Economia

Bankitalia vede il rimbalzo nel terzo trimestre. Istat: "Più incisivo di Ue"

Via Nazionale condivide i numeri espressi dal governo nella Nadef e conferma la stima di Pil a -9,5%. Ma ammonisce sul "debito al 150% pericoloso". L'Upb valida il quadro programmatico dell'esecutivo. Gentiloni ad Assolombarda: "Ripresa in corso ma sta rallentando". Bonomi; "Non è il momento degli scioperi"
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MILANO - Il recupero dell'economia c'è, ma le prospettive restano incerte per l'evoluzione sconosciuta della pandemia: Bankitalia lancia segnali di ottimismo ma continua ad avvertire sulla gravità della caduta, confermando nella sua audizione alla Nota di aggiornamento al Def la stima di luglio per un Pil in contrazione del 9,5% nel 2020. Numeri e tesi non distanti da quanto scritto dal governo nella Nadef, dove la caduta del Pil è indicata per quest'anno al 9 per cento. Il clima resta però inevitabilmente complesso, come certificato dalla prospettiva di un debito a livelli del 150% che è "molto pericoloso" e "va ridotto", nonostante non ne sia in discussione la sostenibilità. Anche il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, all'assemblea di Assolombarda dice: "La ripresa è in corso ma nelle ultime settimane, a partire da fine agosto, pur continuando sta rallentando" e procede in modo "diseguale tra Paesi".

Anche l'Istat si accoda. Nella memoria scritta depositata, rileva che l'economia italiana "ha mostrato delle peculiarità che potrebbero indicare una ripresa più incisiva rispetto ai principali paesi europei", dalla fiducia di imprese e famiglie di settembre alle vendite al dettaglio e alla produzione industriale di agosto. Considerando il trimestre giugno-agosto rispetto al trimestre precedente, la produzione industriale italiana - sottolinea l'Istituto - ha segnato un rialzo più accentuato (+34,6%) di quello di Francia, Germania e Spagna (rispettivamente +20,7%, +10,5% e +21,7%) superando il livello segnato a febbraio, con un risultato ancora non raggiunto dagli altri paesi". Dice l'Istat: "Le evidenze disponibili confermano quindi l'ipotesi contenuta nella Nadef di un deciso rimbalzo dell'economia italiana nel terzo trimestre. Rimane invece un ampio margine di incertezza sull'evoluzione dell'economia nell'ultima parte dell'anno, anche a seguito del recente aumento dei contagi in Europa".

Intanto l'Ufficio parlamentare di bilancio, l'autorità indipendente dei conti pubblici, ha dato la propria validazione non solo al quadro tendenziale ma anche al programmatico espresso dal governo: "A fronte di un calo del PIL reale del 9 per cento nel 2020, il Mef stima un rafforzamento dell'attività economica che si tradurrebbe in una crescita del Pil reale del 6 per cento nel 2021. L'aumento dell'attività economica nel quadro programmatico è prevalentemente indotto dalla maggiore crescita degli investimenti (3,2 punti percentuali in più rispetto al tendenziale) e in minore misura dalla spesa per consumi, sia delle famiglie sia della Pa", ha ricordato il presidente dell'Upb, Giuseppe Pisauro, dicendo che l'authority "effettuando una valutazione complessiva della previsione del Governo, ha deciso di validare anche lo scenario programmatico Nadef sul 2021, in quanto appare all'interno di un accettabile intervallo di valutazione". Confermati invece i dubbi circa il biennio successivo, che non è oggetto di validazione, per il quale l'Upb "conferma e amplifica gli elementi di perplessità già presenti in riferimento al quadro tendenziale".

Bankitalia vede il rimbalzo dell'industria nel terzo trimestre: +30%

Nella relazione portata da  Eugenio Gaiotti, Capo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, si rimarca che "tutti gli indicatori che osserviamo (tra questi i consumi elettrici e di gas, i flussi di traffico, i pagamenti al dettaglio) segnalano un recupero dell'economia nel terzo trimestre, più ampio di quanto avevamo stimato in precedenza, anche se non omogeneo tra i settori. Secondo le nostre valutazioni, la produzione industriale potrebbe essere cresciuta attorno al 30 per cento nel terzo trimestre, con un sostanziale recupero dopo il crollo osservato nei mesi di chiusura delle attività economiche. L'impatto della pandemia è invece più persistente nei servizi, che hanno segnato un recupero solo parziale".

L'incertezza resta però sovrana. Se nel complesso si conferma per il Pil la stima di luglio (-9,5%) e si certifica che lo scenario rappresentato nella Nadef "è coerente" con quanto visto dagli economisti di via Nazionale, a destare preoccupazione sono le indagini più recenti di Bankitalia secondo le quali non solo le famiglie in difficoltà economica, ma anche quelle che hanno difeso i loro redditi si attendono di ridurre le spese.

La spinta dei prossimi anni, "moltiplicatore fiscale plausibile"

Nella Nota al Def si delineano - ricorda sempre via Nazionale - "ampie misure espansive, che risultano dalla manovra di bilancio incluso l'utilizzo delle risorse del programma Next Generation EU" e che "forniscono una spinta macroeconomica considerevole, innalzando la cre-scita di 0,9 punti nel 2021, 0,8 nel 2022, 0,7 nel 2023. Secondo le nostre valutazioni, il "moltiplicatore fiscale" implicito in queste valutazioni appare plausibile; è di un ordine di grandezza coerente con una composizione degli interventi in cui abbiano ampio spazio gli investimenti pubblici, che hanno una capacità elevata di attivazione della domanda". Il richiamo è ai tempi di attuazione delle misure previste: "Per ottenerne pieni benefici, anche nel medio termine, sarà quindi essenziale adoperarsi per accelerare i tempi di realizzazione degli investimenti e assicurare la qualità degli interventi".

