Economia

Cina, la svolta di Big Tech: arrivano i sindacati interni

(ansa)
L'annuncio di Didi, la Uber cinese, e del colosso dell'e-commerce jd.com. In agenda: aumento del salario minimo, assicurazione sanitaria e stop ai turni massacranti. Dopo la stretta degli ultimi mesi le aziende provano a recepire le indicazioni del Partito per migliorare le condizioni dei lavoratori della gig economy
2 minuti di lettura

PECHINO - Un sindacato per le Big Tech. Pressati dalla stretta del Partito degli ultimi mesi, i colossi tecnologici cercano di adeguarsi al nuovo mantra della “prosperità comune” lanciato dal presidente Xi Jinping. E così, in una mossa rarissima per le aziende private del settore, Didi - l’Uber cinese - e il colosso dell’e-commerce jd.com hanno annunciato la creazione di un proprio sindacato interno. 


Sollecitate dalle linee guida rilasciate dall’unico sindacato nazionale che esiste in Cina, le due società hanno subito risposto. Aumento del salario minimo orario, accesso all’assicurazione sanitaria, basta con la cultura del “996” - lavorare, cioè dalle nove del mattino alle nove di sera sei giorni alla settimana, pratica che recentemente la Corte suprema ha ribadito essere illegale: queste le richieste della “Federazione dei sindacati di tutta la Cina” diramate il mese scorso per migliorare le condizioni dei quasi 78 milioni di lavoratori della gig economy.

Una buona notizia, certo, anche se resta da vedere quale ruolo potranno effettivamente svolgere queste neonate organizzazioni aziendali, visto che a Pechino il troppo attivismo sui luoghi di lavoro non è che piaccia poi così tanto. Due episodi su tutti. A febbraio un rider di ele.me - l’app di consegna di cibo a domicilio di Alibaba - molto attivo sui social nel denunciare le condizioni di lavoro a cui lui e suoi colleghi dovevano sottostare, è stato arrestato. Qualche giorno fa, invece, Fang Ran, dottorando all’Università di Hong Kong che studia il movimento dei diritti dei lavoratori, è stato prelevato e posto in “sorveglianza residenziale in un luogo designato”, cioè detenzioni preventive che possono durare fino a 6 mesi, in luoghi segreti. 


Il nuovo sindacato dentro Didi - la cui creazione era stata annunciata in un forum interno dell’azienda lo scorso mese - vedrà la luce nel quartiere pechinese della compagnia sotto la stretta sorveglianza della Federazione nazionale. Idem per jd.com. Tutti i sindacati, nel Dragone, infatti sono obbligati a registrarsi all’interno della Federazione. 


Tentativi che potrebbero segnare "un significativo passo avanti se i lavoratori organizzati fossero in grado di contrattare collettivamente con le aziende tech”, fa notare al Financial Times Jenny Chan, professoressa di Sociologia al Politecnico di Hong Kong. “I nuovi dirigenti sindacali saranno protetti da eventuali ritorsioni durante e dopo le negoziazioni? Il punto principale è ancora l’effettivo potere dei lavoratori, oggi molto limitato sia dallo Stato sia dalle aziende”, conclude Chan.


E proprio oggi Didi, assieme ad altre dieci aziende del settore - tra le quali Meituan e Caocao - è stata convocata dalle autorità per un’ulteriore ramanzina: migliorare i diritti dei lavoratori e dei consumatori, rispettare le regole del mercato, la gestione dei dati degli utenti e una sana concorrenza, sono state le richieste. A tutte e undici le società vengono ora concessi quattro mesi di tempo - fino alla fine dell’anno - per mettersi in riga.