La Nato: «Putin e le armi nucleari? Prova a nascondere i suoi fallimenti»

di Lorenzo Cremonesi

L’Alleanza atlantica definisce «irresponsabile e pericolosa» la retorica del presidente russo sulle bombe nucleari: ma chiarisce di non avere alcun segnale, al momento, che mostri la sua volontà di utilizzarle

La Nato: «Putin e le armi nucleari? Prova a nascondere i suoi fallimenti»

DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — Alla fine gli Stati Uniti e buona parte degli alleati del fronte atlantico sono giunti alla conclusione del «can che abbaia non morde». In sostanza: occorre certamente monitorare con preoccupazione il continuo sbandierare della minaccia atomica da parte di Putin , ma non serve cadere in allarmismi eccessivi. Anzi, il presidente russo, sin dall’inizio della sua maldestra invasione dell’Ucraina oltre 13 mesi fa, ha mirato proprio a incutere paura nelle opinioni pubbliche occidentali, ormai disabituate alle logiche della Guerra Fredda, per cercare di limitare gli aiuti al governo di Kiev. Tuttavia, ben poco prova che dalle minacce sia davvero intenzionato a passare ai fatti. Nervi saldi, coordinamento tra alleati e reazioni misurate sono dunque l’unica risposta possibile per evitare che la strategia russa, volta a strumentalizzare lo spettro dell’olocausto nucleare, possa regalare a Mosca quei successi che non riesce a ottenere con il suo scadente esercito sui campi di battaglia.

Si spiegano così le dichiarazioni che da sabato sera sono giunte da Washington e dagli alleati della Nato in reazione alle parole di Putin circa l’intenzione di dispiegare in Bielorussia «atomiche tattiche» e che ciò potrebbe avvenire entro il primo luglio, quando saranno stati approntati i depositi.

I portavoce Nato la definiscono una retorica «pericolosa, irresponsabile» e rifiutano il parallelo tracciato dal leader russo con le atomiche americane posizionate nei Paesi alleati, mentre tornano a denunciare la scelta russa di sospendere il trattato Start, che nel 2010 prevedeva il mutuo monitoraggio degli arsenali nucleari. Il responsabile per la politica estera Ue, Josep Borrell, chiede a Minsk di non accogliere le armi russe. Kiev accusa Mosca di destabilizzare la Bielorussia e intanto invoca una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Ma il primo a gettare acqua sul fuoco è stato John Kirby, responsabile del Consiglio per la Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca, il quale ha ribadito che non sono stati osservati spostamenti nei dispositivi atomici russi. E ha aggiunto: «In realtà, non vediamo alcun segnale che Mosca intenda sparare armi nucleari». Pareri molto simili sono poi stati espressi da politici e commentatori americani sulla falsariga di quelli che lo stesso Joe Biden pronuncia ormai da diversi mesi. Non va dimenticato infatti che Putin stupì le opinioni pubbliche mondiali quando nelle giornate che accompagnarono le prime fasi dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, avvisò platealmente per la prima volta che le unità militari che controllavano le atomiche erano state messe in preallarme.


In poche ore il pianeta precipitò ai tempi bui del braccio di ferro Usa-Urss; non mancarono inquietanti paralleli con la crisi dei missili di Cuba sei decadi fa. Furono i responsabili dell’intelligence Usa a rimarcare che in verità sul terreno non rilevavano alcun movimento: le atomiche russe restavano dormienti. Il presidente Usa reagì in un primo tempo affermando che Putin rappresentava un pericolo troppo grave, andava «rimosso». Tuttavia, poche settimane dopo, ancora Biden corresse il tiro, sostenendo che Putin era in realtà «un leader razionale, che però aveva commesso un errore».

Da allora il presidente russo è tornato più volte a rispolverare il fantasma atomico e in genere l’ha fatto in concomitanza alle fasi di maggior difficoltà per il suo esercito in Ucraina. È avvenuto per esempio quando gli alleati hanno iniziato a inviare armi ad alta precisione a Zelensky e soprattutto durante le sconfitte russe tra settembre e novembre sia nella regione a sud di Kharkiv che in quella di Kherson. Su quest’ultima ci fu persino il timore che Mosca potesse sparare una «bomba sporca», cercando poi di rovesciare le responsabilità su Kiev. Però poi ogni volta la «razionalità» dello zar ha scongiurato il peggio. Oggi l’annuncio sull’invio delle atomiche a Minsk (che saranno controllate da Mosca) coincide con il fallimento dell’offensiva russa nel Donbass e con la mancata conquista di Bakhmut, a cui si aggiunge la prospettiva della prossima controffensiva ucraina garantita dagli aiuti Nato.

27 marzo 2023 (modifica il 27 marzo 2023 | 08:03)