Lucia Annunziata e le dimissioni dalla Rai: la riunione di redazione annullata, poi l'annuncio
Al suo posto spuntano le ipotesi di Luisella Costamagna e Serena Bortone. «L'ho già fatto, lo rifarò», diceva ai collaboratori facendo riferimento alle sue precedenti dimissioni negli anni passati
L’aveva detto (a pochi amici). Lo ha fatto (in pochi minuti). Lucia Annunziata concede il bis, lasciando un’altra volta la Rai: dimissioni irrevocabili. Un gesto che, nel giorno delle nomine che rivoluzionano gli equilibri politici dell’azienda, è un pugno nello stomaco della nuova gestione. Una gestione di cui la giornalista mette in discussione metodi e contenuti, a partire dalle «modalità d’intervento». E qui bisogna capirsi. Il nuovo corso meloniano in pochi giorni ha prodotto, come si è detto, un vero e proprio ribaltone. Le maggiori direzioni di genere e le testate più importanti sono passate all’alleanza di governo.
Ad Annunziata, già presidente della Rai e direttrice del Tg3, sembra sufficiente per considerare irrespirabile il nuovo clima: «Riconoscere questa distanza - dice - è da parte mia un atto di serietà». Tradotto: «Non sarò la vostra foglia di fico».
Dopodiché nelle parole con cui si congeda c’è traccia di qualcosa in più: «Non intendo avviarmi sulla strada di una permanente conflittualità interna sul lavoro». Da giorni Annunziata andava ripetendo ai propri collaboratori: «Non sono donna per tutte le stagioni. Se non ci sono le condizioni, me ne vado». Un allarme che era apparso ingiustificato quando lo scorso cda aveva confermato il programma anche per l’autunno. Ma la conduttrice non si sentiva più sicura, preconizzava possibili cambi della squadra autorale imposti dall’alto, immaginava tagli alla redazione, temeva spacchettamenti del programma che avrebbe dovuto condividere con qualche new entry.
Che Annunziata avesse solo sentore di qualcosa che stava per arrivare o ne avesse elementi, non è possibile saperlo. Certo il clima nelle redazioni in queste settimane è cambiato e l’attesa di capire cosa succederà ai palinsesti autunnali, che saranno presentati il 7 luglio, è lunga e genera ogni giorno fantasmi, soprattutto nei tanti contrattualizzati a termine che spesso costituiscono l’ossatura delle redazioni.
La giornalista negli ultimi giorni appariva insofferente: «Non sopporto gli attacchi personali, le campagne mediatiche, i killeraggi a mezzo stampa - si lamentava -: non hanno nemmeno il coraggio di affrontarmi direttamente». La notizia circolata pochi giorni fa di una sua candidatura alle Europee del 2024, per scelta della segretaria del Pd Elly Schlein, l’aveva fatta infuriare: «Se così fosse mi converrebbe restare qui in Rai e farmi una bella campagna elettorale fino al 2024, no? E invece io voglio andarmene», argomentava indignata.
Perché poi, alla base delle decisioni di Annunziata, c’è sempre “il fattore Annunziata”: un riflesso condizionato che si attiva di fronte a certi passaggi stretti e produce gesti clamorosi, rotture, furori, porte sbattute, risposte a muso duro. Salvo ripensamenti. Così la giornalista non è nuova agli addii rumorosi, che sono stati periodici: nel ‘96 si dimette (per sette ore) dalla direzione del TgTre, nel 2004 dalla presidenza della Rai, nel 2011 dalla conduzione di “In mezz’ora” (dimissioni ritirate). «L’ho già fatto, lo rifarò», diceva ai collaboratori in questi giorni con una certa aria di sfida. Gli stessi collaboratori che ieri mattina si sono visti disdire la riunione del mattino all’improvviso, poco prima dell’annuncio delle dimissioni.
Che succede adesso? La trasmissione dovrebbe andare in onda fino a fine giugno, e Annunziata rispetterà l’impegno. Poi c’è la ripresa in autunno: il programma è stato confermato. Per sostituirla si fanno già i nomi di Serena Bortone e Luisella Costamagna. Sempre che non si cambi genere di programma. Quanto al futuro di Annunziata, al momento non prevederebbe altri impegni: «Se vado, lo faccio senza rete» ha sempre assicurato. Ma questa è un’altra storia.