LAVORO

Contratto alimentare: Confindustria deferisce ai probiviri i «grandi» di Unionfood

di Rita Querzè

Contratto alimentare: Confindustria deferisce ai probiviri  i «grandi» di Unionfood

Deferimento ai probiviri di Confindustria per i vertici di UnionFood. Dell’Unione italiana food - guidata dal presidente Marco Lavazza e dal vice Paolo Barilla - fanno parte le multinazionali dell’alimentare, 450 aziende per un totale di 65 mila dipendenti. La decisione è stata presa dall’associazione degli industriali guidata da Carlo Bonomi in seguito alla firma, il 31 luglio scorso, del contratto nazionale da parte della stessa UnionFood con i sindacati del settore alimentare, Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil. La firma fece saltare il banco della negoziazione condotta fino a quel momento da Federalimentare per conto di 13 associazioni di settore, tra cui la stessa UnioFood. A firmare l’accordo da 119 euro lordi a regime lo scorso luglio oltre a UnionFood sono state Assobirra e Ancit (conserve ittiche). Anche per loro deferimento ai probiviri.

Confindustria spiega il provvedimento con la necessità di procedere in coerenza con il “patto della fabbrica” che definisce le modalità con cui si rinnovano i contratti. Gli aumenti dovrebbero essere distribuiti tra Tem, il trattamento economico minimo che recupera l’inflazione, e il Tec, trattamento economico complessivo, in cui possono essere compresi aumenti legati alla congiuntura o a incrementi di produttività. Al contratto firmato da UnionFood, Ancit e Assobirra viene imputato il fatto di avere concentrato gran parte dell’aumento sui minimi, quindi sul Tem, più di quanto fosse giustificato dall’inflazione.

Ma il deferimento ai probiviri non sottolinea forse anche una diversità di visione più di sostanza?Dopotutto Unionfood ha firmato un accordo da 119 euro lordi proprio quando Confindustria stava cercando di tenere la linea dei rinnovi con aumenti legati all’inflazione...In Viale delle Astronomia, seppure a taccuini chiusi, la tesi viene rispedita al mittente. La spiegazione che viene data, più volte ribadita nelle scorse settimane anche dallo stesso Bonomi, suona più o meno così: «Le regole sono regole, visto che il patto della fabbrica c’è, va rispettato. Noi siamo i primi a voler rinnovare i contratti. Ci siamo spesi per esempio per il contratto della sanità privata e siamo ben contenti per l’accordo appena firmato da Federlegno arredo. Ma se c’è un impegno a rispettare certe regole, la loro violazione non può avvenire senza conseguenze».

Deferimento ai probiviri a parte, vale la pena di fare il punto sul contratto dell’alimentare. Che sempre più si identifica con quello firmato il 31 luglio da Ancit, Assobirra e Unionfood. Perché successivamente si sono aggiunte anche Anicav e Mineracqua. E Federalimentare (che agiva come federazione di secondo livello) ha rinunciato alla delega sindacale. Il prossimo 29 ottobre firmeranno anche Anicav, Assalzoo, Assitol, Assobibe, Assolatte, Federvini e Italmopa. Un incontro con Fai, Flai e Uila «volto a finalizzare l’accordo di rinnovo del Ccnl Industria alimentare» è già stato fissato. Tanto che i sindacati hanno bloccato lo stato di agitazione. Il 29 ottobre le associazioni che avranno firmato il contratto potrebbero essere così 12 su 13. Da notare: il deferimento ai probiviri riguarda solo le prime tre organizzazioni che hanno rotto il fronte. Va segnalato per finire quello che sembra un appello in extremis di Onofrio Rota della Fai Cisl: «Il contratto nazionale e la sua unicità hanno un valore troppo importante perché Federalimentare rinunci al tavolo di trattativa — dice Rota —. Crediamo che sia doveroso che Federalimentare resti interlocutore al tavolo della trattativa. Completare la copertura di tutti i lavoratori del settore percorrendo assieme a Federalimentare l’ultimo miglio sarebbe una bella risposta a chi in questo momento vuole strumentalizzare le difficoltà per colpire i corpi intermedi».

Tra le organizzazioni pronte a firmare manca all’appello soltanto Assocarni. Che però non ha nessuna intenzione di accodarsi. Se UnionFood guida il fronte delle grandi aziende con più alti margini (grazie anche alla pandemia), Assocarni tiene alta la bandiera delle realtà più piccole con margini più bassi. Tirando le somme, per questa tornata contrattuale ci saranno 13 contratti diversi (Federalimentare agiva come federazione di secondo livello, su delega delle singole organizzazioni). A meno che, con un colpo di scena, Federalimentare riesca a rimettersi in sella come auspicato dalla Fai Cisl, visto che di fatto al momento il contratto è uno soltanto Al prossimo giro di rinnovi una possibilità è che ci si assesti su un paio di contratti, uno delle aziende della prima trasformazione alimentare e uno dei gruppi che si occupano delle lavorazioni finali.

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