Conti pubblici

L’ironia di Gentiloni sul no dei partiti italiani al Patto di stabilità: «Abbiamo unito la politica italiana»

di Federico Fubini
Bergamo, Gentiloni e Locatelli ricordano al cimitero le vittime del Covid

Paolo Gentiloni

Lenin aveva il problema di realizzare il socialismo in un solo Paese. L’Italia, più modestamente, muove da sola contro il Patto di stabilità. O, meglio, si astiene all’Europarlamento; ma lo fa in modo così compatto da strappare una battuta al commissario Ue Paolo Gentiloni: «Con il voto sul Patto abbiamo unito la politica italiana». In effetti, visto dai piani alti dei palazzi di Bruxelles, il voto dell’Europarlamento sul nuovo Patto di stabilità presenta un aspetto peculiare. Riguarda la posizione unica di uno dei ventisette Paesi: quello con il deficit pubblico di gran lunga più alto dell’Unione europea nel 2023, con il secondo debito più alto dopo la Grecia (e il solo in aumento, insieme alla Francia), ma anche l’unico i cui eurodeputati di maggioranza e opposizione — in blocco — si astengono o votano contro le regole di bilancio.

Le frizioni nel Partito democratico

Quel Paese, naturalmente, è l’Italia. Resta molto probabile che la correzione dei conti che le verrà richiesta con la legge di bilancio sul 2025 non andrà oltre il minimo previsto dalle nuove regole: così almeno fin quando, per tutto il 2024, Paolo Gentiloni resterà commissario europeo all’Economia. Ma l’astensione bipartisan ieri all’Europarlamento finisce inevitabilmente per accendere un faro sul Paese, benché quella sia nata in modo contraddittorio. A sinistra, parte della delegazione del Pd voleva votare a favore delle nuove regole e parte del Pd romano spingeva invece per un voto contrario. Il malumore verso i vincoli di bilancio rivisti del resto è molto diffuso fra i socialisti-democratici di vari Paesi, inclusi i tedeschi: il cancelliere Olaf Scholz aveva persino parlato ai suoi eurodeputati per garantirsi il loro sì, senza riuscire a convincerli tutti.

L’effetto domino nella maggioranza di destra

Giorgia Meloni aveva fatto qualcosa di simile con gli eurodeputati di Fratelli d’Italia: dopo che il governo aveva accettato le nuove regole di bilancio nel Consiglio dei ministri Ue, la premier aveva dato ai suoi il segnale di votare in coerenza con quella scelta. Poi tutto è saltato. All’Europarlamento la Lega ha imboccato la strada dell’astensione, evitando un voto contrario solo per non sfiduciare di fatto il ministro dell’Economia e numero due del partito Giancarlo Giorgetti. Forza Italia, in competizione con la Lega, si è subito spostata diventando la sola forza del partito popolare europeo a non sostenere il nuovo Patto di stabilità. A quel punto il fronte dei «conservatori e riformisti» europei, presieduto da Meloni, è andato in pezzi: i polacchi del PiS e gli spagnoli di Vox hanno votato per le nuove regole di bilancio, gli italiani di Fratelli d’Italia hanno finito per astenersi a copertura del proprio fianco euroscettico di fronte all’offensiva della Lega.

Il nodo degli investimenti e i ritardi del Pnrr

Risultato: tutti i partiti di maggioranza e opposizione che negli anni hanno sostenuto bonus immobiliari costati 219 miliardi a Roma, una volta a Bruxelles evitano di sottoscriverne la disciplina di bilancio. E chi osserva dal resto d’Europa non può che percepire una fuga preventiva dalle responsabilità, mentre si avvicina il momento in cui le nuove regole morderanno. Tutti del resto, da destra e da sinistra, giustificano l’astensione lamentando che il nuovo Patto sia inadatto a rilanciare gli investimenti. Eppure il governo italiano è l’unico in Europa, fra coloro che dispongono dei fondi fin dall’inizio, a chiedere già un rinvio delle scadenze 2026 sul Piano di ripresa e resilienza. Anche sui fondi che ha, l’Italia si sta astenendo: dallo spenderli nei tempi .

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18

24 aprile 2024 ( modifica il 24 aprile 2024 | 08:25)