Conti pubblici

Manovra, il nuovo governo e la caccia a 35-40 miliardi per pensioni, cuneo fiscale e bonus

di Enrico Marro

Manovra, il nuovo governo e la caccia a 35-40 miliardi per pensioni, cuneo fiscale e bonus

Il governo Draghi varerà entro la settimana la Nadef, cioè la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Il documento, che rivede le stime contenute nel Def dello scorso aprile, si limiterà a recepire le tendenze in atto, a legislazione vigente. Le previsioni sul Prodotto interno lordo per il 2023 saranno corrette al ribasso: non più il 2,3% ma una crescita di poco superiore allo 0,5%; quindi un Pil ancora con il segno positivo, secondo Draghi, nonostante l’aggravarsi della congiuntura internazionale, che ha spinto alcune agenzie di rating come Fitch e Standard & Poor’s a prevedere che l’Italia finisca in recessione l’anno prossimo, rispettivamente a -0,7% e a -0,1%.

Pil in frenata, deficit in aumento

La frenata dell’economia avrà conseguenze sui saldi di finanza pubblica. Il deficit 2023 sarà rivisto in aumento rispetto al 3,7% del Pil stimato nel Def mentre il debito pubblico, pur in diminuzione rispetto al 2022, sarà più alto del 145% stimato ad aprile. Inoltre, il rallentamento della crescita ridurrà il gettito fiscale, facendo venir meno la “benzina” che nel corso di quest’anno ha alimentato i ripetuti decreti legge varati dal governo Draghi per sostenere famiglie e imprese alle prese con il caro-energia. Tutto questo significa che i margini di manovra per il prossimo esecutivo saranno più stretti. Tanto più che, a bocce ferme, il prossimo ministro dell’Economia dovrà trovare circa 20-25 miliardi solo per finanziare voci che al momento appaiono incomprimibili.

Voci di spesa obbligate

Si tratta di 8,5 miliardi in più necessari per indicizzare, il prossimo gennaio, le pensioni al costo della vita (in tutto serviranno 22 miliardi, parte dei quali già previsti nella vecchia proiezione di spesa); di circa 5 miliardi per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici; di 4-5 miliardi per prorogare il taglio del cuneo fiscale deciso dal governo Draghi per il 2022 e di un paio di miliardi almeno per finanziare le missioni militari all’estero. Se poi il prossimo governo si trovasse nella necessità di rinnovare le misure contenute nel decreto Aiuti ter per il primo trimestre del 2023, dovrebbe trovare altri 10-15 miliardi, portando il conto finale a 35-40 miliardi. Bisogna inoltre considerare la maggiore spesa per interessi sui titoli del debito pubblico, conseguente all’aumento dei tassi.
È vero che, come ha detto il ministro dell’Economia, Daniele Franco, anche negli ultimi mesi dell’anno si potrà contare su un gettito tributario superiore alle attese, ma bene che vada si tratterà al massimo di una decina di miliardi, compreso il saldo della tassa sugli extraprofitti delle società del settore energetico. Tutto ciò significa che il prossimo governo, per coprire la manovra 2023, rischia di dover ricorrere a uno scostamento di bilancio, cioè un aumento del deficit, o a un mix di maggiori entrate e tagli di spesa. E questo senza considerare nessuna delle tante promesse fatte in campagna elettorale, fra nuovi aiuti e taglio delle tasse.

Confronto con Bruxelles

Le intenzioni del prossimo esecutivo dovrebbero prendere forma del Dpb, il Documento programmatico di bilancio, che dovrebbe essere trasmesso alla commissione europea entro il 15 ottobre, un termine impossibile da rispettare, perché il governo non sarà stato ancora costituito. È probabile quindi che l’Italia chieda una proroga per presentare il testo, che poi sarà subito seguito dal disegno di legge di Bilancio, la manovra vera e propria, che il nuovo Parlamento dovrà approvare in tempi stretti, entro il 31 dicembre.

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