Il retroscena

Mario Draghi e le voci sulla presidenza della Commissione europea, lui ironizza: «Sempre posti lontano dall’Italia»

di Francesco Verderami
L'ex premier Mario Draghi alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo "Quando eravamo padroni del mondo", Roma, 29 novembre 2023. ///// Former Italian Prime Minister, Mario Draghi, atttends the presentation of Italian journalist Aldo Cazzullo's book "When we were masters of the world" ("Quando eravamo padroni del mondo"), Rome, Italy, 29 November 2023. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Mario Draghi

«Non so perché mi debbano trovare sempre un posto lontano dall’Italia». Mario Draghi sa perché, ma se ogni volta si serve della stessa battuta è per allontanare da sé il dibattito (quasi) tutto italiano sulla sua prossima collocazione internazionale. Come non avesse già un ruolo anche senza incarichi. Tempo addietro, quando era dato come sicuro successore di Jens Stoltenberg alla segreteria generale della Nato, venne intercettato al telefono da un amico che gli chiese se le voci di stampa fossero fondate. E lui serafico: «Guarda, mi hai beccato proprio sulla scaletta dell’aereo. Sono in partenza per andare a prendere possesso di quella poltrona».

Le indiscrezioni sui prossimi incarichi

Anche stavolta si susseguono i rumors sulla sua futura destinazione: scartata la Nato — e messa in stand by l’ipotesi della presidenza del Consiglio europeo di cui pure si era parlato — viene ora accreditata la tesi che l’ex premier italiano stia per traslocare alla presidenza della Commissione europea. E non è chiaro se «Supermario» sia più divertito o infastidito da questi boatos, che raccontano di trame politiche e di contatti tra cancellerie per portarlo al vertice del governo dell’Unione al posto di Ursula von der Leyen. La nuova fiammata di indiscrezioni si è avuta dopo il suo discorso alla High-level conference sui diritti sociali, durante la quale Draghi ha illustrato i profili del piano sulla competitività che gli era stato richiesto da von der Leyen.

L'appuntamento di luglio

Di certo c’è che la relazione sarà presentata a metà luglio e che sul suo lavoro l’ex presidente della Bce ha potuto constatare un clima molto positivo a Bruxelles. Sul resto, cioè sulle sorti dell’ex presidente del Consiglio, si registra una spasmodica attenzione dei media italiani che non trova però riscontro sui quotidiani degli altri Paesi europei. In effetti se qualcuno parla non necessariamente sta pensando di candidarsi a qualcosa. E perché Draghi sia candidato servirebbe un’intesa tra i ventisette Paesi dell’Unione e una preliminare operazione preparatoria di cui — a sentire fonti molto autorevoli — «Supermario» non sarebbe a conoscenza.

Il giudizio sull'operato di von der Leyen

Anche perché a giugno si vota e sarà dalla composizione dell’Europarlamento che si capiranno i nuovi rapporti di forza nella Ue. Da un recente sondaggio, condotto da Europe Elects, emerge che potrebbe essere complicato per la vecchia maggioranza mettere insieme i voti necessari a eleggere il presidente della Commissione: le proiezioni, per quanto indicative, annunciano un chiaro successo del Ppe e una flessione di Socialisti e Liberali, a cui si contrappone l’avanzata dei Conservatori. Chissà se Draghi la pensa come Romano Prodi, che al Corriere ha definito quasi scontata la conferma di von der Leyen. Di sicuro ha un ottimo giudizio sull’operato di Ursula.

Le alleanze di Giorgia Meloni

Eppoi tutti sanno che i Popolari dovranno sostenere la loro candidata, e che in caso di difficoltà nel Parlamento di Strasburgo apriranno ai negoziati con gli altri gruppi, cercando un rapporto anche con l’Ecr di Giorgia Meloni. Se la leader di FdI continua a tenere pubblicamente la distanza da von der Leyen è perché si trova in piena campagna elettorale. Ma se da presidente del Consiglio sottolinea sempre il suo «solido rapporto di collaborazione» con la presidente della Commissione è perché «Ursula si è spesa a favore di Giorgia», aiutandola a superare gli ostacoli posti al governo italiano dalla potente burocrazia europea. Perciò, al momento opportuno, si salderà quel legame che ha scatenato la gelosia dei Socialisti e provocato la reazione del presidente francese. «Per questo — spiega un ministro — Emmanuel Macron vorrebbe fare fuori von der Leyen».

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