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25 aprile, Meloni: "Noi incompatibili con nostalgie del fascismo". Il Pd e Dureghello: "Si definisca antifascista". Conte e Calenda apprezzano

25 aprile, Meloni: "Noi incompatibili con nostalgie del fascismo". Il Pd e Dureghello: "Si definisca antifascista". Conte e Calenda apprezzano
La premier esprime il suo giudizio storico sulla destra italiana in occasione della festa della Liberazione. "Nella Costituzione valori conculcati dal fascismo. L'amore per la democrazia antidoto contro tutti i totalitarismi". Ma evoca anche la "guerra civile" e critica chi usa "la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione"
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Roma - La ricorrenza del 25 aprile sia "un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell'Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia". Nel suo primo 25 aprile da premier, dopo settimane di dichiarazioni che hanno scatenato polemiche, Giorgia Meloni rompe il silenzio all'indomani della strigliata arrivata da Gianfranco Fini che in tv ha detto: "Basta ritrosie sulla parola antifascismo", parola però che non viene utilizzata nel lungo intervento della presidente del Consiglio sul Corriere della Sera. Ma parla anche di "guerra civile" che continuò a lacerare il popolo italiano dopo quella data. E critica chi "usa la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione" nei confronti del governo.

"Non si tratta di nostalgie ma del coraggio del valore assoluto dell'antifascismo", è la prima reazione della comunità ebraica con la presidente Ruth Dureghello. Dal Pd interviene Sandro Ruotolo, responsabile Cultura: "La presidente Meloni ribadendo la sua incompatibilità con qualsiasi nostalgia non è riuscita neanche questa volta a definirsi antifascista". Il centrodestra ha condiviso la lettera della presidente del Consiglio, come anche Carlo Calenda che la considera "una presa di posizione" e Giuseppe Conte che ha "apprezzato lo sforzo".

Meloni: "Noi incompatibili con qualsiasi nostalgia del fascismo"

Meloni assicura che queste riflessioni arrivano da chi "le ha viste maturare compiutamente tra le fila della propria parte politica ormai 30 anni fa, senza mai discostarsene nei lunghi anni di impegno politico e istituzionale". Da molti anni, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo", osserva. Il "frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l'affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana", scrive Meloni nel suo intervento. È proprio di qualche giorno fa la dichiarazione del presidente del Senato, Ignazio La Russa che, in un colloquio con Repubblica, osserva che "l'antifascismo non è nella Costituzione" scatenando polemiche e reazioni, compresa quella della segretaria del Pd, Elly Schlein ("L'antifascismo è la Costituzione").

Dal 25 aprile, continua la premier, in Italia è nata "una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate. Nella quale, cioè, libertà e democrazia sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. E questa non solo è la conquista più grande che la nostra Nazione possa vantare ma è anche l'unico, vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario". Per questo "non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l'efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri; presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali; che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà". Un "atteggiamento talmente strumentale che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni ai quali ci auguriamo di non dover più assistere".

La guerra civile

La premier, nel suo intervento, parla anche di "guerra civile" continuata dopo il 25 aprile: "Purtroppo, la stessa data non segna anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano, che in alcuni territori si protrasse e divise persino singole famiglie". E continua: "Quel giorno milioni di italiani tornarono ad assaporare la libertà" ma "per centinaia di nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziò invece una seconda ondata di eccidi".

Meloni: "Ora difendiamo la libertà in Ucraina"

In questo nuovo bipolarismo "l'Italia la sua scelta di campo l'ha fatta, ed è una scelta netta. Stiamo dalla parte della libertà e della democrazia, senza se e senza ma, e questo è il modo migliore per attualizzare il messaggio del 25 Aprile. Perché con l'invasione russa dell'Ucraina la nostra libertà è tornata concretamente in pericolo".

Meloni e la partigiana Del Din

È, questa, "una convinzione che ho rafforzato grazie all'incontro con una donna straordinaria, Paola Del Din" sottolinea, parlando anche del suo incontro con la partigiana che combatteva con le brigate Osoppo. Una "patriota", come la chiama Meloni ma come la stessa Del Din vuole essere chiamata. Lo ha detto giorni fa a Repubblica"Perché preferisco essere chiamata patriota, non partigiana? Perché io ho combattuto per tutti, non per una parte sola. E ho combattuto anche per liberare gli italiani fascisti, pensi un po', ho rischiato la vita pure per loro".

Le reazioni

Per il dem Sandro Ruotolo, responsabile Informazione, cultura, culture, memoria, "è evidente che permane una grave reticenza che non è superata dalle parole. Se i conti la destra italiana li ha fatti da tempo come è possibile che un provocatore seriale sia ancora presidente del Senato? La presidente Meloni ribadendo la sua incompatibilità con qualsiasi nostalgia non è riuscita neanche questa volta a definirsi antifascista", dice commentando l'intervento di Meloni. "C'è uno sforzo ogni giorno da parte di tutti per unire perché il 25 aprile è il giorno di tutti, non ci sono state differenze politiche, differenze di religione, veramente alcun distinguo in chi ha scelto in quei giorni di sacrificare la propria vita per donarci la libertà - osserva la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello - Troviamo questo valore di unità, facciamo in modo che non ci sia nessuno che se ne appropri da una parte o dall'altra, non ci sono nostalgie. Si tratta del coraggio e del valore assoluto dell'antifascismo innegabilmente riconosciuto da tutti noi".

