Quell’inesauribile arsenale nordcoreano che può fiaccare l’avanzata di Kiev

Quell’inesauribile arsenale nordcoreano che può fiaccare l’avanzata di Kiev

Pyongyang ha le riserve di proiettili e di artiglieria più grandi del mondo

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Al popolo nordcoreano non è mai stata posta la domanda mussoliniana “Volete burro o cannoni?”. E mentre milioni di persone fanno la fame, il regime di Pyongyang ha creato il più grande arsenale di artiglieria esistente al mondo: almeno seimila obici – ottomila secondo altre fonti – e cinquemila lanciarazzi multipli, destinati a sommergere Seul sotto una pioggia di fuoco. La scorta di munizioni è altrettanto mostruosa: si parla di colpi sufficienti a tre mesi di battaglia, ossia milioni e milioni di ordigni custoditi in centinaia di depositi sotterranei. E questa montagna di proiettili è quello di cui Putin ha bisogno per proseguire il conflitto in Ucraina.

L’intensità dei combattimenti ha messo alle corde persino le gigantesche riserve russe: da 566 giorni il consumo è a livelli altissimi, che oscillano tra tremila e diecimila proiettili quotidiani. Si tratta di almeno due milioni tra granate per cannone e razzi, che il Cremlino fatica a rimpiazzare. Soprattutto nell’ultimo mese le batterie ucraine sembrano avere preso il sopravvento grazie alle forniture di munizioni con testata a grappolo consegnate dagli Stati Uniti: sul fronte chiave della controffensiva il ritmo dell’artiglieria russa appare in calo. In particolare, dall’inizio dell’estate è diminuito drasticamente l’uso dei razzi terra-terra, protagonisti della prima fase dell’invasione: sono armi che hanno problemi maggiori di conservazione e quelle prelevate dai vecchi magazzini sovietici sono spesso inutilizzabili.

Kim Jong-un può offrire la soluzione. Razzi e proiettili degli stessi calibri russi, pronti per essere utilizzati e venire trasferiti via treno senza difficoltà logistiche. Il dittatore a inizio agosto ha visitato le fabbriche e addirittura ordinato di incrementarne la produzione. Come per tutti i congegni nordcoreani, la precisione è bassa: quando nel 2010 l’artiglieria ha sparato contro un’isola del Sud, si stima che solo ottanta dei trecento dei colpi esplosi siano arrivati sul bersaglio. Ma in una guerra di logoramento come quella in corso in Ucraina la quantità conta più della qualità. E se i due autocrati trovassero un accordo, Mosca potrebbe moltiplicare i tiri di sbarramento contro le brigate che cercano di liberare i territori occupati. Potrebbe essere un punto di svolta.

La domanda è cosa Kim Jong-un chiederà in cambio a Putin. La sua priorità è il programma missilistico nucleare e i russi hanno la tecnologia per perfezionare i vettori intercontinentali, adattare le testate o permetterne l’impiego a bordo di sottomarini. Finora però non sembra che Mosca abbia ceduto progetti atomici neppure agli iraniani, che gli hanno consegnato migliaia di droni Shahed. Più probabile che Pyongyang, come è successo con Teheran, possa ottenere armamenti convenzionali nei settori in cui è più sguarnita: aerei ed elicotteri da combattimento, droni, radar. Una cosa è certa: i nordcoreani sono negoziatori molto abili e sapranno sfruttare l’urgenza del Cremlino.

Una piccola nota: finora al fronte sono già apparsi alcuni proiettili e razzi nordcoreani, ma nelle mani degli ucraini. L’origine è misteriosa. Si ipotizza che fossero stati venduti agli iraniani e poi sequestrati dagli americani sulle navi dei Guardiani della rivoluzione che li stavano trasferendo ai loro alleati. Risalgono al 1990 ma funzionano perfettamente. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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