La bozza di piano di pace in 15 punti tra Russia e Ucraina

di Stefano Montefiori

La bozza di accordo su cui stanno lavorando Ucraina e Russia sembra promettente, ma si incrocia con forti dubbi sulle reali intenzioni del Cremlino

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
— Per la prima volta dall’inizio della guerra c’è un’ipotesi di accordo tra Russia e Ucraina. Un piano in 15 punti che si fonderebbe sulla neutralità dell’Ucraina e la sua già più volte ribadita rinuncia a entrare nella Nato, in cambio di garanzie sulla sua sicurezza affidata a Stati Uniti, Gran Bretagna o Turchia.

È una strada che potrebbe sembrare promettente, ma che si incrocia con i forti dubbi sulle reali intenzioni del Cremlino. Gli sforzi diplomatici, che da dicembre a oggi non sono mai cessati, hanno conosciuto un precedente pesante. Nella notte del 21 febbraio il presidente francese Macron, in una delle sue tante telefonate con Putin, riuscì a strappare l’impegno del leader russo a incontrare il capo di Stato americano Biden in un estremo tentativo di salvare la pace: tre giorni dopo Putin scatenò l’invasione dell’Ucraina.

Mentre la Russia continua a bombardare obiettivi militari e civili, come il teatro di Mariupol dove avevano trovato rifugio un migliaio di abitanti, i negoziati tra emissari ucraini e russi continuano e Mykhailo Podolyak, uno stretto consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha svelato al Financial Times i termini di una possibile intesa: la Russia restituirebbe i territori ucraini conquistati a partire dal 24 febbraio, ovvero le regioni del Sud lungo il mare di Azov e il mar Nero e le zone settentrinali attorno a Kiev; l’Ucraina riconoscerebbe l’annessione della Crimea alla Russia e l’indipendenza delle due repubbliche del Donbass, continuerebbe ad avere un proprio esercito ma con l’obbligo di restare fuori da alleanze militari e di non ospitare basi straniere (cosa che peraltro già adesso è esclusa dalla legge ucraina).

ll portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha precisato ieri che la neutralità dell’Ucraina potrebbe seguire il modello dell’Austria o della Svezia. Sia Vienna che Stoccolma peraltro nel 1995 sono entrate a fare parte dell’Unione europea, e fanno parte del sistema europeo di difesa comune previsto dal trattato di Lisbona del 2009. Il consigliere ucraino Podolyak ha però risposto indirettamente a Peskov dicendo di preferire un «modello ucraino» a quello austriaco o svedese: la Russia confina con l’Ucraina e dopo l’invasione del 2014 e la guerra totale scatenata in queste settimane servono garanzie di sicurezza molto più rigorose. Parlando al Congresso americano il presidente Zelensky ha evocato la nascita di una nuova alleanza internazionale che potrebbe chiamarsi U24, un’«unione per la pace» composta da Paesi «che abbiano la forza e la coscienza per intervenire e fermare un conflitto immediatamente, entro 24 ore dal suo inizio».

Ieri è stata anche la giornata del primo incontro ad alto livello tra Usa e Russia dallo scoppio della guerra: il consigliere di Biden per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha detto al segretario del consiglio di sicurezza russo, Nikolaï Patrushev che «se la Russia è seria quanto alla diplomazia, lo dimostri smettendo di attaccare le città ucraine». Ma, al contrario, i bombardamenti continuano. La paura è che i negoziati servano alla Russia per prendere tempo e ri-organizzarsi, dopo le perdite sul campo dovute alla inaspettata resistenza ucraina. Salvo sorprese, è lecito aspettarsi nelle prossime settimane che le due strade continuino a scorrere parallele: da un lato gli sforzi diplomatici di Israele, Turchia e europei e i negoziati diretti per la pace tra ucraini e russi, dall’altro una guerra che non accenna a diminuire di intensità (come accadde del resto nei primi anni Settanta per il Vietnam: lunghi negoziati tra Kissinger e Le Duc Tho mentre i combattimenti continuavano).

Nonostante la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ieri abbia intimato a Putin di «sospendere immediatamente le operazioni militari», il leader del Cremlino sembra determinato ad andare avanti — «l’operazione si svolge con successo, secondo i piani stabiliti», ha detto in tv —, e anzi ha pronunciato un violento discorso sulla necessità di «purificare la società russa» dalla «quinta colonna» del nemico, frasi che lasciano presagire la determinazione di usare la guerra per ricompattare il fronte interno. Biden qualifica Putin di «criminale di guerra» e la bandiera russa viene ammainata davanti al Consiglio d’Europa di Strasburgo. I negoziati di pace fanno sperare ma resta il dubbio se la parola del Cremlino possa valere qualcosa.

17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 10:33)

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