ddl bilancio

Obbligo Pos dai 60 euro: ora i commercianti possono rifiutare pagamenti inferiori

di Claudia Voltattorni

Obbligo Pos dai 60 euro: ora i commercianti possono rifiutare pagamenti inferiori

L’utilizzo dei contanti è benvenuto. Lo sancisce la nuova manovra economica su cui il governo Meloni sta lavorando e che oggi, al netto di intoppi (manca ancora la bollinatura della Ragioneria dello Stato) dovrebbe arrivare finalmente alla Camera per la discussione parlamentare. Tra i 155 articoli contenuti nell’ultima bozza del testo del disegno di legge Bilancio (che però il ministero dell’Economia non conferma) spunta il numero 69 sulle «Misure in materia di mezzi di pagamento».

Pos e contanti

Oltre all’innalzamento del tetto dei pagamenti in contante che dal primo gennaio 2023 passa a 5.000 euro (dai previsti 1.000), viene messo un limite all’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti digitali: fino a 60 euro infatti il negoziante potrà rifiutare il pagamento con il Pos senza incorrere in alcuna sanzione. Nella prima versione del testo del ddl il limite fissato era più basso — 30 euro — invece l’ultima bozza della manovra raddoppia l’importo. Finora la legge ha previsto l’obbligo per «qualsiasi importo» con una sanzione (a partire dallo scorso giugno) di 30 euro maggiorata del 4% della somma pagata. Ma nella nuova bozza scompare anche lo stop di 180 giorni alle sanzioni finora arrivate ai commercianti per non aver rispettato l’obbligo: in attesa di definire le nuove regole c’era l’ipotesi di sospendere i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni, sospensione invece saltata (per ora). E sono in molti a criticare lo stop all’obbligo fino ai 60 euro accusando il governo di favorire l’evasione, a partire dalle associazioni dei consumatori che parlano di «colpo di spugna che cancella 8 anni di battaglie». Unimpresa al contrario boccia la mancata eliminazione dell’obbligo che al contrario «rappresenta una forte penalizzazione per le imprese di minore dimensione e soprattutto per i piccoli commercianti» e «va nella direzione opposta rispetto all’utilizzo libero della moneta di carta».

Interlocuzioni con l’Unione europea

In una nota, Palazzo Chigi ha spiegato che sul tema sotto della quale gli esercenti non saranno più obbligati ad accettare le transazioni con carte di credito e debito senza incorrere in alcun tipo di sanzione sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea, dei cui esiti si terrà conto nel procedimento di stesura della legge di bilancio. Le divergenze di Bruxelles riguardano soprattutto la tracciabilità del contante, dal momento che questa misura si va a sommare all’innalzamento della soglia del suo utilizzo da mille a 5 mila euro, e la lotta all’evasione fiscale, che è anche uno dei capi sali del Pnrr: l’Iva ad esempio in Italia è la più evasa e per l’Italia ha un peso di circa 30 miliardi di euro. Senza una riforma compiuta verrebbe meno anche la relativa rata del Recovery. L’approccio italiano al contante va controcorrente rispetto alla volontà europea di spingere i pagamenti digitali. Lo stesso Paolo Gentiloni, commissario Ue agli affari economici, ha annunciato una «proposta legislativa in europea su questa materia entro un mese».

La stretta sulle Partite Iva

Tra le altre novità in arrivo anche una stretta sulle Partite Iva. Non si potranno più aprire e chiudere le ditte senza limiti. L’Agenzia delle Entrate potrà effettuare dei controlli e in caso di possibili illeciti potrà convocare il contribuente che dovrà dimostrare «sulla base di documentazione idonea, l’assenza di profili di rischio individuati», pena la cessazione della Partita Iva. In caso di chiusura, sarà necessaria una fideiussione di 3 anni di 50 mila euro per aprirne una nuova.

Gli emendamenti

Ma nella manovra economica in arrivo in Parlamento, dove sarà necessario un iter rapidissimo per l’approvazione entro Natale o almeno entro la fine dell’anno e scongiurare l’esercizio provvisorio, si annunciano numerose le discussioni e le contestazioni a suon di emendamenti. A partire dai partiti di maggioranza. Forza Italia promette battaglia su pensioni e superbonus, lamentando per quest’ultimo il «cambio delle regole in corso». Lo spiega la presidente dei senatori Licia Ronzulli che, pur sottolineando «la grande serietà e il senso di responsabilità» con cui è stata scritta la legge di Bilancio, ammette: «Aspiriamo a qualcosa di più e di meglio» e promette «nostre proposte su sanità, pensioni minime e superbonus che si è interrotto in modo troppo traumatico». Da giorni infatti gli azzurri chiedono sia lo sblocco dei crediti detenuti nei cassetti fiscali delle imprese, sia una proroga dei termini scaduti lo scorso venerdì per avviare i lavori con il Superbonus 110%. Dal primo gennaio l’agevolazione scende al 90%, ma intanto non potranno più partire i lavori con il vecchio sconto. Ecco perché il senatore Maurizio Gasparri chiede di «tutelare le attività svolte e in corso».

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