Che cos’è il nucleare di quarta generazione e perché si punta
sui «mini reattori»?

di Massimo Sideri

A più riprese i ministri Pichetto Fratin e Salvini hanno ipotizzato un nuovo nucleare italiano

Che cos’è il nucleare di quarta generazione e perché si punta sui «mini reattori»?

Per fare comprendere le complessità del nucleare civile, sempre restando nel perimetro della fissione cioè della rottura dell’atomo — quella di cui parla il film del momento, Oppenheimer di Christopher Nolan, per intendersi — gli esperti amano usare questo «monito»: entrare in questa industria è un processo lungo e difficile, ma ancora più lungo e difficile è uscirne (leggi Sogin, la società a cui è affidato lo smantellamento e la gestione del materiale nucleare, uno dei grattacapi che ogni nuovo ministro si trova sulla scrivania). L’Italia, dopo gli annunci da parte dei ministri Gilberto Pichetto Fratin e Matteo Salvini, dovrà scalare una ulteriore dimensione: quanto ci vorrebbe per rientrare nel nucleare, puntando sulle nuove tecnologie, dopo esserne usciti una prima volta con il referendum del 1987 arrivato dopo Chernobyl? Risponde Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento Enea su fusione e sicurezza nucleare. La stessa Enea (l’Agenzia per le nuove tecnologie e l’energia) è stata citata da Pichetto Fratin per la gestione della piattaforma sul nucleare.

1 Che cosa è il nucleare di IV generazione?
«I reattori nucleari sono generalmente classificati per “generazione”. Le prime tre derivano da progetti inizialmente proposti per la propulsione navale, quasi esclusivamente militare, alla fine degli anni Quaranta. La prima generazione non è più in funzione. La II è quella di Chernobyl ma anche Fukushima. La III riguarda soprattutto l’allungamento della vita dei reattori di generazione II. Il vero salto si otterrebbe con la IV generazione. All’interno di questa, si trovano i reattori veloci refrigerati a piombo (Lfr) che attraggono un sempre maggiore interesse e rappresentano la quasi esclusività delle attività di ricerca e sviluppo nel settore in Italia. La fondamentale differenza dei reattori Lfr rispetto a quelli attuali è un sistema refrigerante che utilizza piombo invece di acqua; in questo modo è possibile garantire la presenza del refrigerante in qualsiasi condizione incidentale».

2 Quanto tempo ci vorrebbe per questo salto tecnologico?
«Questi obiettivi sono raggiungibili nell’arco di 20-25 anni, massimizzando la ricerca nella termofluidodinamica dei metalli liquidi e nella progettazione del nocciolo (il cuore della centrale) che permetta la chiusura del ciclo del combustibile, che garantisce il completo riciclo del plutonio e degli attinidi minori, riducendo fortemente il quantitativo di rifiuti radioattivi difficili da gestire».

3 Non c’è antagonismo rispetto all’evoluzione delle energie rinnovabili?
«La contrapposizione tra nucleare ed energie rinnovabili è un falso problema: su queste ultime occorre continuare a investire per aumentare la produzione e ridurre i costi. Non è pensabile però un mondo di sole rinnovabili: per la loro stessa natura sono intermittenti e hanno grandi necessità di accumulo».

4 Cosa è invece il cosiddetto mini-nucleare?
«A metà strada fra la terza e la quarta generazione di reattori si pongono gli Small modular reactors (Smr) e gli Advanced modular reactor (Amr) che possono essere determinanti nel processo di decarbonizzazione (il nucleare non produce CO2, ndr) già dai prossimi anni. Gli Smr e gli Amr possono essere la risposta immediata alle difficoltà tecniche e realizzative delle centrali di terza generazione: le dimensioni ridotte riducono i costi dei sistemi di sicurezza pur mantenendone immutate le garanzie. Per gli Smr resta irrisolta la questione relativa alla produzione di rifiuti radioattivi a lunga vita, infatti sono raffreddati ad acqua e devono utilizzare come combustibile uranio arricchito che a fine utilizzo deve essere gestito come rifiuto. Per gli Amr, come detto, il ciclo chiuso permette di minimizzare i rifiuti a lunga vita. Gli Smr potrebbero essere installati nei prossimi dieci anni. Per gli Amr ne serviranno almeno 15».

La newsletter Diario Politico

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter "Diario Politico". E' dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.

5 settembre 2023 (modifica il 5 settembre 2023 | 14:46)