L’assemblea

Assolombarda, le imprese del Nord attaccano la Bce. Meloni: «Cresciamo più degli altri»

di Rita Querzè

Assolombarda, le imprese del Nord attaccano la Bce. Meloni: «Cresciamo più degli altri»

È la giornata dell’orgoglio per l’industria del Nord. Non solo locomotiva d’Italia: i 1.800 imprenditori presenti all’assemblea di Assolombarda — prima associazione territoriale di Confindustria — si sentono oggi locomotiva d’Europa. Complice il fatto che la Germania arranca. Ma tant’è: le grandi imprese che fanno da traino al tessuto industriale francese e tedesco sono portaerei che virano lente davanti a ostacoli come il caro materie prime o la scarsità dei microchip. Le nostre multinazionali tascabili invece sono incrociatori che si muovono agili nel mare in burrasca delle policrisi. E rivendicano così previsioni di crescita — più 1,2% nel 2023 — che superano le aspettative.

Ministri in prima fila

In sintonia con gli industriali, la cifra dell’orgoglio caratterizza l’intervento della premier Giorgia Meloni: «Ho scelto di essere qui perché penso doveroso sottolineare l’importanza dell’industria manifatturiera italiana a livello europeo e mondiale». E rimbalza nella relazione del presidente di Assolombarda Alessandro Spada come nelle parole, al termine dell’assemblea, del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. In prima fila il presidente del Senato Ignazio La Russa, i ministri del Turismo Daniela Santanchè e della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo con le autorità del territorio, dal sindaco di Milano Beppe Sala al presidente della Lombardia Attilio Fontana. Ma anche il leader di Italia viva Matteo Renzi e il responsabile economico del Pd Antonio Misiani. Oltre naturalmente i grandi nomi dell’industria lombarda, da Diana Bracco a Gianfelice Rocca, da Sergio Dompé a Emma Marcegaglia.

Pnrr come un sol uomo

La premier Giorgia Meloni è intervenuta per prima. Sul Pnrr, ha sfidato le polemiche di chi dubita dell’azione del governo: «Su una partita del genere dovremmo comportarci come fossimo un solo uomo: maggioranza, opposizione, tutti i livelli istituzionali, aziende, sindacati, magistrati, intellettuali, gente comune. Mi dispiace vedere chi non perde occasione per fare polemica e chi tifa perché si fallisca, come se non fosse nell’interesse di tutti riuscire, ma io voglio assicurare che quei soldi li metteremo a terra, costi quel che costi». Sulle politiche industriali non ha risparmiato critiche all’Europa: «La transizione ecologica è indispensabile ma va fatta con criterio. Non possiamo smantellare la nostra economia e il nostro Paese. La sostenibilità ambientale deve camminare di pari passo con la sostenibilità economica e sociale. Vogliamo sì difendere la natura, ma con l’uomo dentro». E sul futuro patto di Stabilità: «La sfida è sugli investimenti», ha detto la premier. In altre parole, per il governo si tratta di convincere la Ue a scomputare le spese per gli investimenti dal calcolo del rapporto deficit/Pil.

Europa sotto la lente

Alla fine la sintonia tra industriali e governo ha avuto come base la condivisione delle critiche all’Europa sulle politiche industriali e alla Bce sul rialzo dei tassi. Spada ha parlato di «una assoluta mancanza di una vera strategia industriale europea». Una capitalizzazione di consenso per la premier in vista delle elezioni del 2024. È rimasto sottotraccia invece il malessere di una parte dell’industria, quella che chiede meno burocrazia e più concorrenza. Quella, per intenderci, degli imprenditori che raccolgono le lamentele dei clienti stranieri che a fatica riescono a trovare un taxi. Gli applausi alla premier non sono mancati. D’altra parte al momento di andare al sodo delle politiche per le imprese le aperture del governo sono state rilevanti. Meloni ha spiegato che l’esecutivo lavora per «varare a breve un chips act italiano». «Tra le prime misure che verranno finanziate con i fondi europei, per almeno 4 miliardi di euro, c’è il Piano Transizione 5.0, fondamentale per incentivare le imprese a investire», ha fatto sapere il ministro delle Imprese Adolfo Urso.

Salario minimo

Dal canto suo il leader di Confindustria Carlo Bonomi, in sintonia con il presidente della sua principale territoriale, si è concesso un affondo sul tema del salario minimo, misura sostenuta dall’opposizione unita. Bonomi ha ribadito che il salario minimo non è un problema di Confindustria perché le retribuzioni orarie dei contratti firmati da Viale dell’Astronomia sono già sopra i 9 euro l’ora. Ma ha anche colto l’occasione per inviare una tripla frecciata. All’Istat, che ha appena aggiornato l’indice Ipca in base al quale si adeguano gli stipendi, con un rialzo superiore alle previsioni. Ai sindacati che firmano nello stesso settore più contratti, alcuni al ribasso. E infine alle altre organizzazioni d’impresa, a partire da quelle del commercio, che hanno il contratto nazionale scaduto dal 2019.

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