Il dossier

Cibi sintetici, stop del governo italiano: cosa sono e cosa prevede la legge

di Gabriele Principato

L’Italia dichiara guerra al cibo sintetico con un disegno di legge che prevede sanzioni fino a 60mila euro per chi trasgredisce. Ma cosa sono gli alimenti cell-based? Gli Stati Uniti e Singapore li hanno autorizzati, ma non mancano ombre come sottolineano anche grandi chef italiani

Cibi sintetici, stop del governo italiano: cosa sono e cosa prevede la legge

L’Italia dichiara guerra al cibo sintetico. Non solo la carne coltivata, che negli Stati Uniti e a Singapore è già stata autorizzata, ma anche pesce, latte e mangimi artificiali per animali. Il governo ha approvato il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici. «Un atto di responsabilità», secondo Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. «Una legge prima al mondo che vieterà la possibilità di commercializzare e produrre in laboratorio gli alimenti di cui ci nutriamo». La premier Giorgia Meloni ha festeggiato fuori da Palazzo Chigi l’approvazione del ddl.

Dure le sanzioni previste per chi contravverrà: vanno da 10 mila fino a 60 mila euro, ma possono arrivare anche al 10% del fatturato dell’azienda. Potrebbe essere un duro colpo per l’era — ancora agli albori — del cibo cell-based, il cui prodotto di punta è la carne ottenuta prelevando cellule staminali da un muscolo vivente, per coltivarle in un bioreattore che riproduce le condizioni del corpo animale. Qui, grazie a un mix di nutrienti, le cellule si moltiplicano: da una sola si possono ottenere anche 10 mila chili di carne in poche settimane. Rispetto all’anno e mezzo necessario per fra crescere i bovini in modo tradizionale. Il tutto, poi, senza uccidere o macellare: un traguardo nell’ottica del benessere animale, oltreché un grande business, nonostante i costi.

Il business

Nel 2013 realizzare il primo hamburger in laboratorio richiese quasi 290 mila euro all’Università di Maastricht. Ma adesso un petto di pollo da 160 grammi può stare sul mercato a circa 4 quattro dollari, secondo i dati della Future Meat Technologies. E, entro il 2030, secondo un’analisi di McKinsey, la carne sintetica costerà quanto quella animale. Gli analisti di Barclays stimano che il giro d’affari «sintetico» potrebbe raggiungere i 450 miliardi di dollari nel 2040, ossia il 20% del mercato globale della carne. E, infatti, fra gli investitori che ci scommettono ci sono tycoon del mondo tech come Bill Gates e Richard Branson, fondatori rispettivamente della Microsoft e della Virgin. Ma, anche, celebrità come Leonardo DiCaprio. Oltre a colossi alimentari quali JBS, Tyson Foods, Kellogg’s e Cargill.

Pure dei governi finanziano ricerche in ambito: fra questi Singapore, città-stato che importa il 90% del cibo, e Israele. Qui opera a Tel Aviv il lab-bistrot The Chicken, dell’azienda di tecnologia alimentare SuperMeat, che offre ai clienti — che firmano una liberatoria assumendosi i rischi — carne di pollo sintetica. In Italia la realtà pioniera è Bruno Cell: una startup nata nel Centro di Biologia Integrata di Trento, progetto dell’Università insieme alla Provincia Autonoma.

I dubbi degli chef italiani

«Si dice che i cibi sintetici siano il futuro per via della loro presunta sostenibilità», spiega Pietro Leemann, chef stellato-icona dell’alta cucina veg. «Secondo me — continua — sono una strada sterile». Il cell-based viene spesso considerato uno strumento per abbattere l’inquinamento causato dagli allevamenti: responsabili del 14,5% dei gas serra, di consumo d’acqua e suolo. Nonché, quelli intensivi, di deforestazione e epidemie come la mucca pazza. «Non mangiare carne, o mangiarne meno, è necessario e i consumatori ne sono consapevoli. Ma alternative possono essere realizzate con proteine vegetali o prodotti naturali». Un esempio? «Il latte. Perché crearlo in laboratorio se basta unire quelli di mandorla e piselli a sciroppo d’agave e amido per ottenere un sapore identico a livello palatale a quello di mucca?».

I prodotti plant-based, ossia veg, stanno avendo successo: dagli hamburger vegetali di Beyond Meat, alle polpette vegane di Impossible Foods. Con un mercato — secondo uno studio di Boston Consulting Group — che passerà da 13 milioni a 97 milioni di tonnellate, raggiungendo un fatturato globale di 290 miliardi di dollari nel 2035. «E si tratta di alimenti meno inquinanti dei sintetici», afferma Moreno Cedroni, chef bistellato dallo spirito avanguardista. Gli studi mostrano che produrre carne coltivata richiede persino più energia di quella usata nell’industria per qualsiasi tipo di carne naturale. «Poi — aggiunge — il cell-based potrebbe danneggiare giovani e piccole realtà agricole, che sono moderne e sostenibili». Inoltre, da considerare c’è la sicurezza alimentare. «Non si ha idea degli effetti che i cibi sintetici potrebbero avere sull’organismo», spiega Davide Oldani, chef bistellato, fra i più innovativi. «Non sono contrario a priori, ma si deve pensare come prima cosa alla salute delle persone».