L’intelligence Usa ha aiutato l’Ucraina a eliminare i generali russi

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Fin dal primo giorno di guerra, l’aiuto della Nato è stato continuo, preciso, in tempo reale, attraverso un meccanismo perfezionato dopo l’invasione: ora c’è una conferma ufficiosa a quanto scritto in queste settimane

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Un carro armato russo distrutto dagli ucraini sulla strada per Kiev (foto Ap/Efrem Lukatsky)

Ora c’è una conferma ufficiosa a quanto già scritto in queste settimane: l’intelligence Usa ha aiutato gli ucraini a eliminare numerosi generali russi. I dettagli — parziali — sono emersi in un articolo del New York Times, poi accusato di essere stato «irresponsabile» dalla Casa Bianca. «Il titolo di questo articolo è fuorviante e il modo in cui è strutturato è irresponsabile», ha replicato la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Adrienne Watson. «Gli Stati Uniti forniscono informazioni sul campo per aiutare gli ucraini a difendere il loro Paese. Non forniamo informazioni di intelligence con l’obiettivo di uccidere generali russi».

L’amministrazione americana, commenta quindi Alex Ward di Politico, ammette di fornire informazioni che possono portare alla morte di alti ufficiali russi, ma non lo fa «espressamente» con il proposito di uccidere generali. Fin dal primo giorno di guerra, l’aiuto in questo settore da parte alleata è stato tuttavia continuo, preciso, in tempo reale: è arrivato attraverso un meccanismo perfezionato dopo l’invasionelo abbiamo raccontato anche qui sul Corriere — che ha messo in condizioni la resistenza di colpire. Molti i fronti.

1) La scoperta di mosse di alti ufficiali e delle truppe. Questo a fini strettamente militari, ossia i dettagli relativi al teatro bellico, con offensive e manovre. Hanno formato un database dove sono riversate le informazioni, un «archivio» al quale hanno accesso singole unità attraverso canali digitali. In alcuni casi — ha rivelato la Cnn la differenza temporale tra avvistamento e segnalazione può essere sui 60 minuti, ma anche meno.

2) La localizzazione dei centri di comando: ciò ha permesso ai «difensori» di lanciare attacchi precisi, con artiglieria, missili, esplosivi/mine, cecchini. Fin dal 2015, la Cia ha curato il training delle forze speciali locali proprio concentrandosi su missioni dietro le linee, comunicazioni, eliminazione di «quadri». Kiev — ricorda il quotidiano newyorkese — sostiene di aver ucciso non meno di 12 generali, un’affermazione da verificare.

3) Un intenso lavoro di intercettazione dei contatti radio nemici. Per scoprire le iniziative sul terreno, ma anche per tracciare gli spostamenti di alti gradi. Una filatura elettronica poi impiegata per strike precisi da parte dei soldati di Zelensky. Il setaccio è stato reso possibile dalla ricognizione di un gran numero di aerei — che volano dal Baltico al Mar Nero —, dagli «occhi» dei satelliti e da uomini sul terreno, la cui presenza non è al momento confermata in modo ufficiale. Sono dei fantasmi, in carne e ossa.

4) Le fonti del New York Times si preoccupano di far sapere che non sempre vi sarebbe il supporto dei servizi statunitensi. E citano l’ultimo episodio dove il Capo di Stato Maggiore russo Valeriy Gerasimov sarebbe sfuggito per poco a un attacco ucraino, nella zona di Izyum. Noi non c’entriamo — dicono gli americani — perché i leader avversari sono tenuti fuori dalla «killing list», dal banco bersagli: dichiarazione diplomatica. Sotto Donald Trump, la Casa Bianca ha autorizzato il raid che ha spazzato via il generale iraniano Soleimani a Bagdad. Osservazione tecnica: il campo di battaglia riserva sorprese, capita di fare errori nell’identificare l’obiettivo, si possono coinvolgere degli innocenti e si può anche portare avanti una missione senza dichiararlo. Inoltre al fianco della resistenza agiscono altri Paesi, non di rado bene informati sul teatro: polacchi e britannici, solo per fare un paio di esempi.



5) Le spie americane hanno sfruttato gli errori dell’Armata. Spesso i generali si sono rivelati vulnerabili: comunicazioni non protette adeguatamente, necessità di essere al fronte per risolvere problemi, eccessiva centralizzazione. Un insieme di fattori che ha accorciato — per così dire — le distanze: i bersagli sono più vicini e si possono «marcare».

6) All’alleato sono stati garantiti apparati e armi adatte. È citato nuovamente il drone-kamikaze Switchblade, utilizzabile per prendere di mira un ufficiale all’interno di un blindato-comando o di un mezzo Tigre. Una carica esplosiva o una mina celata lungo una strada utilizzata da un ufficiale è letale.

7) La Casa Bianca non ha mai celato le incursioni delle «ombre». I principali dirigenti dell’intelligence hanno illustrato al Congresso e ai media, in modo pubblico, come la cooperazione con Kiev abbia raggiunto livelli senza precedenti. L’hanno definita rivoluzionaria. Un segnale agli amici e al Cremlino.

IL PUNTO MILITARE GIORNO PER GIORNO

5 maggio 2022 (modifica il 5 maggio 2022 | 16:27)

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