Obbligo di Green pass: per i lavoratori partirà da ristoranti e palestre. Poi toccherà al settore pubblico

di Fiorenza Sarzanini

Il governo accelera, cabina di regia già la prossima settimana. Le divergenze in maggioranza e quelle tra imprese e sindacati. L’ipotesi di alcune norme nel testo di conversione del decreto 6 agosto

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Potrebbe essere convocata martedì prossimo la cabina di regia del governo che dovrà valutare dove e quando estendere l’obbligo di Green pass . Dopo i luoghi al chiuso — ristoranti, palestre, sale per gli spettacoli, treni a lunga percorrenza, navi e aerei — dove si può entrare soltanto se si ha la certificazione verde, ora si pensa ai lavoratori di questi settori, ai dipendenti pubblici e alle aziende private. Il percorso sembra segnato, anche se le modalità e le date di entrata in vigore delle nuove misure potrebbero essere differenziate. Il risultato passa infatti per la contrattazione con i sindacati, soprattutto per quanto riguarda il pubblico impiego. I tempi sono stretti, l’indicazione che prevale nell’esecutivo è arrivare a una bozza di testo entro la metà di settembre in modo da poterla discutere con tutte le parti chiamate in causa e approvarlo al massimo entro la metà di ottobre. Anche tenendo conto che il Parlamento sta esaminando il decreto approvato il 6 agosto la conversione in legge e dunque non è escluso che alcune norme possano essere inserite in quel testo.

Il certificato

Le condizioni rimangono identiche a quelle già in vigore. Può ottenere il green pass chi ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, chi ha un certificato di guarigione dal Covid-19, chi ha effettuato un tampone molecolare o antigenico nelle precedenti 48 ore.

Bar e ristoranti

Chi entra nei bar e vuole sedersi al tavolo, così come chi va nei ristoranti al chiuso deve avere il green pass. Lo stesso obbligo non è però previsto per titolari e gestori, personale di sala e addetti alle cucine. Una disparità che si ritiene di dover sanare imponendo a tutti i dipendenti dei locali pubblici la certificazione richiesta ai clienti.

Sport e spettacoli

Discorso analogo riguarda le palestre e le piscine, i circoli sportivi, i cinema, i teatri e le sale giochi. Si tratta infatti di posti dove si creano file e assembramenti e nonostante i protocolli prevedano distanziamento e mascherine si ritiene indispensabile che i lavoratori seguano le stesse regole imposte ai clienti. Molti titolari e gestori di centri sportivi hanno comunque richiesto autonomamente la vaccinazione ai propri dipendenti pur senza poter prevedere l’obbligo.

Pubblico

Il ministro della Salute Roberto Speranza è favorevole e lo ha chiaramente detto più volte, il responsabile della Pubblica amministrazione Renato Brunetta si è espresso in maniera inequivocabile sull’opportunità di imporre l’obbligo vaccinale ai dipendenti pubblici, rimarcando anche la volontà che si torni al più presto in presenza. Il confronto con i sindacati è stato avviato e sarà intensificato nei prossimi giorni proprio per giungere a una soluzione condivisa.

Privato

Una strada analoga dovrà essere percorsa per il settore privato. Molte aziende hanno aperto all’interno hub vaccinali o comunque agevolato l’immunizzazione dei dipendenti. Tutti i partiti, ad eccezione della Lega, sono favorevoli ed è netta la posizione del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che tre giorni fa ha accusato di «irresponsabilità» i sindacati che chiedono una legge per il green pass. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha però ribadito ieri che «non si può usare il green pass come grimaldello perché tutti si vaccinino».

Mense aziendali

La base di partenza rimane il decreto in vigore che non ha imposto alcun obbligo per i lavoratori — ad eccezione del personale scolastico in aggiunta a quello sanitario — ma consente l’ingresso nelle mense aziendali soltanto a chi ha il green pass. Una norma varata equiparandole a bar e ristoranti.

3 settembre 2021 (modifica il 3 settembre 2021 | 09:08)