8 ottobre 2020 - 23:15

Il «miracolo» cinese: turismo a livelli pre-Covid e nessun contagiato

Colonne di gente sulla Grande Muraglia e ammassata sul Bund di Shanghai: la Settimana d’Oro è la prima grande prova di ripartenza per il settore

di Guido Santevecchi

Il «miracolo» cinese: turismo a livelli pre-Covid e nessun contagiato
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Non sono numeri di allarme Covid-19 (al contrario, un sorprendente «zero» anche ieri) ma dati sui flussi turistici quelli che ci arrivano dalla Cina. Colonne di gente sulla Grande Muraglia, tutti stretti lungo i percorsi nei boschi con i colori autunnali nella provincia del Liaoning, ammassati sul Bund di Shanghai ad ammirare i grattacieli di Pudong. Sono queste le immagini che scorrono sui tg di Pechino da sette giorni,mentre in Europa si susseguono i provvedimenti restrittivi per cercare di spegnere la seconda ondata di coronavirus. La Cina è stata in vacanza fino a ieri, dal Primo ottobre, festa della fondazione della Repubblica popolare. La chiamano «Huángjin Zhou», la Settimana d’Oro che ogni anno fa muovere centinaia di milioni di cinesi. Questa volta si trattava della prima grande prova di ripartenza per il settore turistico dopo lo scoppio del coronavirus a Wuhan, che a gennaio coincise con l’esodo del Capodanno lunare.

«Il popolo cinese ha potuto godere di una pausa di svago a lungo attesa e negli otto giorni tra primo ottobre e ieri sono stati registrati 637 milioni di viaggi», dice il Ministero del Turismo di Pechino, osservando che il flusso rappresenta il 79% rispetto allo stesso periodo del 2019. Gente ancora ligia al consiglio di portare la mascherina, ma in queste condizioni il distanziamento sociale vacilla.

Questo movimento di massa è stato incoraggiato per ridare fiato ai consumi. Si è trattato di un rischio calcolato, perché da un mese circa la Cina segnala zero contagi interni. Gli unici casi dichiarati di positività al coronavirus ultimamente sono quelli «importati»: cittadini cinesi in rientro dall’estero o viaggiatori stranieri. Le procedure di controllo sanitario per chi arriva in Cina (solo pr motivi di lavoro) sono rigorose: bisogna fare il tampone prima di imbarcarsi e trasmetterlo alle sedi diplomatiche cinesi nei Paesi di partenza; allo sbarco, nuovo tampone e anche se si è negativi è obbligatorio passare 14 giorni in alberghi designati dalle autorità, sotto osservazione medica; alla fine terzo tampone e registrazione obbligatoria su una app. Con questo sistema la Commissione sanitaria nazionale ha individuato 2.951 contagiati in arrivo negli aeroporti, da quando la scorsa primavera le autorità hanno cominciato a riaprire le frontiere. In totale, in Cina, i casi dichiarati di malati di Covid-19 a partire da gennaio sono 85.500, con 4.634 deceduti, in maggior parte a Wuhan e nello Hubei.

Dopo che la prima ondata si è esaurita in primavera, con Wuhan liberata dal lockdown l’8 aprile, il governo ha attuato una strategia prudente: nelle grandi città sono proseguiti i controlli, ogni focolaio è stato affrontato con chiusure mirate e immediate, come quelle intorno al mercato alimentare di Pechino a metà giugno.

Il Partito-Stato sostiene di aver messo sotto controllo la situazione, i numeri comunicati dalle sue metropoli al momento gli danno ragione, anche se non è certo che la stessa cura nell’individuazione di contagi sia possibile nelle aree rurali. C’è da sperare che la Settimana d’Oro non abbia rimesso in circolo il coronavirus. Sapremo tra due settimane se far muovere centinaia di milioni di turisti è stato un azzardo.

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