Economia

Ita, l’ingresso di Lufthansa accumula un nuovo ritardo

UN AIRBUS DI ITA AIRWAYS
UN AIRBUS DI ITA AIRWAYS 
Pesano le cause degli ex dipendenti Alitalia che chiedono di essere assunti dalla compagnia pubblica italiana e i dubbi del governo sul ruolo di Fiumicino. I tedeschi puntano su Linate e Malpensa
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ROMA — Un problema a Francoforte, un problema a Roma. E così l’ingresso di Lufthansa nel capitale di Ita Airways accumula un nuovo ritardo. L’accordo tra il gruppo tedesco — che comprerà il 40% di Ita — e il governo italiano, che lo vende, doveva arrivare il 24 aprile. Poi la trattativa è stata prolungata al 12 maggio.

Ma la possibilità di una fumata bianca entro oggi si riducono di ora in ora. Peraltro il ministro dell’Economia Giorgetti, che ha in mano il 100% di Ita, è al G7 in Giappone. Sarebbe insolito e irrituale annunciare la cessione (parziale) della compagnia aerea pubblica mentre il ministro competente è dall’altra parte del mondo.

«Ita Airways non è Alitalia». Per due volte in una settimana, rivolto agli esigenti azionisti di Lufthansa, Carsten Spohr ha scandito queste parole. La frase dell’ad della compagnia tedesca svela la missione dei legali di Lufthansa che, da settimane, passano ai raggi X il contratto preliminare di acquisto di Ita.

La discontinuità

I legali vogliono escludere — senza dubbio alcuno — che la pesante eredità di Alitalia possa mai ricadere un giorno su Ita. Ora, Ita nasce come una società nuova, in totale discontinuità rispetto ad Alitalia. Così ha voluto la Commissione Ue, dopo il fallimento del nostro storico vettore.

In teoria, dunque, Ita non sarà chiamata a rispondere delle “colpe” o dei debiti di Alitalia. Nella pratica, però, Ita sta fronteggiando le centinaia di cause di lavoro degli ex dipendenti di Alitalia. Le cause erano 1.147, a dicembre 2022.

Questi ex dipendenti chiedono di essere assunti da Ita perché — sostengono — la nuova compagnia è l’erede di fatto di Alitalia. Nelle battute finali della trattativa per Ita, i legali di Lufthansa limano gli articoli del contratto di acquisto che dovrebbero garantire i tedeschi dalle implicazioni e ricadute del massiccio contenzioso del lavoro.

UN VECCHIO AIRBUS DI ALITALIA A FIUMICINO
UN VECCHIO AIRBUS DI ALITALIA A FIUMICINO 

Il caso Air Dolomiti

In queste ore, peraltro, Lufthansa cerca di prendere le misure alla vertenza dei sindacati italiani, che difendono i diritti delle hostess e degli assistenti di volo di Air Dolomiti (la sua storica controllata italiana). Due scioperi in un mese — il 3 maggio e il 4 giugno — hanno ricordato ai tedeschi che i sindacati e i lavoratori italiani sanno rivendicare le loro ragioni.

Dubbi a Francoforte, dubbi anche a Roma, nel governo Meloni. Il 3 maggio, il ministro Adolfo Urso — politico di discreta esperienza — ha sottolineato che il piano di Lufthansa per Ita metterà al centro l’aeroporto di Roma Fiumicino.

Da settimane, i ministri in quota a Fratelli d’Italia premono perché Fiumicino sia davvero centrale e strategico nei progetti della compagnia tedesca. Questa forza politica (Fdl) ha un radicamento troppo forte a Roma e nel Lazio per autorizzare un declassamento dello scalo della Capitale.

Francoforte e Monaco

Su questo punto, Lufthansa ha fatto delle concessioni al governo Meloni. Nei fatti, però, il suo piano è largamente centrato sugli scali milanesi di Linate e Malpensa. Il loro compito sarà supportare gli aeroporti di Francoforte e Monaco, che sono spesso saturi e faticano a richiamare voli e passeggeri. Il profilo nordista del progetto Lufthansa può piacere alle Lega, meno alla Meloni.