Così le sanzioni fanno scricchiolare l'economia russa: le prospettive cupe di Mosca

di Giuseppe Sarcina

Putin ha dovuto ammettere che le sanzioni «si sentono»: colpiti gas (l'export è quasi dimezzato), petrolio, semiconduttori, valuta. E gli scambi con la Cina non compensano le perdite

Così le sanzioni fanno scricchiolare l'economia russa: le prospettive cupe di Mosca

Nelle riunioni tra funzionari europei e americani circolano cifre e tabelle sulla tenuta «nel medio termine» dell’economia russa. Ne abbiamo viste alcune. Nell’ultimo anno (gennaio ‘22—gennaio ‘23) l’esportazione di gas si è quasi dimezzata: -46%. A Mosca, il ministero delle Finanze ha di recente comunicato che all’inizio del 2023 gli introiti per la vendita del petrolio erano diminuiti del 60% rispetto a marzo 2022. Come sappiamo, gas e petrolio sono le fonti vitali, le basi materiali del potere putiniano.

La guerra le sta erodendo, nonostante lo sforzo del Cremlino di sostituire i vicini mercati europei con quelli cinese e indiano. Il 5 dicembre 2022 l’Unione europea ha vietato l’importazione del greggio via nave e il 5 febbraio 2023 l’acquisto di prodotti derivati dal petrolio. Due misure che, evidentemente, cominciano a dare risultati, come di fatto ha riconosciuto ieri lo stesso Vladimir Putin. A febbraio la quotazione del greggio russo era pari a 52,5 dollari al barile, 30 dollari in meno rispetto alla media del mercato globale. I 27 Paesi della Ue oggettivamente non potevano azzerare immediatamente le forniture di gas; hanno però concordato un tetto sul prezzo che ha inciso sugli introiti dei russi.

Senza forniture

Ancora un paio di numeri per completare il quadro. Negli ultimi mesi si è discusso molto di semiconduttori, una componente cruciale per assemblare una miriade di prodotti elettronici per uso sia civile che militare. Prima dell’aggressione all’Ucraina, il fabbisogno russo era coperto al 90% dalle forniture occidentali. Le sanzioni hanno costretto il governo di Mosca a cercare altrove, soprattutto in Cina. Tuttavia, stando ai dati che circolano a Washington e a Bruxelles, l’import di semi conduttori è crollato del 74% in un anno.

Prospettive cupe

Ultimo elemento: le riserve monetarie, vale a dire le risorse statali da mettere in campo per fronteggiare crisi economiche o finanziarie. Prima del 24 febbraio ammontavano a 640 miliardi di dollari. Oggi sono scese a 580 miliardi, ma di questi 300 sono stati «congelati» dalle autorità straniere. Ne restano, dunque, 280: un terzo in oro, un terzo in valuta cinese e solo l’ultima parte, circa 100 miliardi, facilmente spendibile sui mercati mondiali.

Tirando le somme, emerge il profilo di un Paese dalle prospettive economiche piuttosto cupe. Finora Putin è riuscito a mascherare le difficoltà ormai visibili all’orizzonte. I rapporti commerciali con la Cina, l’India e altri Stati fuori dal perimetro americano ed europeo hanno contenuto al 2,1% la caduta del prodotto interno lordo nel 2022, rispetto a previsioni che si spingevano fino al -15%. Il Wall Street Journal scrive che l’industria bellica ha dato sostegno al pil, ma la spesa pubblica per le armi ha provocato un deficit statale pari a 34 miliardi di dollari (1,5% del pil) solo nei primi due mesi del 2023.

Canali secondari

Attenzione, però: l’Occidente non ha ancora vinto la guerra delle sanzioni. Nelle ultime settimane si moltiplicano le accuse rivolte a Paesi che accettano di comprare beni da aziende Usa e Ue per poi girarli a Mosca. La lista comprende i «soliti sospetti»: Cina, naturalmente, poi Turchia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Emirati Arabi e altri ancora. I governi di questi Stati respingono le accuse. Ma l’inviato speciale Ue per le sanzioni, David O’ Sullivan, fa osservare che gli ucraini hanno recuperato 770 componenti di fabbricazione europea nei mezzi militari russi. È un campo politicamente minato. I leader di Stati Uniti e Ue non vogliono urtare quei Paesi che guardano al conflitto con crescente insofferenza. E l’ucraino Volodymyr Zelensky chiede maggiori controlli sulle imprese occidentali che fanno di tutto pur di non rinunciare ai clienti russi.

30 marzo 2023 (modifica il 30 marzo 2023 | 11:26)