Che fine hanno fatto i nemici di Putin: la catena di omicidi-suicidi

di Fabrizio Dragosei e Redazione Online

Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono state 39 le morti misteriose di personaggi che avevano a che fare con il presidente russo. Poi i casi Litvinenko, Politkovskaja, Baburova, Nemtsov, i «suicidi» Maganov e Antonov

Che fine hanno fatto i nemici di Putin: la catena di omicidi-suicidi

«Prigozhin è morto», hanno detto i media russi. Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2023 e aggiornato oggi.

In Russia, in Europa e perfino in America. Sono veramente tanti i nemici giurati di Vladimir Putin che hanno fatto una brutta fine. Incidenti inspiegabili, aggressioni, suicidi e veri e propri omicidi eccellenti. Una scia di sangue che si snoda nel tempo, dai primissimi anni Duemila a oggi. Naturalmente si tratta di episodi collegati al Cremlino del tutto casualmente, almeno fino a prova contraria. Il sito Gbnews.com ha calcolato che solo dall’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina nel febbraio dell’anno scorso, siano state 39 le morti misteriose di personaggi che avevano a che fare col presidente russo.

L’ultimo caso finito sui giornali risale a tre mesi fa quando a Mosca è morto di setticemia l’oligarca Sergej Grishin, conosciuto per aver venduto al principe Harry e alla moglie Meghan la sua villa californiana. Non un personaggio famosissimo, ma pur sempre un ex banchiere che aveva criticato vivacemente l’operato del signore del Cremlino, come altri imprenditori coinvolti in strane catene di omicidi-suicidi assieme a tutta la famiglia: Vasily Melnikov, Vladislav Avayev e Sergei Protosenya.

Ben più noto e quasi indiscutibilmente legato ad apparati statali, il caso di Aleksej Navalny, il principale oppositore politico di Putin che prima di finire in galera aveva subito un clamoroso tentativo di avvelenamento in Siberia. Mentre era ad un incontro politico, personaggi che appartengono al servizio segreto dell’esercito, il Gru, contaminarono con il Novichok la sua biancheria intima.

Sempre al Gru rispondevano i due misteriosi “turisti” russi che nel 2018 a Salisbury, in Gran Bretagna, sparsero la stessa sostanza nervina sulla maniglia della porta di casa di un ex agente russo che era passato anni prima ai britannici. E che stava fornendo ulteriori importanti informazioni. Anche in quel caso il bersaglio, Sergej Skripal riuscì a sopravvivere all’avvelenamento assieme alla figlia Yulia che pure aveva toccato la porta.

L’altro caso clamoroso nel quale personaggi legati ai servizi segreti russi hanno fatto ricorso a materiale tossico (in questo caso radioattivo) è quello di Aleksandr Litvinenko, uno dei primissimi assassinii eccellenti, avvenuto a Londra nel 2006. Anche lui era un ex agente passato al “nemico” che continuava a dare fastidio. Due suoi ex colleghi gli propinarono una tazza di tè al polonio in un albergo di Mayfair. L’uomo morì in ospedale dopo una terribile agonia.

Molto più spesso, killer prezzolati (in Russia non si è mai scoperto chi fossero i mandanti) hanno preferito ricorrere a metodi più diretti, anche se meno sofisticati. Nello stesso autunno del 2006 la giornalista Anna Politkovskaya venne freddata a colpi di pistola mentre aspettava l’ascensore di casa sua. In realtà in precedenza qualcuno aveva tentato di avvelenarla in aereo ma la cosa non era andata a buon fine.

Sempre con colpi di arma da fuoco furono assassinati diversi esponenti di organizzazioni che si occupavano di diritti umani, come Natalia Estemirova, rapita e trucidata nel 2009, l’avvocato Stanislav Markelov e la giornalista Anastasia Baburova, freddati assieme lo stesso anno. EBoris Nemtsov , esponente di punta dell’opposizione che era stato anche vicepremier ai tempi di Eltsin al quale spararono vicino al Cremlino nel 2015.

Innumerevoli i casi di incidenti, tutti abbastanza strani. Come quello di Mikhail Lesin che era stato ministro dell’informazione con Putin e che nel 2015 fu trovato morto in una stanza di albergo a Washington. L’autopsia stabilì che aveva bevuto enormi quantità di alcool e aveva battuto violentemente la testa. Sospetta anche la morte dell’ex oligarca che prima di rompere era stato legatissimo a Putin, Boris Berezovskij. Nel 2013 fu trovato cadavere nel bagno della sua villa nel Surrey.

Le cadute sono state fatali a diversi critici del Cremlino. I più noti, forse, sono l’ex presidente della compagnia petrolifera Lukoil Ravil Maganov e il miliardario Pavel Antonov, entrambi morti l’anno scorso, dopo aver detto cose sgradite sull’Operazione militare speciale. Maganov è caduto dalla finestra di un ospedale moscovita, mentre Antonov è volato da quella di un albergo mentre si trovava in India per festeggiare il suo compleanno.

23 agosto 2023 (modifica il 24 agosto 2023 | 08:49)