Economia

Sciopero dei benzinai il 25-26 gennaio: "Basta a questa ondata di fango". Giorgetti: "Governo valuterà taglio accise se prezzi aumenteranno"

La decisione era nell'aria dopo il decreto del governo Meloni su trasparenza e tetto al prezzo in autostrada. Le associazioni: "Beatificati gli evasori mentre l'esecutivo aumenta i costi della benzina e scarica la responsabilità sui gestori". Il governo li convoca a Palazzo Chigi. Il ministro dell'Economia difende le scelte: "Ora evitare speculazioni"
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I benzinai alla fine sciolgono le riserve e decidono di protestare. E il governo li convoca, domani 13 gennaio a metà mattina a Palazzo Chigi: ad accoglierli nella Sala verde ci saranno i ministri dell'Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Lo stesso Giorgetti, rispondendo alle domande del Senato, mostra però un'apertura - che ieri la premier Meloni escludeva - sulla possibilità di tornare a metter mano alle accise: il governo valuterà il taglio delle accise se i prezzi aumenteranno, la sostanza.

Lo sciopero dei benzinai

Nel mezzo di una settimana infuocata per il comparto dei carburanti - con il rialzo dei prezzi che ha fatto seguito alla fine degli sconti sulle accise, le accuse incrociate di speculazione e l'autogol della premier Meloni che ha escluso di aver promesso un nuovo taglio del prelievo fiscale dimenticando il suo programma - arriva dunque l'annuncio dello sciopero dei gestori delle pompe. "Per porre fine a questa 'ondata di fango' contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le associazioni dei gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio".

Ad annunciare la protesta, in una nota, Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio.

La difesa di Meloni

L'ipotesi di sciopero si era già fatta strada mercoledì, a seguito delle misure varate dal Consiglio dei ministri sulla trasparenza del prezzo dei carburanti nelle stazioni di servizio, dopo l'ondata di rincari registrata a partire da inizio anno. Le associazioni rappresentano circa 16mila dei 22mila gestori di punti di rifornimento disseminati sulla rete stradale ed autostradale nazionale. Difendendo il decreto, che prevede l'obbligo di trasparenza sul prezzo giornaliero in raffronto alla media nazionale e un tetto per i distributori in autostradi, Meloni aveva detto sui suoi social: "La gran parte dei benzinai è onesta e responsabile e a tutela loro dobbiamo intervenire. In Cdm abbiamo deciso di rafforzare le norme sanzionatorie per chi non adempie alle comunicazioni previste dalla legge e abbiamo stabilito che ogni benzinaio esponga il prezzo medio giornaliero".

Gli orari dello sciopero

Lo sciopero è previsto dalle 19.00 del 24 gennaio 2023 alle 07.00 del 27 gennaio 2023. "Il Governo - si legge nella nota delle tre organizzazioni - aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui Gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. E' stata avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa. Quindi è stato dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo. Si preannuncia un presidio sotto Montecitorio. Vengono beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all'Erario oltre 13 miliardi di euro l'anno. Per porre fine a questa "ondata di fango" contro una Categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità, le Associazioni dei Gestori, unitariamente, hanno assunto la decisione di proclamare lo stato di agitazione della Categoria, su tutta la rete; di avviare una campagna di controinformazione sugli impianti e proclamare, per le giornate del 25 e 26 gennaio 2023, una prima azione di sciopero, con presidio sotto Montecitorio.

La rabbia della categoria contro il governo

L'impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda è quella di "un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l'Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l'Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull'affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria. E' un imbroglio mediatico al quale le organizzazioni di categoria intendono dare risposte con la mobilitazione dei gestori".

Nella comunicazione alla Commissione di Garanzia dell'Attuazione della legge sullo sciopero nei servizi Pubblici Essenziali le organizzaziini parlano di "azioni politiche irresponsabili e di inusitata gravità nei confronti di una intera categoria di onesti operatori economici che basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l'anno di gettito".

I benzinai per altro colgono il supporto del presidente di Assopetroli-Assoenergia, Andrea Rossetti, che in una lettera dà sostegno alle organizzazioni sindacali dei gestori: "Il disagio che esprimete pubblicamente è condiviso dall'intera nostra categoria", scrive Rossetti indirizzando la lettera ai presidenti di Figisc, Faiub e Fegica. "I fatti degli ultimi giorni, le molte improvvide esternazioni di autorevoli esponenti politici e di Governo, a seguito della mancata proroga dello sconto accise, hanno destato in tutti noi viva preoccupazione", aggiunge.

Giorgetti: "Evitare speculazioni"

Sul tema è tornato il titolare delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, al question time del Senato sulle misure contro il caro-carburante. "Il governo ha approvato un decreto legge finalizzato alla trasparenza dei prezzi e a rafforzare il potere di controllo per evitare eventuali pratiche speculative", ha detto aggiungendo che ora "monitorerà attentamente la situazione dell'andamento dei prezzi, non solo quelli della benzina ma anche quello dei beni di largo consumo, al fine di determinare che sia coerente con l'offerte o se sia determinato da comportametni speculativi e di scarsa trasparenza".

Giorgetti ha quindi difeso la scelta del governo di non rinnovare gli sconti sulle accise introdotti da Draghi. "Ricordo - ha detto - che le misure adottate dal precedente Governo (sin da marzo 2022), che hanno portato alla riduzione delle accise sui carburanti, sono state adottate quando il loro prezzo aveva superato i 2 euro al litro (toccando i 2,184 euro per la benzina) e si concludevano nel mese di novembre. Condizioni queste di prezzo molto diverse da quelle attuali e, proprio in ragione di ciò, il Governo ha ritenuto opportuno di dover intervenire con misure normative volte a migliorare la trasparenza dei prezzi e ad evitare speculazioni".

Difeso quanto fatto, ha però alla fine aperto di nuovo al possibile taglio delle accise. "In ogni caso - ha detto - il governo si riserva di adottare le misure di riduzione delle accise in funzione di una norma che, come avrete modo di vedere nel decreto legge approvato il 10 gennaio 2023, consentirà un'azione in questo senso da parte del governo in relazione all'incremento verificato dei prezzi dei carburanti".