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Sui migranti Meloni rimasta sola chiede aiuto al “nemico” Macron

Sui migranti Meloni rimasta sola chiede aiuto al “nemico” Macron
(ansa)
Le difficoltà incontrate in questi mesi anche a causa delle incomprensioni con l'Eliseo hanno costretto la leader della destra italiana a compiere un'altra inversione
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"Ma cosa vuole davvero l'Italia?". La domanda è risuonata per tutta la giornata di ieri nel corso del Consiglio europeo. Nelle sale dell'Europa Building, leader e soprattutto sherpa si interrogavano su quali fossero i reali obiettivi del governo di Roma. Le cui posizioni appaiono sempre oscillanti tra le parole d'ordine del sovranismo populista e l'adeguamento alle regole europee. E anche il colloquio avuto ieri sera con il presidente francese, Emmanuel Macron, è stato l'ultimo cambio di rotta di Palazzo Chigi.

Lo scontro con Parigi nelle ultime settimane era stato portato dalla premier fin quasi alle estreme conseguenze. Le difficoltà incontrate in questi mesi anche a causa delle incomprensioni con l'Eliseo, hanno però costretto la leader della destra italiana a compiere un'altra inversione.

Del resto, anche il faccia a faccia che si è svolto a tarda sera in una sala dell'Hotel Amigo, a due passi dalla centralissima Grand Place, è stato organizzato e guidato dal presidente francese. Da lui è partito un messaggio whatsapp nella giornata di mercoledì. Ed è stato sempre Macron a impostare il confronto non come un momento di riappacificazione ma come un "ordinario" incontro con uno dei 26 alleati europei. Neanche la lite avvenuta a febbraio scorso a causa dell'invito rivolto dalla Francia al presidente ucraino Zelenski senza coinvolgere la Meloni, è stata messa sul tavolo. "Per noi - è la sintesi dell'Eliseo - non c'è stato alcun malinteso. Quindi si parla di tutti i temi all'ordine del giorno del Consiglio europeo". Nessuna concessione, insomma, neppure formale alla necessità di superare l'incomprensione di un mese e mezzo fa. Come se non ci fosse stata.

Per Meloni, invece, la necessità di provare a superare un isolamento sempre più evidente doveva passare anche da un incontro a quattr'occhi con il presidente francese. L'esito dell'attesissima discussione sui migranti ne è stato l'ultima dimostrazione. Era stata presentata come un crocevia fondamentale. E' durata mezz'ora. Risultati zero.

Nell'Unione europea, infatti, è difficile conquistare risultati senza la Francia e la Germania. L'idea di allearsi con tutti gli altri non è mai stata vincente. Meloni, dunque, ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Anche perché l'emergenza migratoria potrebbe presto assumere una dimensione e una gravità superiore. È stata la stessa premier italiana a sottolineare la situazione critica in Tunisia facendo notare che che gli arrivi da questo Paese sono triplicati. "Se questo trend continuerà - ha avvertito - questa estate la situazione sarà fuori controllo". E di questo ha parlato direttamente con l'inquilino dell'Eliseo chiedendo collaborazione. Un discorso collegato anche alle tensioni che segnano un'altra regione africana, il Sahel da cui parte una delle più sostanziose rotte dei migranti.

Insomma, la presidente del consiglio ha dovuto fare i conti con il principio di realtà. Comprendendo, in questa occasione, che affrontare alcune delle principali crisi che attraversano l'Ue e l'Italia senza il sostegno di alleati storici come Francia e Germania risulta piuttosto complicato.

Ovviamente la disponibilità francese non è gratuita. Macron ha sul tappeto due dossier che considera vitali. II primo riguarda l'energia nucleare. La Francia ha bisogno che questa fonte venga considerata a tutti gli effetti sostenibile negli accordi e nei provvedimenti dell'Ue. Averla inserita l'anno scorso nella cosiddetta "tassonomia" (l'elenco delle fonti energetiche considerate ecologiche) non basta all'Eliseo. Insiste perché venga inserita anche nel recente "Zero Industrial Act", la proposta della Commissione che punta ad aumentare la produzione europea di tecnologie "green" strategiche.

Ma anche su Piano industriale che deve far fronte alla concorrenza americana che ha messo sul piatto 300 miliardi di dollari di sussidi alle imprese, Parigi vorrà la sponda italiana. Gli aiuti di Stato autorizzati da Bruxelles favoriscono soprattutto la Germania. La Francia, anche se ne usufruisce in larga misura, vuole comunque porre un limite allo strapotere tedesco. Meloni deve dunque decidere per l'ultima volta se confrontarsi con i " big" e tentare di rimanere nella Serie A d'Europa o retrocedere in B con i "piccoli" e i "sovranisti".

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