Sanità, Meloni alle Regioni: più risorse? Bisogna spendere bene

di Monica Guerzoni

La premier: immigrazione, situazione esplosiva. Schlein: opposizione senza sconti

Sanità, Meloni alle Regioni: più risorse? Bisogna spendere bene

DALLA NOSTRA INVIATA
TORINO - Dal palco del settecentesco Teatro Carignano, dal quale il grande violinista e compositore scandì la celeberrima frase «Paganini non ripete», Giorgia Meloni guarda indietro fino a Camillo Benso di Cavour per dire ai presidenti delle Regioni che «si vince e si perde tutti insieme, anche nelle tante divisioni che questa nazione ama sempre mettere in luce». Era così ai tempi del Risorgimento e per la premier è così anche oggi, dalla sanità alle riforme costituzionali, dall’Autonomia all’immigrazione.

I ritratti di Palazzo Chigi

La leader della destra parla al Festival delle Regioni, con un lungo discorso a tutto campo che prende le mosse dalle pareti di Palazzo Chigi: «Il primo ritratto è quello di Cavour e l’ultima immagine rappresenta qualcun altro...». Cioè lei, che al termine dell’intervento deporrà un mazzo di fiori sullo scranno del predecessore.

Sentirsi erede di un patriota da libri di storia in una fase «così difficile» comporta «grandi responsabilità» per Meloni, che vuole «essere all’altezza di una storia straordinaria» e ne sente tutto il peso: «È difficilissimo, non consente leggerezze, superficialità o personalismi». Fuori i manifestanti gridano «Meloni non sei benvenuta a Torino» e incassano manganellate, dentro i governatori (e i ministri) applaudono l’ospite d’onore che ha definito «irrinunciabile» la leale collaborazione tra i diversi livelli dello Stato. E alla fine scattano tutti in piedi, nonostante la leader della destra abbia gelato la richiesta di aumentare di 4 miliardi il Fondo per la sanità, rilanciata anche dal ministro Schillaci.

I finanziamenti

«I margini di manovra sono limitati anche a causa dell’eredità di una politica che ha avuto un orizzonte troppo breve» perché cercava il consenso, mette le mani avanti Meloni per difendere la legge finanziaria a cui lavora il governo: «Non rinunceremo a occuparci di salute, partendo dal potenziamento delle risorse per il personale sanitario e per abbattere le liste di attesa». I presidenti delle Regioni che in due giorni si sono alternati sul palco, moderati tra gli altri dal direttore del Corriere Luciano Fontana, hanno chiesto più soldi per la sanità. Ma la premier avverte che «non si può far tutto e subito» e così diluisce gli obiettivi nel tempo e ribadisce che il suo orizzonte è «di legislatura».

L’obiettivo resta «la sostenibilità del sistema sanitario in un contesto complesso» e però, bacchetta governo e Regioni la premier, perché il sistema sia efficace «bisogna uscire da una discussione miope tutta incentrata sulle risorse». E riflettere, magari in un «tavolo di confronto», su come le risorse sono impiegate: «Non basta spendere di più», se poi lo si fa «in modo inefficiente». Parole che fanno infuriare le opposizioni. Sulla scia della Fondazione Gimbe, che vede una sanità «lanciata verso il baratro», Pd e 5 Stelle denunciano all’unisono la «presa in giro» ed Elly Schlein promette una «opposizione dura e senza sconti».

La manovra e il Pnrr

La premier riconosce che «le priorità sono molte e le risorse poche» e il governo deve riuscire a «spenderle tutte». Per fare cosa? «Redditi, sanità, famiglie che mettono al mondo dei figli». Forza Italia chiede fondi per rafforzare le pensioni più basse e lei, che non vuole deludere Tajani, assicura che si farà «se possibile». Poi conferma il taglio del cuneo fiscale e prova a smontare le tesi secondo cui la natalità è un tema ideologico: «Non lo è, il nostro welfare non regge con una popolazione che continua a invecchiare». Sul Pnrr sprona a «correre, correre, correre» e garantisce che sulle riforme costituzionali si andrà «spediti».

Riforme costituzionali

Dal palco il ministro Roberto Calderoli ha elencato tutti i vantaggi dell’autonomia differenziata (aggettivo che non gli piace) e Meloni lo rassicura sulla sua «determinazione» a portare avanti la controversa riforma «senza stop». Se le opposizioni temono che spaccherà l’Italia, lei sembra convinta che la renderà «più unita, coesa e forte» e, per scongiurare nuove tensioni con la Lega, garantisce che il testo andrà avanti parallelamente all’elezione diretta del premier. Un’elezione «anti-ribaltoni e giochi di palazzo» grazie alla quale, a giudizio del capo del governo, i cittadini potranno «decidere da chi farsi governare».

Il piano Mattei

La situazione dei flussi migratori è «esplosiva», il governo del fenomeno è «ovviamente difficile» ma nell’anniversario della tragedia di Lampedusa Meloni ribadisce che «è nostro dovere porre fine a questa continua strage». La premier conferma l’intenzione di «coinvolgere tutti» quando porterà in Parlamento il tanto evocato Piano Mattei per l’Africa.

Nell’attesa, politici e toghe litigano sulla sentenza con cui la giudice Iolanda Apostolico ha di fatto cancellato un pezzo del decreto Cutro e la leader di FdI, che si era detta «basita», da Torino rivendica il diritto di affermare che non è d’accordo se viene «disapplicata» una legge del suo governo: «Non c’è nessuno scontro con la magistratura. Dico quello che penso, riguarda una sentenza specifica».

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3 ottobre 2023 (modifica il 4 ottobre 2023 | 07:10)