Cronaca

Svaniti i soldi extra la fuga dei medici dagli ospedali

Il pronto soccorso dell'Ospedale Cardarelli di Napoli

Il pronto soccorso dell'Ospedale Cardarelli di Napoli

 
Il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, è stato chiaro: i 4 miliardi in più nel fondo sanitario che aveva chiesto il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, nella manovra non saranno previsti
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La sanità ha bisogno di più soldi ma il governo non ha intenzione di dare stanziamenti extra. Il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, è stato chiaro: i 4 miliardi in più nel fondo sanitario che aveva chiesto il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, nella manovra non saranno previsti. E per un settore in grande difficoltà sarà sempre più difficile assicurare un’assistenza di qualità, tra liste di attesa, servizi territoriali deboli, ospedali da rimodernare.

Intanto, difficilmente si risolverà il problema del personale. In molti reparti e servizi territoriali mancano medici e infermieri. Il lavoro è sempre più duro e lo stesso Schillaci ha più volte detto che bisogna dare compensi migliori ai professionisti. «Siamo stanchi di essere mortificati professionalmente ed economicamente, di garantire assistenza in condizioni precarie e disumane, per il malato e per noi stessi»: sono parole dei medici del Cardarelli di Napoli, che ieri hanno deciso di lavorare con il lutto al braccio. Solo uno dei tanti segnali del disagio che attraversa il mondo sanitario.

Più soldi vorrebbero dire anche compensi migliori per i professionisti. Stipendi o comunque progressioni di carriera più frequenti ridurrebbero (azzerarle è difficilissimo) le uscite verso l’estero di giovani neo laureati ma anche di figure più esperte, così come gli spostamenti nelle strutture private e pure il fenomeno dei gettonisti. Questi liberi professionisti, che si spostano da una struttura all’altra, tengono ancora in piedi i pronto soccorso in molte Regioni. Nel decreto “Bollette” di fine maggio era stato inserito un articolo per ridurre il fenomeno, ma per ora non se ne vedono gli effetti. Si dava alle Asl un ultimo anno di tempo per arruolare i gettonisti, ma solo in casi di emergenza. E soprattutto si prevedeva la stesura di un tariffario per evitare sfide al rialzo tra le Asl per accaparrarsi i medici. Per ora il tariffario non c’è.

«Se si parla di personale, il problema non è soltanto la mancanza di soldi. Se le Asl assoldano i gettonisti evidentemente hanno denaro a disposizione — spiega Piero Di Silverio dell’Anaao, il principale sindacato degli ospedalieri —. Il punto è anche politico. C’è un tetto di spesa per il personale a tempo indeterminato, il governo dovrebbe toglierlo. E invece, oltre a non mettere soldi non fanno neanche politiche favorevoli alla sanità. Andrebbe poi depenalizzato l’atto medico e tolte le incompatibilità per fare in modo che i professionisti non scappino dal sistema pubblico». Per Di Silvero, sui soldi, ci vorrebbe una presa di posizione forte: «Bisogna aumentare il valore della spesa sanitaria sul Pil, se non lo fanno vuol dire che non c’è la volontà politica di sostenere la sanità».

Ma il governo Meloni non ha intenzione di aumentare i soldi destinati alla spesa sanitaria, che secondo le previsioni dell’esecutivo arriverà addirittura al 6,2%, dato tra i più bassi di sempre. Per chiedere più fondi e addirittura promuovere una legge che porti il rapporto spesa/Pil al 7% (vorrebbe dire 16-17 miliardi in più) si è mossa l’Emilia-Romagna, che potrebbe essere seguita dalla Toscana. Intanto, però, ci vorrebbero almeno quei 4 miliardi. L’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, spiega di aver organizzato una mobilitazione con tutti i sindacati e le società scientifiche dei medici, gli Ordini e i Comuni, anche quelli amministrati dalla Lega. «Il ministro dell’Economia Giorgetti — dice — è apparso timido rispetto alle richieste del suo collega Schillaci, ma una volta fatta la Finanziaria sarà troppo tardi. Bisogna muoversi subito, questa è una battaglia bipartisan».

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