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Autogrill-Dufry, c’è la firma per la fusione: nasce un big da 12 miliardi

di Andrea Rinaldi

Autogrill-Dufry, c'è la firma per la fusione: nasce un big da 12 miliardi

«Questo accordo permette la prosecuzione del percorso di crescita e di sviluppo di Autogrill, un asset che per Edizione rimarrà di natura strategica. L’unione permetterà la creazione del campione mondiale del settore». Con le nozze tra l’italiana Autogrill e l’elvetica Dufry, ufficializzate lunedì 11 luglio prima dell’apertura dei listini, Alessandro Benetton continua nel solco della filosofia imprenditoriale sviluppata dalla famiglia di Ponzano Veneto con la cessione alla cordata Blackstone-Cdp-Macquarie di Autostrade per l’Italia da parte di Atlantia. «In un contesto come l’attuale pensiamo che questa diversificazione geografica ci permetta una visione internazionale e un ritorno ai valori dei padri fondatori — ha rimarcato il presidente di Edizione, controllante di Autogrill —. Con la creazione di un leader mondiale riusciremo a intercettare qualsiasi cambiamento». L’allentamento delle restrizioni infatti sta rimettendo in moto il comparto dei viaggi e cambiando il profilo di chi prende un aereo.

Gli advisor

Dunque dall’unione Autogrill-Dufry entro il secondo trimestre 2023 nascerà un big del travel retail globale con ricavi combinati per oltre 12 miliardi di euro, un Ebitda di 1,3 miliardi, che opererà in più di 75 Paesi e servirà con 60 mila addetti 2,3 miliardi tra passeggeri e automobilisti. Advisor dell’operazione sono BoFA per Edizione, Mediobanca, Citi e Intesa Sanpaolo per Autogrill, Ubs e Credit Suisse per Dufry. A curare i dettagli legali BonelliErede e Lenz & Staehelin per Edizione, Gianni & Origoni, Cleary Gottlieb Steen & Hamilton e Meyer & Brown per Autogrill, Homburger, Chiomenti e Davis Polk & Wardwell per Dufry.

La struttura dell’operazione

L’intesa firmata aprirà a un trasferimento in Dufry del 50,3% di Autogrill detenuto da Edizione attraverso la controllata Schema Beta (ex SchemaTrentaquattro) in cambio di azioni Dufry di nuova emissione. Dopo le approvazioni regolamentarie, la società svizzera promuoverà un’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) sui titoli rimanenti di Autogrill: azioni ai soci minori di Dufry, come Alibaba (6%) e il fondo Advent (11%), oppure contanti; alternativa obbligatoria, quest’ultima, non essendo il gruppo di Basilea quotato su mercato regolamentato europeo. L’operazione potrebbe essere finanziata previo aumento di capitale. L’Opas avverrà al concambio di 0,158 azioni Autogrill per ogni azione Dufry oppure ad un prezzo di 6,33 euro per azione. Edizione a quel punto si diluirà al 25% nel caso gli shareholder di minoranza prediligano la parte cash oppure al 21% se preferiranno i titoli, restando comunque il socio di maggioranza. Autogrill verrà delistata mentre il nuovo gruppo, che avrà anche un nuovo nome, rimarrà quotato a Zurigo. Eugenio Andrades e Xavier Rossinyol, presidente e ceo del gruppo svizzero, manterranno gli incarichi nel nuovo cda, Alessandro Benetton entrerà come presidente onorario, Gianmario Tondato da Ruos resterà ceo di Autogrill e diventerà presidente del business Usa che vale il 70% dell’Ebitda e riunirà la parte italiana (Hms Host Autogrill) ed elvetica (Hudson).

Un nuovo viaggio

«Iniziamo un viaggio, non stiamo mettendo solo insieme due società leader, stiamo creando qualcosa di nuovo», ha commentato Rossinyol con gli analisti prima di illustrare il nuovo corso: «Sinergie di costo annue di circa 85 milioni compresi la riduzione dei costi e il miglioramento dell’utile lordo. Tre punti chiave per aumentare il flusso di cassa: crescere un forte sistema ristorazione, accelerare lo sviluppo negli Usa, attenzione alla Cina e infine focus sul digitale. Duty free, ristorazione e minimarket saranno riuniti in una sola struttura». Il titolo ieri, lunedì 11 luglio, ha chiuso a 6,34 euro (-7,42%) allineandosi al prezzo dell’Opas.

Rapporti di vecchia data

I rapporti tra Ponzano e Basilea non sono però nuovi: già nel 2013 Autogrill aveva scorporato il business duty free acquisito da Dufry nel 2015. Il matrimonio tra i due non è di tipo «difensivo», anche se la pandemia ha messo a dura prova i conti di entrambe le società. Autogrill l’anno scorso si è dovuta sottoporre a un aumento di capitale da 600 milioni di euro che l’ha fatta uscire meglio di altri dal tunnel della pandemia mentre Dufry presenta ancora un alto livello di debito (posizione finanziaria netta a -3,1 miliardi di franchi). L’allentamento delle restrizioni Covid e la conseguente ripresa dei viaggi spinge però gli attori del settore a investimenti massicci, sulla logistica e sulle catene del valore: l’aggregazione servirà a implementare sinergie.

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