concorrenza, anzi potrebbe rafforzare Big G

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Oltre tre ore in un’aula di Washington a parlare di uno dei principali “rivali” nella conquista dei servizi web del futuro. Satya Nadella, il numero uno di Microsoft, ha testimoniato al processo contro Google, uno degli eventi più attesi della storia di Big Tech durante il quale le Autorità americane vogliono chiarire se il motore di ricerca sta abusando del suo potere creando una situazione di illegittimo monopolio.

Una posizione dominante che sarebbe stata costruita – sostiene l’accusa – anche grazie a trasferimenti da 10 miliardi l’anno verso produttori (tipo Apple) e società tlc (come At&t e altre) per far sì che il suo motore di ricerca restasse “predefinito” sui dispositivi mobili. Aspetto centrale per il business pubblicitario di Big Tech. 

Il cuore della tesi del ceo di Microsoft, sintetizzata da Bloomberg, è che l’onnipotenza di Google nelle ricerche online è così forte da rendere impossibile anche al suo colosso di competere. Le parole di Nadella, il profilo più alto che fin qui ha depositato le sue ‘verità’, sembrano mattoncini posati per rafforzare la teoria dell’accusa. Il ceo di Microsoft ha infatti screditato come “fasulla” la tesi portata da Alphabet – la società che sta sopra Google – sul fatto che sia semplice cambiare le impostazioni di default presenti su computer e smartphone che montano i sistemi Android. Nadella, che non ha parlato certo come l’ultimo degli utenti ma come leader di una delle aziende più importanti ed influenti del tech, ha lamentato anche il fatto di esser stato respinto da Apple quando ha provato a insinuare il suo motore di ricerca, Bing, nel melafonino.

Doglianza ribaltata dal legale di Google, John Schmidtlein, che ha ricordato a Microsoft gli scarsi risultati di utenti raggiunti anche quando Bing è stato impostato di default sui dispositivi – E’ accaduto con Verizon nel 2008, con BalckBerry e Nokia nel 2011 – ha dovuto cedere il passo agli strumenti di Mountain View nelle preferenze dei consumatori. 

Nadella ha però sostenuto che cambiare le impostazioni predefinite “è oggi più facile su Windows piuttosto che su Google”, replicando così all’accusa di avere egli stesso impostato Bing come motore predefinito sul sistema operativo di casa. “Ti svegli al mattino, ti lavi i denti e fai una ricerca su Google”, ha detto per rendere l’idea di come il passaggio sia ormai diventato rituale per le persone. Quanto all’obiezione che il suo ritardo fosse dovuto a un tema di qualità inferiore rispetto al rivale, Nadella ha replicato che Microsoft ha cercato di dimostrare che gli ingegneri di Bing sarebbero stati in grado di "colmare il divario di qualità" proprio accedendo al grande numero di ricerche veicolate dagli smartphone Apple, cosa che però gli è stata preclusa.

Nadella ha dunque affermato che il dominio di Google è dovuto agli accordi che lo rendono il browser predefinito e ha minimizzato l'idea che l'intelligenza artificiale o i motori di ricerca più di nicchia come Amazon o i siti dei social media abbiano cambiato significativamente il mercato in cui Microsoft compete con Google. “Siamo una delle alternative, ma non siamo il default” ha detto Nadella. Smentendo il fatto che il debutto dell’Intelligenza artificiale nel mercato (Microsoft ha investito in OpenAi, la società di ChatGpt) abbia generato improvvisi cambiamenti nelle quote. Per Google, invece, proprio un’arma come ChatGpt è in grado di aumentare la concorrenza. Posizione ribaltata da Microsoft: proprio l'intelligenza artificiale – sostiene Nadella – potrebbe aiutare Google ad ampliare il suo dominio sul mercato della ricerca online.

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