Se il piano Ue è accolto come una svolta storica, "andrà posta attenzione alla fase esecutiva dei progetti, per garantirne efficacia e rapidità" e che "con interventi mirati attuati senza sprechi e tempestivamente, l'effetto sulla crescita potrebbe essere anche più accentuato" di quanto indicato nella Nadef. Richiamo anche sul debito: "Non abbiamo mai detto, neanche nei periodi peggiori, che il debito non è sostenibile, lo dicevano gli altri e noi lo abbiamo sempre contestato, ma crediamo che mantenere il debito a livelli del 150% è molto pericoloso perché lo espone a schock".

Upb: dubbi di "eccesso di ottimismo" per la ripresa nel 2022-2023

Come detto, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha dato il disco verde al quadro programmatico del governo per il 2021, quello che sconta cioè le ipotesi di impatto sui conti pubblici derivante dalle iniziative dell'esecutivo. Ma per il periodo successivo vede un rischio di "eccesso di ottimismo". "L'evoluzione di breve e di medio termine dell'economia italiana appare soggetta a rischi ancora molto ampi, nel complesso orientati al ribasso. Gli scenari avversi sono riconducibili prevalentemente all'evoluzione della pandemia, in Italia e all'estero, oltre che alle tensioni finanziarie", si legge nella relazione di Pisauro.

Al momento non si prefigurano nuovi lockdown generalizzati, dice l'Upb, "ma se si rendessero necessarie restrizioni mirate alle attività produttive e agli spostamenti ne deriverebbero comunque conseguenze non trascurabili sia sul ciclo economico sia sulla struttura produttiva, già colpita dalla passata recessione".

Gentiloni ad Assolombarda: "Ripresa sta rallentando"

Di prospettive ha parlato Paolo Gentiloni all'odierna assemblea degli imprenditori lombardi: "Da fine agosto la ripresa pur continuando sta rallentando", l'allarme lanciato: "Non abbiamo ancora i dati ufficiali - ha aggiunto - ma diversi segnali specifici vediamo che nell'ultimo periodo lo sprint iniziale è in parte rallentato". Gentiloni ha ricordato che nel secondo trimestre il calo di Pil dovuto al Covid è stato diseguale tra le varie aree, dal -4% dei paesi nordici al -19% della Spagna. "Tra i vari settori abbiamo una ripresa molto incoraggiante della manifattura e difficoltà molto serie, nei servizi, i trasporti, il turismo e gli spettacoli. Le misure di contenimento devono essere proporzionate e coordinate meglio".


Bonomi: "Non è il momento degli scioperi"

Dall'assemblea, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha rivendicato il ruolo dell'industria nella ripartenza dopo i "dati da guerra" che hanno travolto il Pil. E si è poi concentrato sui rinnovi contrattuali: "Stiamo facendo una battaglia, non come raccontano per dare meno meno soldi e non fare i contratti, noi vogliamo dare soldi ma in maniera sostenibile e intelligente".  "La strada giusta è quella di sedersi al tavolo e parlarsi. Non è il momento di fare scioperi. I soldi nelle tasche dei lavoratori vanno messi ma in modo intelligente", ha aggiunto. "Se poi al sindacato welfare formazione non interessa lo dica e troviamo una soluzione. Ci sediamo ad un tavolo e ragioniamo. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di scioperi".

"Se stiamo perdendo circa il 10% del Pil è ovvio che gli aumenti devono essere legati agli accordi del 2018 che stabiliscono il trattamento economico minimo legato all'inflazione, e se l'inflazione è bassa non è colpa di Confindustria, e poi c'è il trattamento economico complessivo che verteva su previdenza integrativa, welfare e formazione", ha poi proseguito il numero uno degli industriali. "Se ai sindacati questi temi non interessano, e vuole solo aumenti del salario indipendenti, non è un problema, lo dicano. Dicano che gli accordi di due anni fa non gli vanno più bene, ci sediamo ad un tavolo e si ragiona".

Cnel: stime leggermente ottimistiche, preoccupa debito

Tornando alle audizioni sulla Nadef, una posizione di sintesi dei rilievi di Bankitalia e Upb si è ritrovata anche nella memoria depositata dal Cnel. Che ritiene che "il quadro tendenziale su cui si inserirà la manovra 2021 sia improntato a un giudizio lievemente ottimistico sulle previsioni" che si riflette sull'andamento del rapporto debito/pil, per cui il cnel esprime "preoccupazione circa la futura sostenibilità". Sono le valutazioni espresse nella memoria sulla nadef. Il Cnel evidenzia anche che "il punto centrale è come finanziare le misure previste per il prossimo anno, dal momento che - al netto del rifinanziamento delle politiche invariate - le misure per il sostegno all'occupazione e ai redditi dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente e il taglio contributivo al sud assorbono pressochè tutte le risorse disponibili e che la quota di sovvenzioni utilizzabile per il 2021 sarà indirizzata a investimenti".