Dal Pd si fa sentire anche Marco Meloni: "Giorgia Meloni dice di non avere nostalgia del fascismo. E ci mancherebbe. Però non riesce a dire che la Repubblica è antifascista, nata dalla Resistenza. Non a caso nel simbolo del suo partito arde ancora la fiamma che richiama la memoria della nefasta dittatura fascista. Viva i Partigiani, viva la Resistenza. Viva la Liberazione, viva l'Italia democratica e antifascista. #Buon25aprile!", scrive su Facebook il senatore dem. 

La deputata Laura Boldrini dalla manifestazione di Milano aggiunge: "Antifascismo è una parola bellissima e Meloni dovrebbe sentirla sua". Inoltre invece di andare "a rendere onore a Jan Palach", Ignazio la Russa "la seconda carica dello Stato - ha aggiunto - oggi dovrebbe stare nel suo Paese a rendere omaggio "cosa che non ha fatto. Èbscappato via" ha concluso. Poi su Twitter ha sottolineato: L'antifascismo non è ideologia di parte ma fondamento di libertà, democrazia e della nostra Costituzione".

Per il presidente emerito della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick, "quello che non possiamo e non dobbiamo accettare è la banalizzazione della storia" che avviene sempre di più "nelle volubili democrazie emotive". Insomma, sottolinea, "possiamo e dobbiamo pretendere il rispetto di tutti per le istituzioni della Repubblica democratica fondata sulla Costituzione, chiaramente antifascista, nata dalla Resistenza al fascismo e dal rifiuto dei suoi metodo prima ancora che dalla sua sconfitta. Ma purtroppo questo antifascismo non è condiviso da tutti".

Il segretario del Psi Enzo Maraio chiede a Giorgia Meloni "di pronunciare una frase che per il governo, che deve ancora fare i conti con le sue "radici" e la sua storia, non sembra essere  scontata: "l'Italia è una Repubblica antifascista". Se siamo tutti liberi è grazie al sacrificio versato da chi ha fatto la Resistenza e ha liberato il Paese dal nazifascismo. Il 25 Aprile non è e non sarà mai una festa divisiva, di questo o quel partito. È la festa di tutti", conclude Maraio.

Carlo Calenda commenta la presa di posizione "da parte della premier Giorgia Meloni, sul 25 aprile, possiamo discutere se poteva usare parole diverse ma io credo che oggi tutti ci riconosciamo nella libertà ottenuta con la sconfitta del nazifascismo ad opera della Resistenza. Va fatto uno sforzo da parte di tutti, invece di sottolineare le divisioni, per cercare di rimetterle insieme", commenta a margine della manifestazione in piazza del Pantheon a sostegno del popolo ucraino in occasione del 25 aprile. Il leader di Azione però critica la seconda carica dello Stato, La Russa, "non in grado di dire parole chiare ma anzi usa parole sbagliate anche storicamente; bene che si riconosca a sinistra il ruolo della Resistenza, male che lo si faccia solo per quanto accadde qui tanti anni fa e non per quanto accade oggi in Ucraina. Proviamo a mettere queste cose insieme per diventare una democrazia matura, moderna e che si possa parlare di altre cose", conclude Calenda.

Il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia sottolinea come "festeggiare il 25 aprile ci deve sempre ricordare che democrazia e libertà nel nostro Paese sono state ottenute con coraggio e forza, anche a costo della morte, da chi si unì per combattere contro nazisti e fascisti che quella democrazia e quella libertà non volevano riconoscere. Per questo oggi in Italia è la festa della Liberazione dal fascismo, non solo la festa della libertà. La radice della nostra storia repubblicana è antifascista - osserva mentre partecipa al corteo di Roma - Per questo spiace che Giorgia Meloni, pur in uno sforzo che le riconosciamo ma che mantiene una evidente reticenza, non riesca a dichiararsi antifascista. Non si tratta di non aver nostalgie del fascismo ma di riconoscersi nei valori della nostra Costituzione. Chi parla di festa della libertà e non di festa della Liberazione dimostra di non voler comprendere. Noi continueremo, oggi e sempre, a difendere i valori dell'antifascismo e della democrazia contenuti nella nostra Carta".

Per il sindaco di Milano, Beppe Sala, la lettera della presidente del Consiglio "non aggiunge assolutamente nulla. Invece camminare in mezzo alla gente è qualcosa che fortifica la comunità e abbiamo bisogno di fortificare la comunità", dice al termine della deposizione delle corone che celebrano la città come Medaglia d'oro della Resistenza, parlando dell'atteggiamento del governo nei confronti del 25 aprile. Ai giornalisti che gli hanno fatto notare come gli esponenti del governo facciano interviste e mandino lettere ai giornali per parlare della Liberazione ma poi non si presentano alle celebrazioni, Sala risponde: "Penso che non sarebbe così difficile dirsi antifascisti. Ed essere presente in mezzo al popolo in giornate del genere. Ma se decidono di non farlo purtroppo c'è un pò da allargare le braccia. Ogni anno si ripropone la stessa questione. Le interviste e le lettere ai quotidiani onestamente non servono a nulla. Anche perché non è che dicano granché. Il governo non è che cambia atteggiamento. Forse un pò più di attenzione ci sarebbe voluta, ma io non è che mi aspettavo granché di diverso", conclude Sala. Un altro sindaco, Dario Nardella di Firenze, commenta: "Sulle cose che dice il presidente Giorgia Meloni mi auguro che il desiderio che il 25 Aprile sia davvero la festa di tutti e che l'antifascismo sia un valore fondante della nostra democrazia".

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