Evasione e condoni

Ruffini: «Sulle tasse non si molla». La Lega va all’attacco sul fisco, ma Zangrillo e Leo sostengono il direttore dell’Agenzia delle Entrate

di Mario Sensini

Ruffini: «Sulle tasse non si molla». La Lega va all'attacco sul fisco, ma Zangrillo e Leo sostengono il direttore dell'Agenzia delle Entrate

Niente altro che una riunione di lavoro concomitante, dicono i suoi. Al termine di una giornata difficile, con il condono di Matteo Salvini che incrocia consensi e appare sempre meno una provocazione, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, diserta l’audizione parlamentare sulla delega fiscale. Già in mattinata, tuttavia, il manager alla guida dell’Agenzia dal 2017 al 2018, poi di nuovo dal 2020 ed appena rinnovato per tre anni dal governo Meloni, dipinto da Salvini alla stregua di un bandito che tiene in «ostaggio» gli italiani, come ha ripetuto anche ieri, aveva messo le cose bene in chiaro.

Questione di giustizia

Una difesa istituzionale, ma molto decisa della lotta all’evasione, davanti al ministro della Funzione Pubblica Paolo Zangrillo, e al vice dell’Economia, Maurizio Leo, due che hanno preso subito le distanze dal condono di Salvini. La lotta ai cittadini disonesti «non si fa per la volontà di perseguitare qualcuno, ma per una questione di giustizia nei confronti di chi le tasse le paga, e dei cittadini che hanno bisogno dei servizi dello Stato». Raccogliamo le tasse, precisa Ruffini, «nelle forme, nei modi e nei tempi stabiliti solo dal legislatore» e a beneficio di tutti. Paradossalmente, aggiunge, «anche dei cittadini che si sottraggono al loro pagamento».

I 23 milioni di evasori

All’audizione serale in Senato, prevista dopo quella dei pescatori e prima di quella dei tabaccai, al suo posto, ha inviato un funzionario, Sergio Cristallo, con una cartellina piena di numeri inquietanti. Raccontano di 22 milioni e 800 milia italiani che hanno sulle spalle almeno una dei 172 milioni e mezzo di cartelle esattoriali che restano da pagare, per un valore stratosferico: 1.153 miliardi di euro. Dei quali solo il 10%, 114 miliardi ritenuti recuperabili. La dimostrazione di quanto sia grave e profondo il problema dell’evasione, e lontano dall’essere risolto. Come i dati dell’ultima rottamazione delle cartelle: è stata la più gettonata della storia, ma si può anche vedere il bicchiere mezzo vuoto. Hanno aderito in 3 milioni, meno del 14% dei debitori. Numeri che danno anche la misura del disagio vissuto oggi dentro l’Agenzia delle Entrate, «un’amministrazione pubblica che opera con profondo senso dello Stato a servizio della collettività», che finalmente si sta rafforzando con nuovo personale e che proprio l’anno scorso, ricorda Ruffini, ha registrato il record delle somme recuperate all’evasione, 20 miliardi. «Non è il caso di mollare ora», è il messaggio.

Riscossione impossibile

Il problema è che ogni anno ne scappano 70, se non 100, e la lotta è impari con queste leggi, regolamenti e sentenze che rendono impossibile la riscossione del dovuto. La delega per la riforma fiscale dovrebbe essere l’occasione per rimettere ordine, come chiede da tempo Ruffini, non per un condono. Non ha molto senso parlare di piccoli debitori tartassati, di «evasione di necessità». Salvini pensa ai cittadini che dichiarano le tasse e che alla fine non pagano, o smettono, perché non hanno i soldi. Ma l’80% dell’evasione, come ricorda Ruffini, riguarda cittadini che la dichiarazione non l’hanno proprio presentata, o che l’hanno addirittura falsificata. Molti dei quali, almeno 7 milioni, sono pure recidivi incalliti, e ricevono ogni anno almeno una cartella. Il problema, insomma, non pare quello dei piccoli contribuenti. I numeri di ieri dicono che il 70% dell’evasione, 800 miliardi, riguarda l’1,3% dei contribuenti più ricchi, quelli che hanno debiti fiscali per oltre mezzo milione di euro. Poi ci sono i debitori piccoli, che sono una massa enorme: i database dell’Agenzia ne contano 11 milioni con un debito fino a mille euro, ed altri 7 hanno pendenze fino a 10 mila euro, anche se devono in tutto 40 miliardi, il 3,3% del totale.

Rottamazione a rischio

Una parte dei debiti dei piccoli contribuenti era stato cancellato in passato con le due versioni del saldo e stralcio dei singoli crediti, prima fino a mille euro, poi fino a 5 mila euro, varate nel 2018 e nel 2021. Con quelle operazioni sono stati cancellati 90 milioni di singoli atti, per un importo complessivo di 63,4 miliardi, ma molte cartelle, che contengono più atti, sono rimaste in piedi. C’era la possibilità di chiudere col passato con l’ultima versione della rottamazione. Ma dopo la sortita sul condono, però, nessuno all’Agenzia delle Entrate, come del resto al ministero dell’Economia, nasconde preoccupazione per l’esito dell’operazione. Le prime rate sono attese ad ottobre e novembre, ma la prospettiva di cancellare anche una parte del debito, oltre alle sanzioni e agli interessi, come propone il segretario della Lega, e che tutto sommato non dispiace a Forza Italia, rappresenta una minaccia seria.

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