Economia

Il carrello tricolore? Si risparmia solo una fetta di prosciutto cotto

Il carrello tricolore? Si risparmia solo una fetta di prosciutto cotto

È partita domenica la spesa con il protocollo anti inflazione voluto dal governo. Pochi i prodotti a prezzo bloccato e solo delle marche della grande distribuzione: nella nostra spesa uno sconto di 28 centesimi

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Per vedersi, si vede. Almeno qui al supermercato Doc di via Frattini, Roma Sud, gli scaffali si sono riempiti dei carrellini tricolori del “trimestre anti-inflazione”, l’iniziativa del governo contro il caro prezzi. Coop, di cui l’insegna Doc fa parte, è tra le catene che hanno aderito in modo più convinto e stamattina — tra i clienti della spesa grande della domenica e le telecamere del tiggì — i dipendenti finiscono di sistemare i cartellini: “prezzi bloccati” per tre mesi su mille prodotti, “sconto 10%” su 200. Mille e duecento carrellini verde-bianco-rossi sui 6 mila prodotti esposti.

Un risparmio di 28 centesimi

Si vede, e i clienti notano: «Per fortuna», dice Roberta, 40 anni, sei borse piene e mezzo metro di scontrino. Ma il punto è: si sente? «Qualcosina». Abbiamo fatto una prova anche noi, la stessa spesa di dieci prodotti sabato e oggi, giorno uno del trimestre anti-inflazione: spaghetti, passata, tonno in lattina, due etti di prosciutto cotto, pannolini, latte, biscotti, docciaschiuma, mele. Scoprendo che il risparmio netto su un conto di 34 euro, grazie al 10% sul tonno, è di 28 centesimi. Che nel nostro caso si riducono a un solo centesimo visto che — “signore, lascio?” — il salumiere abbonda con il cotto. Gustosa sintesi: il carrello anti-inflazione, anche dove è applicato più diffusamente, vale una fetta di prosciutto.

L’industria alimentare non aderisce

Non certo una svolta, considerato che dall’inizio della tempesta dei prezzi i rincari sono del 20-25 per cento. E considerata la pompa con cui Palazzo Chigi ha siglato il patto con la filiera alimentare, definito dalla premier Meloni la prova che l’Italia è «una nazione in grado di tenersi per mano e lavorare sullo stesso obiettivo». La realtà è che, come con la benzina o i biglietti aerei, le velleità da calmieratore del ministro del Made in Italy Adolfo Urso — ispirato da un analogo trimestre anti-inflazione francese — si sono subito scontrate contro la libertà dei prezzi. E sui tanti tavoli organizzati da luglio con la filiera, dati alla mano non imputabile di “extra profitti”, è rimasta solo l’arma spuntata della moral suasion. Così, dei 23 mila esercizi aderenti, il grosso sono punti vendita della grande distribuzione, con monitoraggio di Mr. Prezzi. La grandezza dei panieri e l’entusiasmo variano: il ministro Salvini, che domenica ha fatto spesa da Esselunga, ha scoperto che lì la promozione parte con calma dopo il weekend. Tra i piccoli esercenti, quelli che servono paesini e anziani, molte farmacie e pochissimi alimentari. Soprattutto, l’industria alimentare, con pochissime eccezioni, si è limitata a una dichiarazione di intenti, giusto per evitare l’assenza.

Carne e frutta esclusi

Il risultato è che, qui a via Frattini e in tutti i supermercati d’Italia, i prodotti a prezzi congelati o — in molti meno casi — scontati sono solo quelli “a marchio del distributore”, Coop, Conad, Carrefour eccetera. Quelli dove le catene hanno il controllo della filiera e la possibilità di gestire in autonomia i prezzi. Nella nostra spesa: Parmigiano in busta, bloccato, e tonno, unico sconto. Potevamo essere più oculati, vero, sacrificare i marchi e scegliere più prodotti del distributore, come sempre più italiani fanno per risparmiare e non arrendersi al discount. Così metteremmo al riparo dai rincari per tre mesi una parte più grande del nostro carrello. Non tutto, in ogni caso: restano fuori i freschi — frutta, carne e pesce — perché i loro prezzi sono troppo variabili. E altri prodotti come l’olio, su cui anche le catene più volenterose non possono mettere argini: il raccolto è stato brutto, i prezzi saliranno. I pannolini sono storia a sé: a gennaio, dopo che il governo ha tagliato l’Iva di 5 punti, i produttori hanno subito alzato i prezzi.

Operazione di immagine

Insomma, mentre in Francia il governo annuncia che nel 2024 le imprese bloccheranno i prezzi di 5 mila prodotti, l’effetto finale del patto anti-inflazione italiano, tra sconti e rincari evitati nei prossimi mesi, non sarà lontano dalla nostra fetta di prosciutto moltiplicata per 90 giorni di spesa. Ma la percezione, si sa, conta e la scommessa del governo è che la vista del carrellino tricolore (bel logo, almeno) restituisca un po’ di fiducia almeno fino a Natale. Se di operazione di immagine si tratta, come dicono addetti ai lavori e associazioni dei consumatori, ha tempismo: l’anno scorso ottobre e novembre sono stati il picco di inflazione, quindi i prossimi due mesi mostreranno in ogni caso flessioni decise. Il governo potrà prendersi parte del merito e proporre di allungare “l’esperimento”, o sperare che la corsa dei prezzi per allora sia tornata solo normale. Magra consolazione per le famiglie. Dice Letizia: «Quello che abbiamo perso in due anni non lo recuperiamo più. E tra tre mesi?».

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