La black list secondo Mosca: tra i Paesi ostili alla Russia anche l’Italia. Quali ritorsioni rischia?

di Federico Fubini e Fiorenza Sarzanini

È lo strumento che Putin ha deciso di utilizzare per bilanciare le sanzioni imposte in accordo con l’Unione Europea. Possibili anche conseguenze sul credito alle aziende

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L’effetto immediato è il rientro urgente in patria degli italiani, già sollecitato dalla Farnesina. Ma se la guerra dovesse durare ancora a lungo, le conseguenze dell’inserimento del nostro Paese nella lista degli Stati «ostili» alla Russia potrebbero essere ben più pesanti. Perché è lo strumento che Vladimir Putin ha deciso di utilizzare per bilanciare le sanzioni imposte in accordo con l’Unione Europea. E quindi i danni economici potrebbero essere pesanti, così come le conseguenze sulla vita quotidiana con il taglio delle materie prime e dell’energia.

Il rilascio dei «visti»

Le autorità di Mosca potrebbero ritirare il visto agli stranieri, oppure applicare nei loro confronti le nuove regole sull’informazione che prevedono multe altissime e l’arresto per chi è accusato dalle autorità locali di divulgare notizie false. Per questo viene raccomandato il rientro in Italia.

Rimborsi in rubli

Le aziende dei Paesi presenti nella lista nera sarebbero rimborsate dei loro crediti in rubli, anziché nella moneta nella quale il pagamento era stato previsto nei contratti commerciali. Il rublo si è già svalutato del 45% sull’euro. Sul piano finanziario si tratta dunque di un default di fatto da parte delle entità russe verso i loro creditori, perché saranno ripagati in una valuta che ha già perso molto valore e altro ancora ne perderà sicuramente in futuro. Al momento la banca centrale russa può solo stampare rubli e fornirli alle imprese, che con quelli pagheranno i creditori italiani, tedeschi o francesi. Ma l’aumento della massa monetaria in rubli a sua volta contribuisce alla svalutazione e all’inflazione.

Le banche esposte

Le banche italiane sono le prime in Europa per il volume lordo delle esposizioni sulla Russia: 25,3 miliardi di euro al 30 settembre 2021, secondo la Banca dei regolamenti internazionali. E sono anche quelle in Europa che, in proporzione, hanno ridotto di meno la propria esposizione sulla Russia dopo la prima aggressione all’Ucraina nel 2014. Le banche tedesche e francesi invece hanno molto tagliato le loro posizioni nel Paese.

Le aziende

Uno dei rischi paventati dagli analisti internazionali riguarda la nazionalizzazione delle aziende. Proprio come ritorsione alle sanzioni il governo di Mosca potrebbe decidere di acquisire la proprietà o quantomeno il controllo delle ditte che operano in Russia.

Grano e mais

Russia e Ucraina insieme rappresentano circa un quinto del commercio mondiale di mais e una riduzione delle esportazioni può contribuire ad un aumento dei costi degli allevamenti, con conseguenze su tutta la catena alimentare. La Russia da sola pesa per il 6% del grano tenero che arriva nel nostro Paese e queste vendite ora saranno bloccate. Con un effetto aggravato in queste ore dal blocco all’export nel resto del mondo decretato dall’Ungheria per ragioni di sicurezza alimentare che rappresenta il 30% delle importazioni di grano tenero dell’Italia (usate per il pane e i derivati, ma poco per la pasta) e il 32% delle importazioni di mais.

L’energia

Da giorni il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro degli Esteri Di Maio hanno avviato trattative con alcuni Stati — primi fra tutti Algeria e Qatar — per strade alternative alla fornitura di gas e di energia se la Russia dovesse decidere di chiudere i rubinetti anche solo parzialmente. Al momento la minaccia implicita della Russia rimane sullo sfondo anche se per il momento sembra improbabile che Putin decida di imboccare questa strada, perché la Russia ne sarebbe la prima vittima: il gas naturale oggi è la sua prima fonte di entrate e una delle poche rimaste, con oltre 200 miliardi l’anno alle sue quotazioni attuali; e l’Europa è la prima cliente con oltre l’80% delle esportazioni russe di gas, una realtà difficilmente modificabile dato il ruolo essenziale delle infrastrutture esistenti di trasporto. Non ci sono abbastanza gasdotti per deviare le forniture destinate all’Europa verso la Cina, per esempio. Tagliarci il gas naturale, per Putin, sarebbe l’ultimo atto di un leader ormai in preda a una visione apocalittica del proprio ruolo.

Attacchi hacker

Da giorni l’Agenzia della cybersicurezza ha allertato le aziende e gli enti governativi su possibili attacchi informatici. Finora i dispositivi di protezione hanno funzionato ma rimane alto il pericolo di blocco per le reti, le infrastrutture e il sistema sanitario.

8 marzo 2022 (modifica il 8 marzo 2022 | 10:10)